Quello che i media non dicono
Di F. Violi
Siamo ormai sopraffatti da notizie false che i giornali televisioni e internet, interpretando le ideologie di una certa parte di politica estremista, ci impongono alterando la realtà. È inutile che una certa parte di giornalisti indipendenti cercano di mettere in guardia l’opinione pubblica dalla deriva antidemocratica e guerrafondaia che ormai sta prendendo piede in tutto il mondo. Ma la cosa più sconcertante è quello che non viene detto: ci sono eventi che nessuno, né le destre che hanno tutto l’interesse a nasconderli, né i giornalisti indipendenti riportano perché sono impegnati a controbattere e cercare di combattere le interpretazioni del potere.
Anni fa abbiamo combattuto contro una pandemia con delle regole che ci hanno imposto i per limitare i contagi ma la battaglia degli scettici si è scatenata contro queste regole, contro i medici che mettevano in guardia da un virus, pericoloso ma invisibile. Oggi gli scettici hanno preso il potere e i medici e gli scienziati non hanno più spazio e parola: le pandemie sono scomparse per miracolo, perché il potere non le vuole più nominare. Così ci sono più un quarto degli italiani, e non solo, che subiscono le conseguenze di un’influenza grave che crea danni permanenti con polmoniti e altri malanni ma conviene non parlare, nessuno dice niente!
Al potere, avendo in mano quasi tutta l’informazione, piace elogiare e autocelebrare i suoi presunti successi in termini di occupazione, ma si guardano bene dal dire che, in Italia, siamo gli ultimi in Europa per occupati e per potere di acquisto, nessuno dice che la Calabria è l’ultima regione del mondo cosiddetto “occidentale” per occupati in base alla popolazione ed è ovviamente la prima per spopolamento ed emigrazione verso altri posti fuori regione o all’estero e abbandono totale del territorio lasciato ormai nel degrado più assoluto e nell’incuria. Non solo qui non si costruiscono più infrastrutture ma non si curano più nemmeno quelle che ci sono: strade piene di buche, ponti pericolanti strade di montagna ricoperte da cespugli e sassi che le rendono impraticabili in vista dell’estate e degli immancabili incendi che non potranno essere spenti intervenendo da terra, torrenti con l’alveo ricoperto di vegetazione che ostruisce il flusso dell’acqua in caso di pioggia. Ma, fortuna vuole, non piove quasi mai e la siccità è ormai permanente. Si parla di applicare l’autonomia differenziata in cui ogni regione provvederà a se per la maggior parte dei servizi essenziali come sanità (riforma già in vigore da almeno 20 anni), istruzione, protezione civile, vigili del fuoco, ecc. Di fatto l’autonomia differenziata c’è già e ogni regione ha la sua protezione civile la sua scuola la sua sanità. In Calabria ci sono tre o quattro stazioni di vigili del fuoco, non esiste protezione civile, solo le stazioni dei carabinieri e di polizia sotto organico; gli ospedali sono ridotti all’osso e concentrati attorno alle città e soprattutto al capoluogo di regione. Cosa succederebbe in caso di terremoto forte o di (molto meno probabile) alluvione? Nulla, non interverrebbe nessuno. Figurarsi se ai veneti, o ai lombardi interessa la sorte dei calabresi per mandare soccorsi o altro!
Si preferisce la narrazione del “problema” della immigrazione clandestina quando sarebbe opportuno trattenere le persone che vanno via perché gli italiani che emigrano per lavorare superano di gran lunga quelli che sbarcano. Non esiste un piano per l’accoglienza e per inserire nel mondo del lavoro chi arriva, inoltre le regole per il lavoro sono spesso eluse, soprattutto al sud. Questo mette in pericolo l’incolumità degli addetti che spesso lavorano in nero e con poca esperienza. Bisognerebbe creare delle strutture di supporto per il lavoro per evitare lo sfruttamento e il caporalato. Ma la narrazione e gli interessi dei politici sono rivolti ad altro. Per quanto gli italiani si sforzino di comprendere, nessuno ha ancora capito a cosa servono i centri di rimpatrio in Albania per i migranti: non si potevano allestire gli stessi centri in Italia e spendere meno soldi pubblici? Tra l’altro per espellere un migrante è necessario riportarlo sul territorio italiano prima di imbarcarlo sul volo verso il paese di origine!
La morte di Papa Francesco è stata accolta con sentimenti di pietà dei poveri, mentre i potenti e parte del clero l’hanno accolta con ipocrisia o rancore, per qualcuno è stata una liberazione, l’ultimo baluardo contro lo strapotere dei forti verso i deboli avviati in quasi tutte le parti del mondo verso una condizione di neo schiavitù in cui non hanno più i diritti fondamentali che sembravano, con la fine del secolo scorso diffondersi sempre più. In Italia sono stati indetti 5 giorni di lutto nazionale ma non per la grandezza della persona del Santo Padre e nemmeno per arrivare al giorno di funerale ma per approfittare e limitare le manifestazioni del 25 aprile, così odiate da questa destra neofascista al potere, poi l’anno prossimo si vedrà!
Quasi tutti i Leader mondiali sono venuti al funerale anche se la maggior parte di loro ha ignorato le sue richieste quando era in vita, specie quelle per la pace, quelle per limitare i cambiamenti climatici e per combattere la povertà e le disuguaglianze. Speriamo che da lassù le preghiere del Papa siano più efficaci almeno per far terminare le guerre.
Sicuramente non bastano le preghiere a risolvere i problemi della nostra Nazione. Oggi si dà un grande risalto ai dazi di Trump che stanno mandando in confusione l’economia mondiale e quindi anche dell’Europa ma non sono l’unico problema. In Italia il problema più grave, come le opposizioni sottolineano, è quello delle bollette energetiche che incidono significativamente sulle spese dei cittadini ma anche dell’industria. Mentre per i carburanti e per i gestori telefonici, dopo anni di attenzioni da parte dei governi che si sono succeduti dopo l’inizio millennio, si è ottenuta una regolamentazione che ha portato una certa stabilizzazione delle tariffe verso il basso, con la concorrenza, per l’energia elettrica ed il gas siamo alla confusione più totale: i vari gestori si fanno la concorrenza al contrario e le tariffe si alzano.
La causa è soprattutto dovuta al prezzo del gas a cui l’energia elettrica è legata per accordo con il governo.
In realtà la maggior parte di energia, anche in Italia, viene prodotta da fonti rinnovabili con costi sensibilmente minori, quindi sarebbe necessario distaccare dal prezzo del gas l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e applicare alle tariffe un prezzo medio. Questo stato di cose porta alle società energetiche lauti guadagni a danno di tutti gli altri (i cosiddetti extraprofitti). Ma gli esponenti del governo hanno tutti gli interessi che si mantenga questo stato di cose che sta distruggendo l’industria e rendendo più povere le famiglie. Perché? Evidentemente, questi signori, sono azionisti delle società energetiche mentre vogliono un ritorno al nucleare quando sappiamo, ad esempio, che la Francia sta avendo problemi di surplus di energia a causa proprio delle centrali nucleari, mentre il problema, specie nel nostro paese è la mancanza di accumulo di energia da utilizzare in orari e periodi in cui le fonti rinnovabili producono meno. Non si vuole fare la transizione energetica verso sistemi di mobilità che utilizzano l’idrogeno o l’energia elettrica meno inquinanti. Intanto si sta perdendo l’industria manifatturiera che delocalizza nei paesi vicini. L’unico intervento è un improbabile ristoro alle famiglie più povere, previa presentazione di modello ISEE che attesti lo stato di necessità. Sembra un atto di carità, ma non si toglie ai ricchi per dare ai poveri, si toglie ai poveri per dare qualche gettone agli immancabili furbetti, spesso mascherati da bisognosi, mentre i ricchi, (le società energetiche) fanno profitti. In altre parole somiglia ad una truffa di cui il potere è complice, quasi sicuramente in modo inconsapevole, vista taratura dei personaggi di cui è composto.