Odissea in ambulanza per un 15enne: turni massacranti e cure negate, la denuncia del Nursing Up
Alle ore 5:30 del mattino, un ragazzo di 15 anni, vittima di un trauma, viene preso in carico dall’ambulanza della postazione 118 di Scilla (RC). Viene trasportato, su disposizione della Centrale Nord di Cosenza, dagli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria (dove era ricoverato dal tardo pomeriggio del giorno precedente, ndr), da cui parte una richiesta urgente : serve la consulenza di uno specialista maxillo-facciale del Policlinico Mater Domini di Catanzaro. L’ambulanza, la stessa attiva dal turno iniziato alle ore 20:00 del giorno prima, viene incaricata anche di questo lungo trasferimento. Un mezzo di soccorso d’emergenza – precisa il Sindacato Nursing Up – viene quindi sottratto alla già precaria rete territoriale per essere trasformato in taxi sanitario e fare fronte ad una consulenza. Una condizione diventata oramai uso e consuetudine, che va ad arricchire le pagine già buie della sanità calabrese. Una volta arrivati a Catanzaro, il Medico Specialista effettua la visita, ma anziché procedere al ricovero e al trattamento urgente del paziente, rimanda la prestazione sanitaria ad altra specialistica. Inizia l’odissea della burocrazia clinica e gestionale, aggravata da inerzia, confusione, disorganizzazione e rimbalzi di responsabilità. A sbloccare tutto, ancora una volta, non è il sistema sanitario, bensì i genitori del ragazzo, che pur non avendo alcun ruolo ufficiale né competenza medica — denuncia il Sindacato Nursing Up – si battono da soli per far ricoverare il figlio e permettergli di affrontare l’intervento chirurgico. Nel frattempo, l’equipaggio dell’ambulanza di Scilla continua a lavorare ben oltre il limite legale delle 12 ore e 50 minuti. Ore e ore di straordinario non autorizzato, senza sostituzione, senza cambio di equipaggio, senza risposte concrete dalla Centrale Operativa di Cosenza né dai dirigenti della ASP reggina. Eppure, i soccorritori non si fermano. Per puro senso del dovere, restano accanto al paziente e segnalano ripetutamente, via comunicazione ufficiale, il rischio concreto per la sicurezza generale dovuto all’eccessivo prolungamento del turno. Nessuno risponde. Nessuno interviene. Solo alle ore 14:00, dopo 16 ore di servizio ininterrotto, l’ambulanza riesce a lasciare Catanzaro. Gli Operatori Sanitari, ormai esausti e provati, fanno rientro a Scilla intorno alle 17:00, con una sosta obbligata necessaria a recuperare un
minimo di lucidità. Ventuno ore consecutive di operatività per un mezzo che, nel frattempo, è stato sottratto a qualunque emergenza nel comprensorio di origine. Un sistema che si regge sulla fortuna. Nonostante la Regione Calabria abbia bandito nuovi concorsi e aumentato il personale operativo, la realtà rimane impietosa: manca competenza dirigenziale, manca buon senso, manca visione. Non è accettabile, nell’anno 2025, che l’esito di una emergenza sanitaria dipenda dalla fortuna o dalla caparbietà dei familiari nonché dal senso del dovere degli Operatori Sanitari. Non è più tollerabile che i lavoratori del 118 siano lasciati soli, esposti a turni insostenibili ed a minacce velate quando provano a far valere il rispetto della legge e della sicurezza sul luogo di lavoro. Il problema è sistemico: Catanzaro e Cosenza, oggi, gestiscono anche Reggio Calabria. Ma l’accentramento della Centrale Operativa 118 ha peggiorato drasticamente il coordinamento dei soccorsi nel territorio reggino, un’area vasta e fragile con oltre 560.000 abitanti. Non si tratta di un caso isolato, avvenimenti del genere si verificano giornalmente – sottolinea la nota del Sindacato Nursing Up – e nonostante determinate problematiche vengano prontamente attenzionate dagli stessi Operatori Sanitari coinvolti sui mezzi di soccorso dell’Area Metropolitana Reggina, le loro voci rimangono puntualmente inascoltate da parte delle Centrali di Cosenza e Catanzaro; refrattarie nel comprendere i rischi consequenziali a determinate decisioni. L’inefficienza, il pressapochismo e l’incapacità organizzativa sono ormai cronici – è la denuncia del Sindacato Nursing Up – e i risultati sono pazienti in pericolo, soccorritori esasperati, servizi fuori controllo. Di chi sono le responsabilità? Chi occupa oggi ruoli dirigenziali nella sanità calabrese dovrebbe rispondere pubblicamente delle disfunzioni, delle omissioni, della gestione dilettantesca delle urgenze ed emergenza sanitarie. Se non si è in grado di garantire competenza, coordinamento e umanità, si deve avere il coraggio di fare un passo indietro. Perché il sistema sanitario non può essere un privilegio per raccomandati o ben collegati. Deve essere una rete efficiente, giusta e pronta per tutti. E questo, oggi, in Calabria, semplicemente non accade, conclude la nota del Sindacato Nursing Up.
Roberto Cetina – Segretario Provinciale Nursing UP RC