L’Associazione “Gente in Aspromonte“ alla scoperta dei sentieri dimenticati: “‘A massicciata di Cami”
Il passo della Limina è stato uno dei passi storici più importanti tra Ionio e Tirreno per la sua posizione centrale e rappresentava la direttrice per la transumanza e per i traffici, sin dal periodo ellenico quando i Locresi raggiunsero il Tirreno e fondarono Medma, dove ora sorge Rosarno. In periodi successivi si sostava nei luoghi di culto sul monte Kellerano, nei santuari di San Nicodemo e San Bartolomeo.
Dal Passo della Limina (m.822) ci immettiamo sul Sentiero del Brigante dove lascia definitivamente l’Aspromonte per inoltrarsi nelle Serre. Si segue la S.P. 42, direzione Fabrizia, lasciando alla propria destra una fontana e il “Villaggio Limina”, conosciuto anche come “Case U.N.R.R.A.”.
Costruito negli anni cinquanta sull’altopiano della Limina, nel territorio montano di Mammola, in seguito agli eventi alluvionali del 1951, il villaggio era destinato ai contadini che avevano perso le proprie abitazioni rurali.
Per la distanza dai campi e il totale isolamento, i contadini si rifiutarono di abitarlo.
Alcune unità immobiliari, occupate abusivamente a vario titolo, sono state abitate per qualche tempo. Oggi il villaggio, al cui interno c’è una piccola Chiesa, è totalmente disabitato.
Si evita il bivio per “Giffone” e dopo pochi metri, sulla destra, si lascia l’asfalto per imboccare il sentiero che attraversa una fenditura, lungo la quale scorre un ruscello, prima di piegare a destra e salire verso un pianoro.
Da qui si prosegue, in un ambiente fantastico caratterizzato da faggete e piccoli corsi d’acqua, fino a quando, lasciato il sentiero principale, si piega repentinamente a sinistra per salire verso un’area pianeggiante caratterizzata prima da una faggeta e subito dopo da una fitta pineta. In questo tratto bisogna prestare particolare attenzione ai segnavia rosso-bianco-rosso con al centro, di tanto in tanto, l’acronimo SB.
Attraversata la pineta, si scende per un breve tratto fino a intercettare una strada sterrata che ci porta a Monte Cresta da qui seguendo la sterrata in discesa in alcuni tratti con una forte pendenza dopo circa 1 ora si raggiunge il Passo di Liguttia; si scende lungo il sentiero tra secolari piante di Ontano; dopo 5 minuti siamo al passo delle due fiumare dove due grossi torrenti danno origine al Fiume Chiaro.
Si prosegue sulla sterrata a sinistra e dopo 200 metri si incomincia a salire tra secolari piante di leccio. Dai piani di Cami, la vegetazione cambia man mano che si scende giù nella vallata ed è costituita da querce, castagni secolari ed estese macchie di leccio che rappresentano l’habitat di numerosi uccelli e fonte di cibo per ghiri, scoiattoli ed altri piccoli roditori.
I Piani di Cami, caratterizzati da scarsa vegetazione di alto fusto, ma che fino agli anni sessanta, per la grande produzione di cereali che ivi si produceva, rappresentavano il “granaio” di Mammola.
Oggi le ampie terrazze sono destinate a prato-pascolo per mandrie di bestiame (bovini e caprini) allevate allo stato brado e che danno, proprio per questo, un ottimo latte con cui viene prodotto, con metodi ancora tradizionali, il tipico formaggio e altri prodotti caseari (chi si ricorda della ricotta affumicata di Mammola?).
Giunti al margine dell’area pianeggiante, alla prima biforcazione, si piega a destra e sì sale per un breve tratto fino a quando non s’incrocia una strada sterrata. Si prosegue in lieve salita sulla pista pavimentata con pietrame locale di Cami (La strada “massicciata”) ancora un breve tratto in lieve discesa e siamo al punto di partenza.
Associazione Gente in Aspromonte