
Assolta la moglie del presunto boss Antonio Mancuso. Era accusata di truffa aggravata
Il Tribunale di Vibo Valentia ha assolto con formula piena Maria Cicerone, moglie del presunto boss della ’ndrangheta Antonio Mancuso, dall’accusa di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Secondo l’impianto accusatorio, alla donna era stato contestato di aver ottenuto indebitamente oltre 20 mila euro di contributi regionali attraverso presunti artifizi e raggiri nelle domande di finanziamento presentate all’Arcea – l’Agenzia della Regione Calabria per le erogazioni in agricoltura – e alla stessa Regione Calabria, negli anni dal 2014 al 2018. In particolare, la Procura sosteneva che Cicerone, titolare di un’omonima ditta individuale, avesse allegato due contratti di locazione ritenuti fittizi e con firme considerate false, così da attestare il possesso dei requisiti necessari per ottenere i fondi.
La difesa, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Di Renzo, ha però smontato le accuse, sostenendo l’assenza di qualsiasi comportamento fraudolento. Nonostante la richiesta di condanna a due anni e sei mesi di reclusione avanzata dal pubblico ministero, il giudice ha accolto la tesi difensiva, pronunciando l’assoluzione “perché il fatto non costituisce reato”.
Una decisione che, come commentato dal legale di Cicerone, “restituisce dignità e verità a una vicenda che non avrebbe mai dovuto approdare in aula”.
