
Fuda (AVS): “Per i precari del bacino TIS serve una vera stabilizzazione. La soluzione proposta dalla Giunta Occhiuto è inadeguata”
Una delle prime questioni che dovrà affrontare il nuovo governo regionale e il Presidente Tridico sarà quella dei lavoratori precari provenienti dal Bacino dei TIS (Tirocini di Inclusione Sociale).
Sono oltre 2000 impiegati in molti comuni della Calabria, non sono più semplici tirocinanti, sono ormai parte integrante del funzionamento quotidiano degli uffici comunali.
Svolgono attività essenziali, con competenza e professionalità, e rappresentano una risorsa per gli enti pubblici, specialmente in territori colpiti da carenze di organico.
«La Regione Calabria, con la Giunta Occhiuto, – dichiara Salvatore Fuda – ha recentemente avviato un processo di stabilizzazione assolutamente inadeguato. Per molti comuni è una polpetta avvelenata. Ha previsto un incentivo una tantum di circa 54.000 euro, fondi regionali e nazionali, a favore dei Comuni per ogni stabilizzazione, e ha disciplinato l’uscita anticipata per gli over 60. Questo non rappresenta una risposta adeguata e strutturale. Molti dei Comuni ospitanti si trovano in condizioni di dissesto o riequilibrio finanziario, con limiti stringenti alla spesa per il personale e, nonostante l’incentivo regionale, non hanno potuto manifestare la volontà di stabilizzare perché non hanno la possibilità reale di assorbire tutti i tirocinanti, soprattutto laddove il numero di TIS impiegati supera di gran lunga la capacità assunzionale dell’ente. Ma anche i comuni che hanno manifestato la volontà di stabilizzare lo hanno fatto gettando il cuore oltre l’ostacolo potremmo dire, rimandando ai prossimi anni il problema dell’incertezza in merito alla sostenibilità finanziaria dell’operazione per non lasciare a casa i lavoratori».
La Regione si sarebbe impegnata comunque a farsi carico delle unità non collocate nei comuni, ma questo comporterebbe uno sradicamento rispetto al percorso fatto e un indebolimento dei comuni in termine di risorse umane. Un disastro insomma, di cui si è parlato poco, ma che va affrontato immediatamente.
«Serve una soluzione diversa. – continua Fuda – Serve una normativa nazionale e regionale che, come già fatto per lo storico bacino LSU/LPU, consenta la stabilizzazione tramite la storicizzazione delle risorse garantendo un contributo annuo almeno fino a 18.000 euro per ciascun lavoratore, da garantire fino al collocamento a riposo, oltre ovviamente alle deroghe sul part-time e sulla spesa di personale. Si tratta di reperire non molte risorse aggiuntive, circa 9 milioni di euro all’anno, rispetto alle risorse già stanziate. Occorre di fatto un percorso simile a quello fatto per i lavoratori ex LSU/LPU, con misure straordinarie che mettano i Comuni in condizione di procedere alle assunzioni. Senza risorse certe è difficile immaginare un futuro stabile. E a proposito di LPU/LSU serve anche capire come continuare nel percorso di aumento orario. Quando è stata avviata la loro stabilizzazione si era detto che annualmente il fondo sarebbe stato rimpinguato con le risorse risparmiate in seguito ai pensionamenti rivedendo il ripartito tra i comuni per permettere l’aumento orario ed arrivare gradualmente ad avere lavoratori a full time. Sono passati anni ma di tutto questo non abbiamo traccia. Dobbiamo dare dignità ai lavoratori e aiutare a garantire ai comuni la disponibilità di queste risorse umane».
Ufficio Stampa Salvatore Fuda – Candidato consigliere circoscrizione SUD Lista AVS
