Le opposizioni a Caulonia sono molteplici ma atomizzate. Se si unissero potrebbero costruire l’alternativa ed essere inarrestabili

Le opposizioni a Caulonia sono molteplici ma atomizzate. Se si unissero potrebbero costruire l’alternativa ed essere inarrestabili

Nella mia vita ho avuto una sola tessera di partito, per molti anni. E da molti anni, da quando quell’esperienza è stata frantumata dalle scissioni che la sinistra è così brava a fare, non milito in un partito e, anzi, vedo tutti i difetti della forma partito.

Eppure rivendico quell’esperienza, che per me è stata formativa. Non solo da un punto di vista politico ma su un piano culturale e umano.

Vengo dall’esperienza del primo, vero, movimento globale che, per ironia della sorte e soprattutto per stupidità, è stato denominato “no global”. Invece era l’esatto opposto, era un movimento davvero globale che interessava tutti i continenti. Non sarà stato il ’68, ma è stato il ’68 della mia generazione.

Nei Social Forum abbiamo imparato l’importanza di contaminarci, la necessità del dialogo tra diversi e la forza dello stare insieme. Il movimento new global teneva insieme gli anarchici e i boy scout, i sindacalisti e gli ambientalisti, i preti di strada e gli atei organizzati. Eravamo diversi, ma eravamo tanti. E abbiamo scoperto che nella diversità delle modalità di azione e dei percorsi qualcosa ci univa: la lotta alla globalizzazione neoliberista e la ricerca di una strada nuova, rispettosa dei diritti di ogni essere umano e dell’ambiente. Quella strada che, oggi più che mai, può essere l’unica salvezza del genere umano. Eravamo giovani e quando si è giovani si deve essere ambiziosi, bisogna osare, guardare oltre, immaginare l’inimmaginabile. E stando insieme, per alcuni anni, abbiamo scoperto di essere forti e di avere la forza di fare tremare i potenti del pianeta, che sono stati costretti a riunirsi in luoghi sempre più isolati, a materializzare intorno a loro zone rosse, rinchiudendo dietro eserciti e barricate la democrazia che urlava la voglia di cambiamento.

I “Briganti Migranti” col giornalista brigante Riccardo Iacona

Quelli sono stati gli anni che più hanno inciso sulla mia formazione. Ho imparato l’importanza del confronto e dello scontro, ho imparato che nessuna conquista deve mai essere data per scontata perché c’è sempre qualcuno pronto a metterla in discussione, ho imparato che dalla lotta nasce il miglioramento, dal silenzio e dal timore nasce la sopraffazione. Ed ho capito l’importanza dell’unità, del mettere da parte le differenze per puntare sugli obiettivi comuni. Quello che oggi stanno scoprendo i nuovi attivisti per la Palestina, che uniti riescono a cambiare le politiche dei governi.

Sono stati anni esaltanti, che ora sono ricordo e formazione.

Mi piacerebbe che tutto questo venisse riportato, in piccolo, a Caulonia. Nelle strade del mondo gridavamo che bisogna pensare globale e agire locale. E ci abbiamo provato. Probabilmente ora è il momento di riprovarci.

Non per individuare una via di sviluppo sostenibile per il pianeta, ma più semplicemente, su ben altra scala, per provare ad individuare un’idea di sviluppo per Caulonia. Anche qui è arrivata l’onda nera che logora le democrazie occidentali, seppur attutita dall’azzurro di Forza Italia. Ma il paese vive un clima di timore che non si respirava da molto tempo e che approfondirò altrove.

Ilario Ammendolia da anni cerca di richiamare l’attenzione su quello che, con una pessima scelta di marketing politico, ha definito Progetto Paese. Un nome poco accattivante ma un concetto estremamente importante, fondamentale. L’idea che si debba perseguire un ideale anche nell’amministrazione di un comune, che si debba vedere una prospettiva futura sulla base della quale fare i passi quotidiani. Non un insieme di tentativi svincolati da un progetto complessivo, ma un orizzonte compiuto e di lungo periodo.

L’idea di base non può essere, per fare un esempio, abbattere l’amministrazione Cagliuso. Non servirebbe a nulla e se anche interessasse qualcuno sarebbe ben poca cosa. Serve un obiettivo che sia positivo, che sia la costruzione di qualcosa e che nel suo compiersi possa anche essere un aiuto per l’amministrazione pro tempore di Caulonia. Vorrei che si provasse ad andare oltre le differenze e che si trovasse quello che può unire, valorizzandolo. Perché distruggere è facilissimo. E’ costruire che è complicato, serve energia, forza, idee, ambizione. Ma a Caulonia non manca nulla di tutto questo. Oltre le gelosie e le invidie può esserci la scoperta di una unità che produce la forza che serve per cambiare, almeno un po’, le cose.

Per frenare il declino demografico di Caulonia. Per migliorare la vita dei residenti presenti e futuri. Per sentirsi parte di un processo collettivo che rafforza una comunità.

Ma per farlo bisogna mettere da parte ogni ambiguità, ogni ambizione personale che pone sbarramenti alla strada da percorrere, ogni giochetto sottobanco che allontana le persone dalla politica “perché tanto sono tutti uguali”.

Se si vuole costruire l’alternativa bisogna essere alternativi. Altrimenti si può lavorare all’alternanza, se vi basta. Ma nell’alternanza spesso le parti sono intercambiabili e si finisce per somigliare a quelli che si vorrebbe sconfiggere elettoralmente. Si può cambiare tutto perché nulla cambi o si può provare a ribaltare il tavolo. Io preferirei la seconda opzione.

Anche perché l’elettorato in tutto il mondo occidentale si è già pronunciato chiaramente negli ultimi decenni, dando una lezione alla sinistra moderata che scimmiottava la destra: tra l’originale e le copie i voti vanno all’originale.

Le forze di opposizione di Caulonia, che sono molteplici e spesso non parlano tra loro, che in alcuni casi trascinano con sé rancori personali e fraintendimenti, possono continuare coi tatticismi, i posizionamenti, gli arroccamenti, la mancanza di dialogo e l’elusività. Forza Italia ringrazierà.

Oppure possono smetterla e cominciare a lavorare insieme, a costruire insieme, tra diversi. E allora potremmo vedere qualcosa di davvero nuovo e interessante.

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