
Pasquale Aiello: “La tregua a Gaza è uno stratagemma per spegnere i riflettori sulla tragedia”
di Pasquale Aiello
Un ‘cessate il fuoco’ non si nega a nessuno in tempi di guerra, o peggio, di genocidio come nel caso di Gaza. Purtroppo, però, solo per coprire con una coltre di silenzio uno sterminio che continua incessante con arresti arbitrari, distruzioni di case, saccheggio di raccolti specialmente delle olive e proliferazione di colonie illegittime sulle terre occupate, da parte della mafia dei coloni appoggiata dall’esercito del governo criminale di Israele. E’ quello che sta succedendo in Palestina, dopo l’accordo-farsa, nella striscia di Gaza ma anche in Cisgiordania dove lo stato colonialista d’Israele, con una precisa strategia, continua a incorporare interi territori infrangendo tutte le regole del diritto internazionale, sotto gli occhi del mondo. Del resto Moni Ovadia aveva lanciato l’allarme quando qualche tempo fa avvertiva dicendo che nel momento in cui si sarebbe affievolita l’attenzione e i riflettori si sarebbero spenti, poteva essere il culmine per il regime sionista di realizzare o accelerare la sostituzione etnica dopo la devastazione. La tregua come strumento per rimuovere dalle tv di regime il racconto da Gaza e incanalare la rabbia dell’opinione pubblica in altri solchi più congeniali al sistema borghese. Ma le sofferenze e il dolore proseguono e anche se sono state eliminate dai canali dell’informazione ufficiale, la gente di Gaza continua a morire, probabilmente non più sotto le bombe, ma di sete, di fame, di violenze, torture e carenza di farmaci per l’impedimento di rifornimenti. In base a notizie che giungono da fonti internazionali, pare che siano ripresi anche i viaggi ‘volontari’ con partenze attraverso vie non ufficiali, che nessuno certifica e gestiti in modo completamente oscuro da una ong fantasma verso destinazioni ignote, col forte dubbio che siano parte del piano di una nuova ‘nakba’. I carnefici dello stato israeliano stanno logorando la vita dei palestinesi nascondendola con la maschera di una tregua/inganno e intrappolandola con pratiche da apartheid. Insomma il progetto di annientamento del popolo palestinese continua. I famosi tunnel di Hamas, uno dei pretesti degli attacchi israeliani, non sono stati distrutti, forse proprio perché utili alle strategie dei malfattori sionisti. In compenso dopo due anni di bombardamenti, l’immagine in terra santa è apocalittica. Dalle stime dei vari osservatori pare che circa l’80% di strutture e infrastrutture di Gaza siano state demolite e ridotte a macerie, rimangono solo detriti, per cui niente più da bombardare. Pertanto non può sfuggire a nessuno la falsità dell’accordo, una buffonata sulla pelle ancora dei palestinesi per far calare l’attenzione mediatica e così ridimensionarla per mezzo di un oblio pianificato, silenziare il genocidio per allontanare i patimenti di un intero popolo dalla coscienza collettiva. Per tutto ciò, in tutti i comunicati propal è indispensabile contrastare l’eliminazione mediatica su quanto continua a succedere a Gaza, continuare a scendere in piazza, parlare, scrivere oltre che divulgare le testimonianze dei superstiti e di tutte le voci libere, esigere giustizia e reclamare il diritto alla verità. Per ribellarsi alla silenziosa e muta corresponsabilità, opporsi e lottare contro il nazisionismo, pianificare il dissenso nei confronti dei governi complici del genocidio, sostenendo la Palestina fino alla liberazione, con la fine dell’occupazione per uno stato laico e autodeterminato, ma anche continuando la lotta contro tutte le guerre e contro la nuova corsa al riarmo. Nonostante tutto bisogna contemplare l’ostinazione e la tenacia del popolo di Palestina che resiste al disegno sciagurato di vederlo scomparire dalla terra, da parte di uno stato criminalterrorista. Per una vera pace veramente duratura, per un futuro migliore di una nuova umanità in un mondo nuovo.
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