La Calabria piange Gaetano Ruffo, morto a 17 anni sulla SS106

La Calabria piange Gaetano Ruffo, morto a 17 anni sulla SS106

di Fabio Pugliese

Cari amici,
oggi metto da parte ogni parola di circostanza. Perché davanti a una vita che si spegne così, lungo quella maledetta Statale 106, non si può restare in silenzio. Questo è il volto di Gaetano Ruffo. Aveva solo 17 anni. È morto stamattina, a Corigliano-Rossano, su quel tratto di strada che da troppo tempo è diventato un cimitero a cielo aperto. Di lui ho letto parole che stringono il cuore: era pieno di vita, solare, simpatico, con un sorriso capace di illuminare anche le giornate più cupe. Era uno che credeva nei suoi sogni, e li difendeva con passione e coraggio. Oggi non posso non pensare alla sua famiglia, che non conosco, ma che posso immaginare distrutta da un dolore senza nome. A loro, ai suoi amici, a chi gli voleva bene, va il mio pensiero più sincero. E il mio silenzio, pieno di rispetto.

Ma non può esserci solo il dolore. Serve anche la rabbia.
Perché Gaetano non è morto per caso. È morto in un punto già segnato da tragedie. Dove troppe, troppe vite sono state spezzate nell’indifferenza di chi avrebbe dovuto ascoltare e intervenire.
E invece nulla. Solo promesse vuote. Solo silenzi colpevoli. Serve coraggio per dirlo: le responsabilità morali sono evidenti, e ricadono su chi continua a ignorare il grido di dolore di una regione che chiede solo sicurezza, rispetto, futuro. E stride, ferisce, offende che in questa Calabria dimenticata si parli ancora di ponti faraonici, quando non riusciamo neppure a mettere in sicurezza una strada che ogni giorno uccide.

Gaetano vive. Nella rabbia di chi non vuole più tacere. Nella lotta civile e onesta di chi non si arrende.
Perché un ragazzo che muore a 17 anni, lungo la “strada della morte”, non può e non deve diventare un numero.
Deve diventare un simbolo. Un grido. Una promessa.

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