SLA: la malattia che imprigiona il corpo, ma non la mente

SLA: la malattia che imprigiona il corpo, ma non la mente

di Mario Murdolo

L’altro giorno, un’amara sorpresa in seguito alla richiesta di amicizia su Facebook da parte di un mio vecchio compagno di scuola, di cui non avevo più notizie dal 1960, quando conseguimmo insieme il diploma di perito industriale a Reggio Calabria. Amara sorpresa perché la prima notizia che il mio caro collega mi ha dato fu quella di essere affetto dalla terribile e invalidante malattia della SLA. Nello stesso momento, nemmeno il tempo di gioire per la sua ricomparsa, venivo assalito dall’angoscia e dal turbamento per la brutta e inaspettata notizia riguardante le sue pessime condizioni di salute. E le altre sorprese dovevano ancora arrivare, e quando io ingenuamente, ignaro delle conseguenze della sua malattia, gli inviai il mio numero di telefono, naturalmente ricevetti amaramente la risposta che lui, a causa del suo male, non era in grado più di parlare e potevamo interloquire soltanto con messaggi scritti su Messenger. E infine, cosa che mi ha fatto commuovere e piangere, mi ha pregato di chiudere la conversazione perché si era stancato, rimandandomi al giorno dopo.

A questo punto ho fatto un’amara riflessione e mi sono chiesto: ma che strana e complicata malattia è questa, se produce così gravi danni, invalidanti e dannosi? E ricordandomi di un altro male simile, l’Alzheimer, ho fatto una similitudine, perché in entrambi i casi la malattia non danneggia soltanto il paziente, ma coinvolge in modo totale i familiari, che devono provvedere all’assistenza e alla cura continua del proprio congiunto. Immagino quindi il dramma giornaliero del mio caro amico Vincenzo e dei suoi familiari. E, chiusa la discussione con lui, mi precipitai subito a fare una ricerca su Google per saperne di più sulla SLA. E mi limitai a leggere che la SLA, Sclerosi Laterale Amiotrofica, è una malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce i motoneuroni, cioè le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che controllano i movimenti della muscolatura volontaria. La malattia colpisce maggiormente le persone tra i 50 e i 60 anni.

In Italia, viene associato giustamente a questa malattia il calciatore Stefano Borgonovo, che, vittima anch’egli di questo terribile morbo, divenne protagonista e simbolo nella lotta per debellare la SLA, che purtroppo non gli diede scampo e lo sconfisse, con la morte. Però la sua battaglia non fu invano, e prima di morire costituì una fondazione come strumento di lotta e lasciò ai posteri un suo lavoro, Attaccante Nato, che ha riscosso e riscuote molta attenzione e riconoscimenti. Spero che domani, quando leggerà questo mio pensiero, il mio amico Vincenzo Maccarone di Napoli proverà un po’ di sollievo e sostegno morale, con la promessa che al più presto lo andrò a trovare ed abbracciare. Non è la prima volta che, grazie a Facebook, tante volte bistrattato, ritrovo piacevolmente amici e parenti dopo tanto tempo, come in questo caso.

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