
Il “puzzle” dell’Occhiuto-bis: la Giunta tra manuale Cencelli, realismo e colpi di teatro
Di Andrea Lancia
Archiviate le trombette della vittoria del 5-6 ottobre, per Roberto Occhiuto è cominciato il vero gioco da tavolo: incastrare la nuova Giunta senza far cascare il castello. E mentre i partiti da Roma bussano con il pallottoliere in mano, i territori rispondono “presente”! La legge ricorda che le donne non sono un optional da ultima ora.
Il quadro, piaccia o no, si è andato componendo con una regia riconoscibile: Forza Italia fa la parte del baricentro e blinda il suo uomo simbolo Gianluca Gallo (l’agricoltura non si tocca, quando hai un recordman di preferenze il “realismo” non è un vizio ma una legge di gravità). Fratelli d’Italia porta a casa due caselle già annunciate in chiaro: Giovanni Calabrese, continuità e Locride in prima fila, e Antonio Montuoro, il rampante del Catanzarese, segno che quando la premiership nazionale pesa, in Calabria si traduce in volti e deleghe.
Il nodo vero, però, è stato la Lega: pochi numeri, grande simbolo, e infatti si chiude con Filippo Mancuso vice-presidente (una di quelle mosse che mettono d’accordo i manuali: il Carroccio ottiene la visibilità che cercava e il Consiglio regionale si libera per un Salvatore Cirillo forzista alla guida dell’Aula, equilibrio istituzionale servito).
Poi il capitolo “quote rosa”, quello che ha fatto sudare più delle preferenze: tra i nomi femminili la scelta si stringe su Pasqualina Straface in quota FI, e, colpo di teatro presidenziale, su Eulalia Micheli, profilo tecnico, radici nell’area sud e fiducia diretta del Governatore (quando si dice risolvere due problemi con una firma: genere e territori).
A seguire, il caso più istruttivo per capire chi tiene il volante. In Noi Moderati il “pezzo da 90” Pino Galati sembrava già in stanza, ma la scena è cambiata in corsa e avanza Giusy Mellace, crotonese, scelta che fa pari con l’obbligo di genere e, finalmente, si mette Crotone in Giunta. Messaggio chiaro: rinnovare non è peccato, specie se aiuta la geometria complessiva, intanto, il “tecnico dei conti”, il Prof. Minenna si accomoderebbe a Capo di Gabinetto, niente risse sulle caselle politiche, ma il motore amministrativo resta oliato (e sui fondi, PNRR compreso, è un’assicurazione Kasko).
Chi resta fuori oggi (Rosaria Succurro), non è detto resti fuori domani; se e quando si allargherà a nove, la porta si riaprirà, (in politica il “mai” dura quanto una conferenza stampa).
Morale della favola? Al netto di sbuffi e veti incrociati, il centrodestra calabrese scende in campo con un 3-2-1-1 (FI/FdI/Lega/Noi Moderati), la Locride fa incetta di cariche, chi lo avrebbe mai potuto prevedere, il Catanzarese non arretra, Cosenza tiene il suo perno, Crotone smette di guardare dal vetro.
Il Presidente dimostra che il manuale Cencelli si può usare come livella e non come dogma. Agli alleati la rappresentanza, a lui le leve strategiche e il filo corto con Roma. Adesso, però, finiti i sudoku, comincia la parte dura: sanità, lavoro, infrastrutture e spesa dei fondi. Qui non bastano i nomi, servono cantieri, calendari e responsabilità.
Buon lavoro al Presidente, alla Giunta che nasce e anche a chi oggi resta ai box. La Calabria non ha tempo per il retrogusto delle faide, ha bisogno di una squadra che giochi semplice, corra dritta e segni, poi, i tifosi, anche quelli non avvezzi alla politica, capiranno benissimo da che parte stare.
