A Catanzaro una manifestazione per chiedere a gran voce il diritto alla salute
In questa terra di Calabria si muore perché la sanità pubblica è stata smantellata.
L’Italia ha la spesa sanitaria tra le più basse d’Europa. Il servizio pubblico italiano spende, rispetto alla media OCSE, quasi 900 euro in meno per ogni abitante. Una cifra enorme!
Costante privatizzazione; 4,5 milioni di cittadini e cittadine che rinunciano alle cure per ragioni economiche; medici e infermieri sono in fuga dal pubblico e dall’Italia per i salari bassi e le condizioni di lavoro pessime. Il personale viene mortificato nella professionalità a seguito di esternalizzazioni continue di attività e di mancati rinnovi contrattuali da tre anni; le scelte compiute con la legge finanziaria di quest’anno dal governo Meloni e i tagli operati da tutti i governi, di centrosinistra e di centrodestra, negli ultimi 30 anni, stanno scrivendo la parola fine su quello che era considerato da molti esperti il miglior Servizio Sanitario del mondo.
Il diritto alla salute, conquistato nella stagione delle grandi lotte studentesche e operaie del secolo scorso, cessa di esistere!
Tutti i dati sulla sanità pubblica italiana ci consegnano la sua distruzione a vantaggio di quella privata. Nel 2025, come prevede un Ddl del governo Meloni, il limite di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati è ulteriormente incrementato di 0,5 punti percentuali e di 1 punto percentuale a decorrere dall’anno 2026. Nel 2024 la spesa sanitaria per le strutture private è stata pari a 40 miliardi di euro, il 30% del finanziamento totale del Servizio Sanitario e la Calabria occupa i posti più alti della classifica.
In questo contesto drammatico, la Calabria rimane sempre più relegata agli ultimi posti per qualità dell’offerta sanitaria a conferma, purtroppo, del disastro perpetrato a danno dei cittadini sia dal centro destra, che dal centro sinistra.
Elenchiamo sommariamente questi dati drammatici:
· A fronte di una media nazionale di 2.140 euro pro capite, la spesa corrente più bassa si registra in Calabria (1.748 euro);
· dato più basso con 315,9 posti letto complessivi ogni 100mila abitanti, mentre per numero di posti letto nel privato la Calabria, insieme a Lazio e P.A. di Trento, si situa al posto più alto in classifica;
· Il tasso di mortalità infantile nel Mezzogiorno è il doppio rispetto al Nord. Infatti, è 1,8 decessi ogni 1.000 nati vivi in Toscana, mentre è più che doppio in Calabria (3,9);
· speranza di vita circa 1,3 anni in meno rispetto al Centro e Nord-Ovest, 1,5 nel confronto con il Nord-Est;
· Liste di attesa bibliche per qualsiasi tipo di prestazione sanitaria, liste che vedono la Calabria al primo posto per tempo di attesa;
· I “viaggi della speranza” nel 2023 sono costati alla Calabria quasi 300 milioni di euro (in aumento di almeno il 5% all’anno negli ultimi 4 anni) obbligando migliaia di cittadini a spostarsi in altre regioni per ricevere cure adeguate; da almeno tre decenni, per molte patologie, gli ospedali calabresi non riescono a garantire ai pazienti, con l’urgenza dovuta, non solo le cure spettanti, ma, nemmeno le diagnosi appropriate.
La privatizzazione strisciante non si ferma qui. La cronica carenza di personale, la mancanza di investimenti nei servizi pubblici e l’obsolescenza delle attrezzature non sono frutto del caso, ma di un disegno politico volto a rendere il sistema sanitario pubblico inefficiente, favorendo così l’ingresso dei privati nei comparti ad alta redditività, mentre aumenta il caos nei pronto soccorso e nei reparti di medicina d’urgenza, con il 118 costretto senza medici e personale infermieristico adeguati.
In Calabria, rispetto alla carenza di personale che ammonta a circa 5.000 unità, il Presidente ha preferito affidarsi al metodo di calcolo del fabbisogno di personale e dei piani assunzionali, il cosiddetto “metodo AGENAS”. In sostanza, questo metodo è governato da un algoritmo che determina un calcolo al ribasso del fabbisogno di personale pregiudicando ogni forma di rilancio del Servizio Sanitario Nazionale. Un algoritmo che rappresenta l’ennesima bufala per nascondere i vincoli di compatibilità di finanza pubblica. Infatti, i dati con cui nutriamo l’algoritmo è il famigerato DM 70 del 2015, tristemente noto come Decreto Balduzzi, che ha provocato in Italia la soppressione di circa 50.000 posti letto, la chiusura di 150 ospedali e il calo di circa due milioni e mezzo di ricoveri.
Lo scorso mese di luglio Occhiuto strombazzava ai quattro venti assunzioni di personale nel Servizio Sanitario Regionale di 2.115 unità e più di 5.500 in 3 anni, sufficienti a coprire il turnover.
Siamo prossimi al collasso di tutti i presidi di sanità territoriale per carenza di medici, come quelli di base, di guardia medica e medici pediatri
Nel 2010, rammentiamo, Scopelliti, Presidente della Giunta Regionale, chiuse 18 ospedali e Roberto Occhiuto, attuale Presidente della Giunta regionale, sosteneva che mantenere più posti letto e 18 ospedali in tutta la regione fosse uno spreco! Era uno spreco riconoscere ai calabresi il diritto di curarsi presso le strutture pubbliche…!!! Quelli che sono venuti dopo, compresi i Presidenti del centrosinistra, non hanno riaperto ciò che era stato chiuso.
Le scelte compiute dal centrodestra nella nostra regione peggiorano la disastrosa realtà dei nostri ospedali e delle nostre strutture sanitarie territoriali.
Vogliamo affermare, con altrettanta chiarezza, che non è più sufficiente accontentarsi della singola difesa di questo o quel presidio ospedaliero, perché oramai esiste una parte consistente della popolazione italiana e ancor di più calabrese che rinuncia a curarsi perché il servizio pubblico non garantisce più le cure gratuite ed il privato fa pagare cara la prestazione.
Dobbiamo sconfiggere questa logica capitalista, che tratta un servizio pubblico come se fosse un affare privato, e rilanciare la sanità come bene pubblico e comune, all’avanguardia, adeguatamente finanziata e sottratta agli appetiti speculativi dei privati, perché essa è non solo necessaria, ma concretamente realizzabile.
Di seguito alcune delle nostre proposte:
· Incrementare la spesa sanitaria, fissando un obiettivo del 10% del PIL per garantire un servizio sanitario pubblico, universale e di qualità;
· Un piano straordinario di assunzione di personale tale da consentire il raggiungimento di un SSN totalmente pubblico;
· Migliorare le condizioni lavorative del personale sanitario, portando l’orario lavorativo a 30 ore settimanali a parità di salario e riconoscendo la natura di lavoro usurante per alcune specializzazioni;
· Abolire le figure dei lavoratori del SSN non assunti direttamente dallo stesso, in particolare i cosiddetti medici ed infermieri “a gettone”. Tale meccanismo grava sulle casse pubbliche e incide negativamente sulla salute dei pazienti;
· Procedere a un progressivo trasferimento al pubblico delle strutture e del personale dei servizi sanitari privati convenzionati e non convenzionati;
· Abolire i ticket, aumentare le tipologie dei farmaci in fascia A (tra cui i contraccettivi);
· Abrogare la regionalizzazione e l’aziendalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale, ripristinando un servizio sanitario unitario, pubblico e centralizzato, al fine di garantire equità e qualità dei servizi su tutto il territorio nazionale e la possibilità di pianificare in maniera veramente razionale la distribuzione delle risorse;
· Ripensare il modello di finanziamento del servizio sanitario, superando il mero criterio demografico e tenendo conto delle specifiche esigenze e realtà territoriali, a partire dalle aree storicamente meno tutelate;
· Superare il modello ospedalocentrico e avanzare un modello basato sulla medicina di prossimità con una rete capillare di presidi territoriali distribuiti su ambiti di circa 10 mila persone;
· Potenziare l’assistenza domiciliare, per garantire cure più vicine alle persone e rispondere meglio ai bisogni delle comunità;
· Promuovere la prevenzione come fondamentale strumento e pratica per il benessere della popolazione;
· Aumentare il numero dei posti letto ospedalieri ad almeno 6 per ogni 1000 abitanti (rispetto ai 5 garantiti nel 1996). Questo obiettivo richiede la immediata costruzione dei nuovi ospedali, l’implementazione di un piano straordinario di ristrutturazione del patrimonio esistente, compreso quello inutilizzato, insieme alla riapertura di strutture ospedaliere precedente chiuse, con risorse finanziarie certe, che allo stato sono inesistenti, contrariamente a quanto affermato da Occhiuto in questi mesi;
· Aumentare il numero complessivo di consultori e relative equipe multidisciplinari per garantire la salute, l’assistenza e la piena funzionalità, così come previsto da1 SSN;
· Aumentare la spesa per la salute mentale;
· Includere le prestazioni oculistiche e odontoiatriche nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA);
· Reintroduzione del rapporto di lavoro esclusivo con il SSN per tutto il personale dipendente abolendo la libera professione intramuraria;
· Fine del disastroso commissariamento della sanità calabrese e annullamento del debito accumulato in tutti questi anni, che si è ingigantito anche per responsabilità delle gestioni commissariali governative largamente fallimentari e per le speculazioni dei privati convenzionati, perché tutto deve ritornare nelle mani del popolo calabrese, che deve essere messo nelle condizioni di partecipare alle decisioni ed alle scelte.
Con queste posizioni e con queste proposte parteciperemo alla manifestazione del 10 maggio a Catanzaro.
Potere al Popolo Calabria, Fronte Comunista, Movimento per la Rinascita Comunista Calabria, USB Sanità Calabria, Partito Comunista Italiano Calabria