
Sciopero per la Palestina, Flotilla e governo Meloni
Di Pasquale Aiello
Uno sciopero generale, quello messo in atto il 22 settembre scorso, per fermare l’Italia intera in nome della solidarietà con Gaza. La più imponente manifestazione contro il genocidio palestinese, organizzata dal basso con il sostegno dei sindacati USB. Cortei e manifestazioni contemporanee in 80 tra le più grandi città d’Italia per chiamare all’azione contro una delle più grandi e feroci carneficine in corso contro il popolo di Palestina a opera del governo criminale d’Israele.
Sono state bloccate stazioni e strade e, per la prima volta, anche chi subiva i disagi ha sentito di solidarizzare e applaudire, al grido di Palestina libera. Ma il copione da parte del potere costituito si ripete. A Milano e solo a Milano, la città, guarda caso, che più di tutte rappresenta il capitalismo e il potere borghese, sono succeduti disordini a opera dei soliti ‘ardimentosi terroristi’, sempre da stabilire se infiltrati del regime o gente indomabile a cui, probabilmente ancora non si è riusciti a succhiarne l’essenza ribelle.
Però come al solito, quando si indica la luna, tutto il circo del pensiero unico è pronto a far vedere il dito. Un patetico tentativo di sminuire un avvenimento di una portata immensa puntando i riflettori su un paio di vetrate rotte e qualche episodio di guerriglia. Ma la verità è semplice e per tutti. Quello sciopero non è stato solo un momento di protesta e un corteo, ma di più, un cazzotto in faccia a una politica becera e incivile che denudata si avvita su se stessa, un messaggio permanente e indelebile che vuole spiegare come ci sia anche un mondo giovanile e operaio incazzato che rivendica ascolto e rappresentanza.
La gente di Gaza non ha più cibo, acqua, medicine e ospedali, le città sono ormai un agglomeramento di detriti. Quelle persone stanno forzatamente abbandonando le proprie case e non sanno dove andare. Ma qualcosa si muove, finalmente dal basso, senza partiti e senza leader a fare passerelle, senza lacci, liberamente. La gente comune, la società civile, quella fatta di lavoratori, studenti e disoccupati chiarisce e spiega che c’è un paese disposto a percorrere la via della lotta per i diritti di tutti, per porre fine alla prepotenza dei suprematisti specie quelli ammantati di messianismo. E’ un paese che non vuole rimanere più in silenzio, non vuole più girarsi dall’altra parte, ma vuole fare meglio.
Oltre a scendere in piazza e bloccare tutto, vuole intensificare il boicottaggio dei prodotti israeliani, qualche market ha già smantellato gli scaffali, stare sul collo degli enti pubblici e del governo e spingere per la sospensione delle relazioni commerciali, militari e politiche con Israele e sostenere la ‘Flotilla’ soprattutto da parte del governo, che invece la criminalizza. “Il popolo palestinese è il simbolo delle minoranze e delle classi subalterne contro cui in tutte le società capitalistiche si accentua la repressione” disse Luigi Pintor nel 1972.
Ora la gente, sperando che tutto ciò sia solo l’inizio, dice Basta! Basta far finta di non vedere, basta ignorare, basta soprattutto abboccare alla propaganda di regime. E’ sacrosanto combattere insieme ai palestinesi, ognuno come può, instancabilmente per debellare la dottrina sionista che viaggia su basi razziste di apartheid e nazionaliste per costruire una nuova civiltà insieme a una Palestina libera dal fiume al mare, laica e democratica, per il loro bene e quello dell’intera umanità.