Caulonia, Lancia: “Dipende da Noi sembra guardare all’interesse di pochi, più che al bene della collettività”

Caulonia, Lancia: “Dipende da Noi sembra guardare all’interesse di pochi, più che al bene della collettività”

Pubblichiamo l’intervento integrale del consigliere Andrea Lancia durante il consiglio comunale di Caulonia del 28 maggio 2025:

Signor Presidente, colleghi Consiglieri,
intervengo oggi per esprimere alcune considerazioni riguardo al Regolamento per il Servizio Idrico che ci apprestiamo a discutere. Se da un lato è indiscutibile la necessità di avere norme chiare che disciplinino un servizio così essenziale per la vita dei nostri cittadini, dall’altro non possiamo ignorare come l’attuale stesura presenti diverse criticità che, a mio avviso, potrebbero non solo appesantire ingiustamente le tasche dei nostri concittadini, ma anche aprire la strada a un numero crescente di contenziosi tra cittadini e il nostro Comune.
Prendiamo, ad esempio, la questione della manutenzione delle tubature.
L’articolo 7 stabilisce che i privati debbano farsi carico della manutenzione delle tubazioni di derivazione da loro realizzate, anche quando queste si trovano su suolo pubblico. Mi chiedo e vi chiedo: non è questa una potenziale fonte infinita di discussioni su chi deve fare cosa, e soprattutto, su quali basi verranno addebitati i costi quando interviene il Comune?
E che dire dell’articolo 38, che prevede che un cittadino che chiede un nuovo allaccio in una zona non servita possa trovarsi a pagare per intero la realizzazione di un nuovo tratto di rete, che poi il Comune potrà usare per altri allacciamenti? È equo che il singolo si faccia carico di costi che andrebbero ripartiti più ampiamente? Persino lo spostamento di un contatore, anche se deciso dal Comune per sue esigenze, come leggiamo all’articolo 45, sarebbe interamente a carico dell’utente.
Un altro aspetto che mi preoccupa profondamente è la rigidità con cui vengono trattate le responsabilità. L’articolo 16, ad esempio, esclude “in ogni caso” qualsiasi rimborso per perdite d’acqua che avvengano dopo il contatore, per qualsiasi motivo. Ma cosa succede se una perdita è occulta, non dovuta a negligenza, o se il contatore stesso non funziona bene? Davvero possiamo lasciare i cittadini senza alcuna tutela in questi casi? E imporre un termine di sole 24 ore per riparare una perdita, come previsto dallo stesso articolo 16, è sempre realisticamente fattibile?
Passiamo poi alle procedure per chi non paga o per chi, secondo il Comune, non è in regola. L’articolo 18 prevede che per un nuovo allaccio in un immobile dove c’era una morosità pregressa, o per regolarizzare utenze esistenti, si possa chiedere il pagamento dei consumi degli ultimi cinque anni, o addirittura una cifra forfettaria di 1.000 euro se i consumi non erano stati fatturati. Sono cifre che possono mettere in seria difficoltà le famiglie.
E la risoluzione del contratto? L’articolo 28 elenca una serie di motivi, ma poi aggiunge un vago “altre motivazioni”, che lascia troppa discrezionalità nelle mani dell’Ente.
Persino in caso di guasto al contatore, se si sospetta un comportamento doloso, l’articolo 50 prevede di raddoppiare il consumo calcolato a titolo di penale, una misura che necessita di prove certe per non essere ingiusta.
La procedura di distacco per morosità, descritta all’articolo 64, prevede che l’avviso di distacco possa essere contenuto nella bolletta successiva, avvertendo che si procederà “senza ulteriore avviso”. Siamo sicuri che questo rispetti pienamente il diritto dei cittadini ad essere informati e a difendersi? E considerare il riallaccio come un “nuovo allacciamento” a tutti gli effetti, con i relativi costi, non rischia di essere una sanzione eccessiva?
Ci sono poi clausole che rischiano di creare tensioni tra vicini, come quella dell’articolo 17, che prevede di suddividere “in parti uguali a tutti gli Utenti allacciati” eventuali differenze di consumo tra un contatore generale e i contatori individuali su condotte private. Come si può attribuire una responsabilità collettiva per una perdita che potrebbe essere ben localizzata?
Infine, una riflessione generale: questo Regolamento, in alcuni suoi passaggi, sembra non tenere pienamente conto dell’evoluzione della normativa nazionale a tutela dei consumatori, penso in particolare alle direttive dell’ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, che ha introdotto standard molto precisi per la qualità del servizio, la gestione dei reclami, la fatturazione e la morosità.
L’articolo 73, che fissa un termine al 31 ottobre 2016 per l’adeguamento delle forniture, ci dice che questo testo potrebbe non essere aggiornatissimo e non sia il frutto di uno studio nel suo articolato e complesso dettato normativo.
Troppe incertezze dietro questa presunta modifica regolamentare.
Colleghi Consiglieri, il mio non è un intervento di sterile polemica. Credo fermamente che un buon Regolamento debba sì garantire la corretta gestione del servizio e il recupero dei costi, ma debba anche e soprattutto tutelare i cittadini, assicurare trasparenza e prevenire i conflitti. Per questo, vi invito a riflettere attentamente su questi punti ed assicurare una revisione di questo testo che lo renda più equo, più moderno e realmente al servizio della nostra comunità. Un Regolamento più chiaro e giusto significa meno liti, meno costi per tutti e un rapporto di maggiore fiducia tra i cittadini e la loro Amministrazione.
Dunque, Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo oggi con un senso di responsabilità ed una certa apprensione riguardo alle modifiche proposte al Regolamento per il Servizio Idrico.
Nessuno nega l’importanza di normare un servizio vitale, ma la domanda che sorge spontanea, e che credo molti cittadini si pongano, è la seguente: perché un’Amministrazione che decide di mettere mano a un regolamento così cruciale, che tocca la vita quotidiana di ogni famiglia e impresa, si limita a modifiche parziali e non affronta una revisione complessiva? Sembrerebbe quasi un intervento “ad arte”, mirato su alcuni aspetti, lasciando però intatte altrettante, se non maggiori, criticità. Viene da chiedersi se la stessa meticolosa attenzione sia stata dedicata a ogni singolo articolo di questo complesso impianto normativo.
Le mie perplessità, e quelle che intendo portare alla vostra attenzione, ritengo non siano campate in aria.
Derivano da un’attenta lettura del testo, ed una contestualizzazione politica sociale ed economica, che rivela come l’attuale stesura, pur con le modifiche apportate, rischi di continuare ad imporre oneri sproporzionati ai nostri concittadini e, di conseguenza, di alimentare, anche, quel contenzioso che già tanto pesa sulle casse comunali e sul rapporto tra Ente e cittadinanza.
In questo contesto, sorgono ulteriori interrogativi procedurali che non si possono ignorare. Orbene, perché, a corredo di una delibera così impattante sulle finanze dei cittadini e del Comune, si allegano i pareri del dirigente dell’area tecnica e del dirigente del servizio amministrativo, ma non quello, a mio avviso cruciale, del responsabile di ragioneria e tributi? Data la natura delle modifiche e le loro potenziali ricadute economiche e fiscali, la sua valutazione sarebbe stata non solo opportuna, ma necessaria.
Ed ancora, considerando che il nostro Ente si trova a gestire un numero già cospicuo di cause giudiziali intraprese dai cittadini proprio in materia di servizio idrico, e benché il parere del dirigente dell’area amministrativa, responsabile anche del contenzioso, sia positivo sulla modifica, perché non si è ritenuto di chiedere un parere specifico ai legali del Comune o, meglio ancora, ad un professionista esterno esperto della materia? A mio avviso un parere legale terzo e specialistico avrebbe potuto fornire ulteriori garanzie sulla tenuta delle nuove norme e sulla loro capacità di ridurre, anziché acuire, il contenzioso.
E qui, colleghi, sotto la scure del possibile danno erariale, permettetemi una riflessione di carattere più politico, ma non per questo meno pertinente alla sostanza del problema. Perché il gruppo “dipende da noi”, rappresentato in giunta dall’Assessore Enzo Frajia e dall’Assessore Giovanni Riccio, che prima del loro ingresso nell’esecutivo a seguito del rimpasto operato dal Sindaco nel corso del 2024, ha così spesso e pubblicamente criticato la gestione amministrativa del servizio idrico e del relativo contenzioso, oggi non si è prodigato per trovare soluzioni politico-amministrative complessive per cercare di lenire e/o sanare le pendenze giudiziali e migliorare il regolamento nella sua interezza, in linea con l’evoluzione normativa nazionale?
Invece, assistiamo a modifiche mirate, che non sembrano affrontare le radici dei problemi, né tantomeno mirare a un miglioramento globale.
Sfugge l’obiettivo di una gestione equa e trasparente, e si palesano, al contrario, i rischi di ulteriori situazioni di disparità sociale tra l’ente e i cittadini. Tale atteggiamento, permettetemelo, sottolinea e mette in risalto ancora di più un certo modo di fare politica del gruppo “dipende da noi”: una politica che sembra guardare agli interessi di pochi, piuttosto che al bene della collettività.
Colleghi Consiglieri, il mio intervento è ancora una volta un appello ad effettuare una riflessione seria e approfondita dell’attuale situazione politica.
Non possiamo approvare modifiche che, pur animate da presunte buone intenzioni, rischiano di peggiorare la situazione. Ritengo indispensabile una revisione complessiva del Regolamento, che lo allinei pienamente alle normative nazionali e alle direttive dell’ARERA, che introduca criteri di maggiore equità e trasparenza, che rafforzi le tutele per i cittadini e che definisca nella sua complessità procedure chiare e non vessatorie. Un Regolamento che sia davvero uno strumento al servizio di tutti i cittadini, e non una fonte di preoccupazioni e ingiustizie. È questo il segnale forte e chiaro che dobbiamo mandare alla nostra comunità: un’Amministrazione che opera per il bene comune, non per pochi.

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