
Andrea Lancia: “Vogliono trasformare il Consiglio di Caulonia in un circolo di passacarte silenziosi al servizio dei loro capricci”
Pubblichiamo l’intervento integrale di Andrea Lancia al consiglio comunale di Caulonia del 22 dicembre 2025:
di Andrea Lancia
Signora Presidente, Signor Sindaco, e – permettetemi un saluto speciale – cari “nuovi” Assessori del post rimpasto di giunta.
Perché quest’oggi la scena è tutta per voi/loro.
Sonno immensamente felice che il Dott. Frajia sia oggi qui con noi.
Prego tutti, propedeuticamente, di non leggere sopra le righe questo mio discorso, nessuna invettiva personale verso nessuno, stima e rispetto nei confronti di tutti, ma eppur vero che dobbiamo condividere il nostro pensiero politico.
Orbene, se avessi voluto scrivere la sceneggiatura di una farsa teatrale, non avrei saputo fare meglio di quanto avete fatto voi; da soli.
Devo confessarvi una cosa: prima di entrare qui oggi ho controllato e riletto la convocazione al consiglio comunale. Ai miei occhi appare come una locandina di uno spettacolo di cabaret, perché questa non è amministrazione, è avanspettacolo puro.
È Ionesco che incontra Totò.
Ho riletto con tenera ilarità le dichiarazioni dell’Assessore esterno Riccio espresse nel consiglio svolto dove già avevamo discusso a suo tempo del regolamento idrico. Vi rileggo le dichiarazioni dell’Assessore esterno Riccio riportate nel verbale della seduta:

Dunque, con l’ardore dei neofiti, mi accusava di “inerzia”. Tuonava: “Lancia in tre anni non ha mai toccato questo regolamento!”.
Vede, Assessore esterno Riccio, usurpatore della volontà dei cittadini, capisco che per Lei la Pubblica Amministrazione sia ancora un mondo esotico e misterioso, nonostante il suo ridondante millantare ogni santa volta di essere stato già sindaco. Le svelo un segreto che noi tecnici (quelli veri) conosciamo bene: in politica, a volte, non fare nulla è l’atto più intelligente che si possa compiere, se “fare” significa fare mala figura e soprattutto violare la legge.
Io non ho toccato quel regolamento, ed avevo a suo tempo pregato i miei compagni di prenderne le distanze, perché, avendo letto la Legge Regionale n. 10/2022 (quella che ha istituito ARRICAL per intenderci), sapevo che il Comune non aveva più il potere di farlo. Il mio “non fare” era semplice rispetto delle regole.
Il vostro “fare” è stato solo un goffo tentativo di usurpare competenze, peraltro da voi non possedute e senza indugio palesemente palesate.
E qui veniamo al “nostro” Assessore Frajia. È lui il vero eroe tragicomico di questa vicenda.
Anche di quest’ultimo mi preme riproporvi il suo intervento posto agli atti del passato consiglio, dove l’approvazione del regolamento allora redatto dall’assessore fu miseramente licenziato con un ennesimo rinvio:

Ebbene, l’Assessore Frajia, dopo il suo imponente e trionfale accesso in Giunta – frutto di quel nobile mercato delle vacche chiamato “rimpasto” – ha deciso di lasciare il segno.
Me lo sono sempre immaginato, poverino, proprio per come lo descrive l’Assessore esterno Riccio.
Notti insonni passate letteralmente a spaccare pietre con la fronte per partorire un regolamento idrico inutile. Riunioni fiume, copia-incolla furiosi da regolamenti di altri comuni, consultazioni con “i tecnici” che, a suo dire, gli davano ragione sulla necessità di riscrivere un regolamento.
Tutto questo sudore, tutta questa fatica erculea, questa impresa titanica, per produrre cosa? Un documento che oggi, 22 dicembre 2025, non esiste, non è stato redatto, non è stato proposto.
Perché oggi, costretti dalla realtà, si propone di approvare il Regolamento ARRICAL.
E qui, Signor Sindaco, la satira diventa crudeltà.
Leggiamo insieme la data del decreto ARRICAL che recepiamo oggi: 25 settembre 2023.
Due anni fa.
Signor Sindaco, Lei siede nel Consiglio Direttivo di ARRICAL. Lei, a Catanzaro, decide le sorti dell’acqua calabrese.
Eppure, a Caulonia, ha assistito muto alla pantomima del suo Assessore Frajia. Lo ha lasciato lavorare, con il fido assessore esterno Riccio a tamponargli il sudore, per mesi a vuoto.
Lo avete mandato a sbattere contro un muro normativo, di cui Lei, Sindaco, essendo amministratore dell’ente regionale, conosceva perfettamente i contenuti.
Ed allora, perché non lo ha fermato? Perché non gli ha detto: “Caro Enzo, posa la penna, esiste già il regolamento ARRICAL”.
Forse si è divertito? O forse, cosa ben più grave, il cortocircuito tra il Cagliuso-Sindaco e il Cagliuso-ARRICAL è tale che la mano destra non sa cosa fa la sinistra?
In entrambi i casi, il risultato è politicamente impietoso.
È stato sacrificato sull’altare della agognata Pace Sociale, un mega agnello sacrificale da sgozzare per far gozzovigliare gli adepti al cerchio del potere.
Una vittima: Enzo.
Ho letto le vostre veline sulla stampa, dove mi accusate di “ambiguità” e di creare un “blocco amministrativo”. La vostra è una narrazione patetica, sembra il tentativo disperato di un pugile suonato che agita le braccia nel vuoto.
Parlate di “atti non opinabili”. Ma vi rileggete quando scrivete?
Se questi atti fossero dogmi indiscutibili, mere procedure burocratiche senza alternativa, allora spiegatemi: che ci stiamo a fare noi qui?
Se la vostra idea di democrazia è quella della ratifica muta e cieca, allora abbiate l’onestà di ammetterlo: volete trasformare questo Consiglio in un circolo di passacarte silenziosi al servizio dei vostri capricci.
Mi Definite “ambiguo”.
È un’accusa che fa sorridere, detta da chi ha trasformato il silenzio in una linea politica.
Io ho chiesto ripetutamente in quest’aula di definire il profilo politico di questa maggioranza post rimpasto e la vostra risposta è stata un mutismo degno di un ordine monastico.
Avevo già votato contro il Bilancio: votare contro le sue variazioni non è ambiguità, è coerenza granitica. È una linea dritta in un mare di vostre curve e contorcimenti.
L’ambiguità è la vostra: vi riempite la bocca con i trionfi regionali di Forza Italia, vi pavoneggiate per i risultati strabilianti di ottobre, e poi? Poi venite in Consiglio e vi imbarazzate su un misero e ridicolo 6 a 6. Siete una corazzata di carta che affonda in un bicchier d’acqua.
Se siete così convinti di questo vostro nuovo corso “azzurro”; se credete davvero che i cittadini di Caulonia abbiano firmato un assegno in bianco ai vostri padrini politici, perché non facciamo l’unica mossa degna di donne e uomini liberi? Chiediamo formalmente la fiducia ai cittadini.
Perché dovreste subire questo terrore viscerale degli atti che non passano in consiglio?
Beh! Ve lo dico io perché: perché sapete perfettamente che non esiste alcun rilancio. Esiste solo un vergognoso movimento di dilaniamento interno, una lotta tra galli in un pollaio che sta andando a fuoco. Smettetela di cercare colpevoli fuori: il blocco di Caulonia ha i nomi e i cognomi degli affiliati alla cerchia del poter post rimpasto.
Le dichiarazioni sottostanti al rimpasto di giunta professavano il voler fare politica, il riappropriarsi della politica, quella con la P maiuscola, quella che doveva “rilanciare l’azione amministrativa” che era stagnante. Asserzione quest’ultima sostenuta in ogni dove dall’assessore esterno Riccio e dall’assessore Frajia.
Eccolo il vostro rilancio: lavoro inutile per partorire il nulla cosmico e finire costretti a votare un atto che prima o poi avremmo dovuto recepire obbligatoriamente.
Voterò a favore il punto.
Lo voterò con il sorriso beffardo di chi vi vede tornare all’ovile con la coda tra le gambe.
Lo voterò per pietà.
Sta di fatto però, che i Cauloniesi non meritano le fantasie normative dell’Assessore Frajia e di chi lo ha foraggiato subdolamente ad entrare onnipotentemente in giunta.
A Lei, Assessore Frajia, consiglio un buon analgesico per la fronte: spaccare pietre inutilmente deve essere doloroso. A Lei, Assessore esterno Riccio già sindaco, consiglio un corso accelerato di Diritto degli Enti Locali. E a Lei, Signor Sindaco, rinnovo la mia stima per il machiavellico cinismo con cui espone al ridicolo i suoi preziosissimi alleati.
Tuttavia, chiuse le risate, resta l’amarezza. E mi torna in mente il pensiero del grande Fëdor Dostoevskij, che profetizzando la deriva della modernità, ci avvertiva: «Verrà un tempo in cui l’uomo intelligente dovrà chiedere scusa per le sue riflessioni, perché il solo fatto di pensare provocherà sdegno e offenderà gli stolti».
Ebbene, quel tempo a Caulonia pare sia arrivato.
Se oggi il pensiero critico offende, se la competenza tecnica infastidisce al punto da essere epurata, allora è il momento di alzare lo sguardo dal tombino dell’acquedotto e guardare all’orizzonte politico.
Signor Sindaco, colleghi provenienti dal Movimento civico Officina delle Idee. Noi non siamo nati nelle segreterie di partito. Noi non siamo figli delle tessere o dei padrini politici regionali.
Noi siamo nati come “Officina delle Idee”.
Siamo nati dal basso, dalla polvere delle strade e dalla voce rauca di chi non aveva voce.
Eravamo un movimento inclusivo, viscerale, che aveva un solo patto sacro: restituire dignità a Caulonia. Dignità politica, dignità umana. La nostra strada era lastricata di rispetto verso i concittadini, non di inchini verso i potenti di turno.
Ma guardatevi oggi.
La corsa all’accentramento del potere vi ha offuscato la mente. Vi siete lasciati sedurre, e poi fagocitare da quegli stessi apparati di partito che avevamo giurato di combattere. Avete permesso che la scena politica cauloniese venisse cannibalizzata da logiche esterne, da una segreteria che usa i voti dei cittadini di questo Comune come una pedina di scambio.
Identificarsi con un uomo solo, appiattirsi su un simbolo di partito, non era nel patto che abbiamo stretto con la gente nelle piazze.
I cittadini ci avevano votati perché eravamo liberi, non perché diventassimo i vassalli di qualcuno. Come diceva Piero Calamandrei: «La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale solo quando comincia a mancare». E qui a Caulonia, l’aria della libertà politica si è fatta irrespirabile.
E allora, se la maggioranza ha deciso di svendere l’anima civica di questo progetto per un piatto di lenticchie partitiche, io non posso essere complice. Non posso tacere mentre il “Noi” inclusivo di Officina delle Idee viene sostituito dall’”Io” arrogante del potere.
Per questo, con la morte nel cuore ma con la testa altissima, formalizzo oggi la mia distanza da questo percorso.
Costituisco in seno a questo Consiglio il gruppo autonomo “Officina delle Idee”.
Non è una scissione, è una restituzione.
Restituisco quel nome, quel simbolo e quei valori al loro legittimo proprietario: il popolo di Caulonia, che non può essere messo a latere, che non può essere spettatore pagante di rimpasti e tarantelle di poltrone.
Antonio Gramsci scriveva: «Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano».
Io oggi scelgo da che parte stare. Sto dalla parte di quella Caulonia partigiana che aveva deciso di resistere nel 2017 e voleva “Ripartire” davvero nel 2022, senza padroni e senza burattinai.
Voi tenetevi pure le poltrone e i regolamenti copiati male. Noi ci teniamo la dignità.
Grazie.
