In Calabria e Sicilia il business milionario della pesca illegale della neonata
Si sono concluse nella prima decade di questo mese le devastanti attività di pesca illegale del novellame di sarda, la cosiddetta neonata. In un clima di sostanziale impunità vere e proprie organizzazioni criminali hanno depredato il nostro mare di una delle sue risorse più preziose, fondamentale per la sopravvivenza della fauna marina e la salvaguardia della biodiversità. La pesca illecita riguarda entrambe le coste della Calabria, ma è sul versante ionico che vengono prodotti i danni più rilevanti. Da qui provenivano infatti le 11 tonnellate di bianchetto poste sotto sequestro, da gennaio a marzo, dalla Guardia di Finanza durante il trasporto su strada, la metà delle quali avevano già raggiunto il territorio siciliano. A cui bisogna aggiungere i quantitativi posti sotto sequestro dalle altre Forze dell’Ordine, Capitanerie di Porto e Polizia di Stato. Se si considera, come ritengono gli investigatori, che i sequestri riguarderebbero solo il 10% del pescato illecito effettivo, il conto è presto fatto: almeno 100 tonnellate di bianchetto sono state sottratte illegalmente al mare Ionio per essere avviate alle tavole di complici consumatori. Una quantità difficile solo da immaginare, trattandosi di pesciolini che pesano pochi grammi ciascuno. Due sono appunto le direttrici del traffico illegale. La più importante riguarda la Sicilia, dove il novellame viene venduto ovunque. Sottobanco in moltissime pescherie di tutta la regione e nei ristoranti, ma spessissimo, incredibilmente, anche alla luce del sole. E’ il caso dei mercati della Pescheria di Catania e di Ballarò a Palermo, situati in aree centralissime delle due città. Qui i volontari del Gruppo Adorno hanno sistematicamente trovato ad ogni sopralluogo il novellame tenuto impunemente in bella mostra, a volte insieme ad esemplari di Pesce spada sotto misura e, comunque, di pescato di ogni genere del tutto privo della prescritta etichettatura. Una buona parte del pescato illecito rimane invece in Calabria, anche qui venduto spesso sottobanco da complici pescherie o trasformato nella cosiddetta “sardella”, prodotto conservato con l’aggiunta di peperoncino. Ufficialmente la sardella o rosamarina sarebbe prodotta con Pesce ghiaccio, pesce adulto di provenienza orientale. In realtà molti di questi prodotti, venduti a volte privi di etichettatura, sono realizzati proprio con novellame di sarda, come del resto prevede la ricetta tradizionale. Lo ha dimostrato un brillante servizio televisivo realizzato dalla sede calabrese della RAI e intitolato “Sardella, il caviale della Calabria”. Il servizio contiene preziose immagini relative allo sbarco alle prime luci dell’alba del novellame su una spiaggia del litorale reggino. Ma soprattutto quelle realizzate in una pescheria, il cui titolare afferma candidamente che il prodotto che espone nella vetrina lo produce lui ed è a base di bianchetto.
Per tentare di porre fine a questa sconcertante situazione di illegalità il Gruppo Adorno, dopo avere
inviato a tutte le autorità competenti ben 24 segnalazioni, tutte rimaste senza risposta, ha trasmesso all’Unione Europea una denuncia contro il nostro Paese, chiedendo che venga aperta una
Procedura d‘Infrazione contro l’Italia per il mancato rispetto del Regolamento UE che vieta la pesca e la commercializzazione del pesce sotto misura.
L’attività di pressione sulle autorità europee, sino ad ora silenti (l’interrogazione presentata nel marzo del 2024 da 8 Parlamentari Europei è rimasta anch’essa senza risposta) è proseguita con una nuova interrogazione – la E-001559/2025 – presentata il 16 aprile scorso al Parlamento Europeo dall’On.le Cristina Guarda, del Gruppo AVS. Nell’interrogazione Cristina Guarda scrive “Dal 2016, le condotte di detenzione, sbarco, trasbordo, trasporto e commercializzazione di specie ittiche sotto misura, precedentemente previste come reato, sono state depenalizzate dal legislatore italiano. Non è più prevista, dunque, la confisca dei natanti o dei mezzi di trasporto, successiva ai sequestri che pure avvengono prevalentemente durante il trasporto via terra e raramente in mare. Inoltre, le sanzioni pecuniarie non verrebbero quasi mai pagate, dal momento che il trasporto è spesso affidato dai trafficanti a soggetti che risultano nullatenenti.“ E nella conclusione chiede alla Commissione: Ritiene che le sanzioni previste dalla legislazione italiana siano adeguate al fine di garantire la tutela della fauna marina e il rispetto del regolamento CE n. 1224/2009?
Si tratta ovviamente di una domanda retorica. Se le sanzioni fossero efficaci non si assisterebbe a quanto succede in Sicilia e in Calabria. Una situazione indecente, che insieme alle altre forme di pesca abusiva, incredibilmente diffusa dalle nostre parti, sta rapidamente portando allo spopolamento del mare. E’ della scorsa estate il grido d’allarme lanciato dai pescatori siciliani sulla scomparsa di sarde e alici, specie fino a poco tempo addietro comunissime ( Addio sarde e alici? Il pesce azzurro sta scomparendo dai mari in Sicilia – Diretta Sicilia). Un fatto drammatico che viene attribuito dai pescatori ad altre cause, come se la pesca eccessiva e indiscriminata non provocasse alcuna conseguenza sulle risorse marine. Ed è di questa primavera il clamoroso, misero fallimento, per totale mancanza di novellame, della pesca sperimentale avviata dalla Regione Liguria (Niente sardelle nel mar Ligure: “Le nostre reti restano vuote” – La Stampa-). Dunque quelle ioniche della Calabria sembrerebbero le ultime roccaforti riproduttive della sarda, che andrebbero rigorosamente tutelate con severi controlli in mare, invece di essere depredate con ogni mezzo. Protette anche nell’interesse degli stessi pescatori onesti, che dovrebbero essere i primi a denunciare i predoni del mare, invece di stare zitti.
La normativa italiana va cambiata, ripristinando le sanzioni penali per tutte le forme di pesca abusiva, al posto delle inutili multe. E prevedendo il sequestro e la confisca dei mezzi nautici e terrestri, come avviene per tutti i reati. Ma già oggi sarebbe semplice porre un freno alla vendita del novellame: sanzionando coloro che lo comprano. Cosa già prevista dalla legge attuale e che invece non succede mai.
Gruppo Adorno