
Partita la distribuzione di 100 kg di pasta antifascista alle famiglie di Caulonia
L’impegno di Ciavula e Sankara per il sociale ha visto la nostra testata giornalistica e il nostro ente del terzo settore protagonisti, nel corso degli anni, di molteplici iniziative solidali rivolte alla popolazione di Caulonia e non solo.
Ora, grazie alla collaborazione dello storico Alimentari Frammartino di Caulonia marina, potremo donare 100 kg di pasta alla popolazione cauloniese. Abbiamo toccato con mano, attraverso le azioni solidali di Ciavula e i progetti sociali di Sankara, la realtà di disagio socio-economico che colpisce molte famiglie senza lavoro o con redditi insufficienti.
Sappiamo che la solidarietà non basta e che servono risposte politiche per migliorare la situazione economica del Sud, per produrre lavoro e opportunità di riscatto sociale e continueremo a batterci, come abbiamo sempre fatto, per una società più equa.
Distribuiremo questa pasta antifascista, per richiamare l’iniziativa messa in atto dalla famiglia Cervi nel 1943, quando venne arrestato il dittatore Benito Mussolini che aveva trascinato l’Italia nel dramma della seconda guerra mondiale al fianco dei nazisti.
I Cervi erano una famiglia contadina benestante che durante la dittatura ospitava i partigiani.
L’Italia era un Paese di persone malnutrite e affamate e i fascisti odiavano la pasta per due ragioni: la prima è che il regime voleva che si consumasse poco grano per raggiungere l’autosufficienza cerealicola, la seconda è di natura propagandistica perché i futuristi sostenevano che la pasta fiaccasse lo spirito e rendesse le persone neutrali e poco favorevoli alla guerra.
Per questo, all’annuncio dell’arresto dell’infame dittatore, i Cervi decisero di offrire quintali di pastasciutta antifascista ai propri paesani.

Purtroppo questa storia ebbe un risvolto tragico perché la destituzione di Mussolini non portò immediatamente alla fine della guerra. Il Duce fu liberato dai nazisti e messo a capo della Repubblica di Salò. Così si riorganizzarono le squadracce fasciste, nelle cui fila c’era anche Giorgio Almirante, poi fondatore del Movimento Sociale Italiano, molto ammirato dalla Presidente del Consiglio Giorgio Meloni.
A fine ’43 i fascisti si vendicarono dei Cervi e assaltarono la loro abitazione. I sette fratelli Cervi e il padre Alcide si arresero, nella speranza di salvare la casa ma i fascisti la bruciarono lo stesso. I sette fratelli, Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore vennero fucilati.
Il padre, Alcide, restò in carcere fino a quando questo non fu bombardato permettendogli di fuggire. Solo al ritorno a casa scoprì che tutti i suoi figli erano stati ammazzati dalle infami camicie nere.
“Quando mi dissero della morte dei miei figli risposi: dopo un raccolto ne viene un altro” spiega Alcide nel suo libro “avevo cresciuto sette figli, adesso bisognava tirare su undici nipoti. Dovevano prendere ognuno il posto dei padri e bisognava insegnare tutto da capo. Erano piccoli, ma io gli insegnai lo stesso”.
Oggi che al governo dell’Italia ci sono gli eredi politici dell’immane tragedia del fascismo, noi vogliamo ricordare il sacrificio della famiglia Cervi e quella di tutti i partigiani, veri patrioti, che lottarono per la libertà e per migliorare le condizioni di vita degli italiani.
La Redazione di Ciavula
Sankara Srl
