Lettera aperta di Andrea Lancia all’assessore Riccio: “Chi ama Caulonia non deve essere additato come traditore”

Lettera aperta di Andrea Lancia all’assessore Riccio: “Chi ama Caulonia non deve essere additato come traditore”

Lettera Aperta all’Assessore Riccio

Chi ama Caulonia ha il diritto di poter parlare e non di essere additato come traditore
Egregio Assessore Riccio, ho letto con attenzione la Sua replica ufficiale riguardo alla vicenda del 13 agosto relativa al Complesso bandistico città di Caulonia e al comportamento del Direttore Artistico del Kaulonia Tarantella Festival. E Le confesso che, più del gesto che ha acceso la polemica, mi ha colpito la Sua risposta: perché invece di chiarire i fatti, Ella ha scelto di confondere; invece di aprire un dialogo, ha cercato di zittire; invece di assumersi una responsabilità, ha preferito riversarla su chi osa “criticare”.

Ed è proprio qui che nasce il problema. Perché il compito di un amministratore non è dividere i cittadini in fedeli e traditori, e/o, buoni e cattivi, ma ascoltarli tutti. Chi critica Caulonia non la odia: la ama abbastanza da non accettare il silenzio.

È questa la vera ferita, più profonda persino dell’increscioso “sgarbo” vissuto in Piazza Mese.
Ella scrive che “non corrisponde al vero che Morgan sia rimasto indifferente e non si sia fermato ad ascoltare la banda mentre si stava esibendo”. Ma subito dopo aggiunge che, al passaggio, “i componenti del complesso bandistico erano in completa libertà e non si stavano esibendo”. Dunque, Assessore, decidiamoci: la banda si esibiva o non si esibiva? Ella, cade in una contraddizione lampante, che rivela lo stato di confusione della Sua difesa.

In realtà, il punto non è mai stato se la banda stesse eseguendo una marcia o riposando tra due brani. La questione è simbolica. Sessanta musicisti, con cinquantatré anni di storia sulle spalle, erano lì, in Piazza Mese, a rappresentare l’identità musicale di Caulonia. Bastava un cenno, un applauso, in saluto, un semplice ed umile gesto di riconoscimento.

Non serviva una sinfonia: serviva rispetto. E il rispetto non ha bisogno di essere messo “a programma”.
Morgan, lo ricordo, è stato in passato un musicista di grande talento, innovatore e protagonista della scena musicale italiana. Nessuno nega il suo valore artistico. Ma qui non parliamo della sua carriera: parliamo del suo ingresso a Caulonia, che Ella ha voluto guidare con le Sue scelte, e delle modalità con cui è stato presentato alla comunità.

La frase più grave della Sua lettera è questa: secondo Ella, chi solleva dubbi e polemiche “non vuole davvero bene né al Festival né al Paese”. Con questa affermazione, Assessore, Ella ha superato il limite. Ha trasformato l’amore per Caulonia in un’arma di ricatto morale. Ha diviso i cittadini in due categorie: da un lato i “buoni”, quelli che tacciono e approvano; dall’altro i “cattivi”, quelli che criticano e quindi, per definizione, “vogliono male”.

Questo metodo è non solo pessimo, ma pericoloso. Perché il pensiero critico non è un atto ostile: è l’essenza stessa della democrazia. Chi esprime il proprio pensiero non distrugge: costruisce. Chi polemizza non sabota: partecipa. Un paese cresce non quando tutti applaudono in coro, ma quando sa discutere e, se serve, difendere con forza la propria identità. Le Sue parole, invece, suonano come un invito alla rassegnazione.

Ella rivendica con orgoglio che “solo grazie al sottoscritto” la banda di Caulonia abbia avuto occasione di esibirsi sul palco del Festival. Mi permetta: non è un vanto, è un’ammissione. Perché, se un’istituzione che da 53 anni rappresenta l’anima musicale della comunità deve attendere il favore personale dell’assessore di turno per salire sul palco del proprio festival, allora la questione è molto più grave di quanto si voglia ammettere. La banda non è un orpello decorativo, non può essere trattata come un soprammobile da tirare fuori quando conviene, è parte fondante del tessuto sociale e culturale della città, e questo concetto se non lo ha capito lo deve assolutamente maturare per svolgere bene il “suo mandato”.

Ed è qui che la responsabilità politica cade interamente sulle Sue spalle. È stata Ella a scegliere di affidare la direzione artistica del KTF a una personalità controversa, dal carattere ingombrante e dallo stile noto per dividere. Una scelta rischiosa, una decisione che ha aperto la porta a tensioni prevedibili, la cui gestione ora ricade sulle Sue spalle, e sulla quale nessuno specula o gufa contro, come da Ella asserito, perché, tutto il paese, nel rispetto della propria libertà di espressione, tifa per la buona riuscita del Festival.

Ella ha innescato una bomba ed ora vorrebbe incolpare chi si è spaventato dell’esplosione. Questo, Assessore, si chiama deresponsabilizzazione.
La Sua replica non ha ricomposto la frattura: l’ha resa più profonda. Non ha difeso il Festival: ha messo in dubbio la capacità dell’Assessorato alla Cultura di guidarlo con equilibrio e umiltà.
Non ha rassicurato i cittadini, li ha divisi in fedeli e infedeli.

Eppure, chi ama Caulonia non è chi tace: Chi ama Caulonia è chi partecipa, chi ha il coraggio di esprimere la propria opinione, chi “critica” quando serve.
Ed è proprio per questo che tanti cittadini si sono sentiti offesi non da Morgan, ma dalla gestione politica dell’episodio.
Amare Caulonia significa volerla migliore, significa pretendere rispetto per la nostra storia, per le nostre istituzioni culturali e per la nostra identità collettiva. Perché amare un paese non significa restare zitti davanti agli errori, ma riconoscerli ad alta voce.
E questo si costruisce con la modestia dell’ascolto, non con l’arroganza del potere.
Chi ama Caulonia ha il diritto di “criticare”. Chi la governa dovrebbe avere l’umiltà anche di ascoltare.

Con osservanza.

Andrea Lancia – Consigliere del Comune di Caulonia

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