Giuseppe, quasi 90enne, torna a Caulonia dopo 25 anni da emigrato e trova la casa della sua gioventù in rovina – video

Giuseppe, quasi 90enne, torna a Caulonia dopo 25 anni da emigrato e trova la casa della sua gioventù in rovina – video

Di Ilario Ammendolia

Guardate (e riguardate) con attenzione I pochi attimi di registrazione che troverete alla fine del mio scritto e cercate di capire le poche parole che il protagonista pronuncia. Sono immagini intense e commoventi che parlano della piccola storia di un uomo che poi é storia del Sud degli ultimi 80 anni.

Adesso Giuseppe di anni ne ha quasi novanta. Venticinque vissuti a Caulonia il resto a Torino. In paese fu “discepolo” di bottega e negli anni oltre all’arte ha appreso una sapienza” secolare…

Diventa sarto.

Ma siamo agli inizi degli anni 60, Caulonia si svuota… e si lotta. Ogni pochi mesi la Camera del lavoro proclama lo sciopero generale:

I contadini non vogliono partire ma chi ha già deciso è molto più forte di loro e ha stabilito che che una parte del Nord conosca il miracolo economico e il Sud l’esodo biblico. Le sartorie chiudono malgrado fossero in grado di realizzare abiti semplicemente perfetti.

Giuseppe parte per Torino come tutti gli altri, in Fiat però non cercano sarti ma operai per la catena di montaggio. L’arte appresa diventa inutile e un bravo sarto viene “inchiodato” ad una “catena” per produrre pezzi di cui molto spesso ignora tutto.

Intanto si allontanano i ricordi: il Paese, i suoi rumori, le partite di calcio ai margini del torrente, i colori carichi di primavera, le rughe, il dolce sbattere dei telai, i canti delle sartine, delle lavandaie o dei mulettieri, I “cunti” dei vecchi… tutto è ormai lontano.

Torino è la sua nuova città. Torino degli anni 50, a volte è ingiusta con gli immigrati dal Sud, qualche volta ingrata, spesso generosa e accogliente.

Passano gli anni…. Giuseppe è vecchio, stanco e ammalato

Ha un desiderio: rivedere il suo paese, ritrovare la casa della sua gioventù. Il futuro è incerto e lui corre verso il passato facendo girare all’indietro le lancette dell’orologio del tempo.

Si sottopone ad un viaggio per Lui molto faticoso.

Il paese lo trova ma stenta a riconoscerlo ma non trova la sua gente. Degli amici più cari ne rintraccia qualcuno al cimitero.

La casa no… non la trova proprio!

Dove c’erano le grandi querce millenarie ci sono cespugli e dove c’era un folto castagneto , i rovi sbarrano la strada. Del grande abbeveratoio per gli animali si intravede solo qualche pietra affogata tra le spine.

Ha solo 24 di tempo.

Tutto consiglia di rinunciare a raggiungere la meta.

Giuseppe no, vuole vedere la sua casa.

Richiama a sé tutte le forze come se quel luogo ormai selvaggio gli abbia fatto recuperare tutte le sue energie.

Passa tra le rovine.

Vede le antiche ville degli “gnuri” e le casupole dei contadini in rovina.

Nota I resti del vecchio sentiero, lo segue ma una barriera di cespugli gli impedisce di proseguire . Le sue braccia stanche aprono un varco incuranti delle spine che lo aggrediscono da ogni lato e finalmente intravede la sua casa, il forno del pane, le vecchie stanze. Ricorda una terra bella, ordinata e generosa.

“Qui c’era una grande pergola di uva” cornicchiola”… dolcissima.

Non c’è più!

Ma forse lui cerca altro: le persone che ha amato e che hanno abitato quella casa diroccata. Per qualche attimo li rivede… giusto il tempo per ricollocarli nella sua memoria. Per l’ultima volta.

Adesso, sembra perdersi per qualche momento ma forse cerca il bambino che è stato, il giovane sarto pieno di speranze, l’emigrante partito per vivere altrove.

Sa di dover fare un ultimo tratto di strada e ne ha avuto paura finché non è riuscito a intravedere le persone che l’hanno preceduto.

Ora il sentiero non è più sconosciuto e il cerchio si può anche chiudere.

La vita ha avuto un senso, ha fatto il suo corso. Se c’è una sorgente ci deve essere una foce.

Giuseppe riparte, ha preso con sé tutto ciò che aveva dimenticato… e non poteva farne a meno. Porta con sé anche l’immagine della sua terra ferita, sa che è forte e sa che guarirà.

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