Sinfonia per un Maestro Muto: A Caulonia, le “Brutte Intenzioni” di Morgan e l’Orgoglio di una Banda (terza parte)
Segue dalla parte due:
Alla fine, al di là delle polemiche e dei commenti infuocati, l’incidente di Caulonia costringe a porsi una domanda fondamentale, che va ben oltre la figura di Morgan e investe il futuro di innumerevoli festival culturali. Qual è il vero ruolo di un direttore artistico, specialmente quando opera in un contesto fortemente radicato nella tradizione popolare?
Le opzioni sono due. Può essere un Direttore Artistico: una figura che mette la sua esperienza e la sua visione al servizio del luogo, che ascolta prima di parlare, che cura, che tesse relazioni, che valorizza il patrimonio esistente integrandolo con nuove proposte. Il suo compito è far brillare la luce che già c’è, non portare la propria.
Oppure può essere un Artista Direttore: una celebrità che usa il festival come un nuovo palcoscenico per se stesso, che impone il proprio brand, la propria estetica, il proprio mondo, trattando il contesto locale come una scenografia o, peggio, come materia grezza da plasmare a propria immagine e somiglianza. In questo caso, il festival non è più di Caulonia, ma di Morgan.
L’episodio della banda, e soprattutto la sua disastrosa gestione successiva, suggerisce che a Caulonia si stia pericolosamente imboccando la seconda strada. Il primo atto di un direttore artistico, il suo biglietto da visita, è la capacità di ascolto. Il silenzio assordante con cui è stata accolta la musica della banda è stato un fallimento in questo compito primario.
La lezione per Caulonia, e per tanti altri luoghi che cedono al fascino del “grande nome” per rivitalizzare le proprie manifestazioni, è amara. L’ingaggio di una celebrità può portare visibilità mediatica e un’illusione di prestigio, ma il rischio è di pagare questo guadagno con la moneta più preziosa: l’anima stessa dell’evento.
La polemica di questi giorni non è, in fondo, su Morgan. È un referendum su ciò che gli abitanti di Caulonia vogliono che il loro festival sia: uno specchio in cui riflettere con orgoglio la propria identità o una vetrina in cui esporre un trofeo di caccia famoso ma estraneo?
La sera del 13 agosto, in Piazza Mese, suonavano due musiche. Una era quella effimera di una stella di passaggio, destinata a svanire con le luci dell’ultima serata del festival. L’altra era quella della banda, che suonava l’anno prima e suonerà anche l’anno prossimo, quando direttori, sindaci e assessori saranno cambiati.
La vera domanda per il futuro di Caulonia è: quale delle due musiche sceglierà di ascoltare?