
I totalitarismi
di Nicola Frammartino
In questo breve scritto mi propongo di sviluppare una riflessione su una discussione datata, ma che si è attualizzata dopo lo strano voto del Parlamento UE che ha decretato: “Il nazismo come il comunismo”. La mia tesi, che poi non è la mia, ma è avanzata da studiosi di grande levatura, è che il decreto dell’UE è ridicolo; intanto perché è curioso come un organo politico, anche se non tanto da fare, nonostante i lauti emolumenti che, tutti, percepiscono, ha preso la stramba decisione di pronunciarsi su una questione di competenza degli storici. Ma, superata questa obiezione, per altro significativa del politico di caccia alle streghe, che deve esserci in quell’ambiente, affronta l’altra osservazione: la tesi sostenuta dal Parlamento dell’UE è inconsistente, in quanto viziata da evidente faziosità e schematismo: tende a proteggere i movimenti nazi-fascisti che stanno spuntando in po’ dappertutto in Europa.
Inizio il ragionamento.
Il comunismo è una filiazione del socialismo scientifico, così detto per distinguerlo dal socialismo utopistico, che è fiorito nei primi decenni dell’Ottocento e ha preceduto il socialismo scientifico, che è stato frutto del pensiero di Karl Marx, collaborato dal suo amico per la vita, Friedrich Engels.
Marx ed Engels hanno avuto un’infinità di continuatori, che furono detti marxisti.
Le teorie di Marx ed Engels e loro continuatori hanno generato un movimento mondiale di pensiero e di azione che fu il socialismo. Quini Marx ed Engels furono i fondatori del socialismo moderno.
Marx ha studiato a fondo il capitalismo e ha scoperto che questa forma di produzione è fondata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Cioè il rapporto di lavoro, il contratto di lavoro tra il capitalista, cioè il proprietario dei mezzi di produzione, e il lavoratore, colui che fornisce la prestazione lavorativa, è un rapporto iniquo, poiché il capitalista s’impossessa di una parte del frutto del lavoro e al lavoratore resta una parte, con la quale a stento riesce a procurarsi i mezzi di sussistenza. E’ stata, questa, una scoperta straordinaria che ha rivoluzionato la vita di miliardi di uomini e donne in tutto il mondo.
Questi sono stati Marx ed Engels, rivoluzionari universali. Finora non hanno fatto niente di male, anche sono stati perseguitati, soprattutto Marx, che ha dovuto fuggire da un Paese all’altro, per stabilirsi a Londra dove ha condotto i studi letti in tutto il mondo e morirvi nel 1883.
Se da una parte Marx ha fatto questa scoperta, da scienziato, quindi con il massimo rigore scientifico, ha cantato lodi strabilianti al capitalismo, per l’immenso contributo da esso dato al cambiamento del mondo e al miglioramento delle condizioni di vita di tutta l’umanità.
Il capitalismo, se da una parte ha fatto tanto bene all’umanità ed è stato bene, dall’altra, secondo Marx, ha questo grave difetto: se nutre e vive dello sfruttamento del lavoro. E di questo processo di sfruttamento il nostro autore ha spiegato il meccanismo, con una tale competenza che ancora studiosi di tutte le branche la profondità.
Il capitalismo, sempre secondo Marx, sviluppandosi, ha generato i suoi antagonisti, i proletari che lo affosseranno. Cosa che, finora, non si è verificata. Marx muore, dopo avere trascorso gli ultimi anni, assieme alla moglie ed ai figli, nella miseria più cruda, alleviata dell’aiuto che non mancava ad assicurargli l’amico sincero quale fu
Friedrich Engels, piccolo industriale Imprenditore, provenendo da una famiglia di industriali tessili, Engels si dedicò oltre allo studio e alla gestione delle fabbriche di proprietà del padre in Inghilterra. Tale impegno lavorativo gli diede una prospettiva diretta sulle condizioni di lavoro.
Secondo le teorie di Marx la storia è stata, sin dalle origini, storia di lotte di classe. Nell’epoca storica in cui viveva Marx, che sostanzialmente è anche la nostra, due classi si fronteggiavano: la classe dei proprietari dei mezzi di produzione, detta borghesia, portata alla guida degli Stati dalla Rivoluzione Francese che si appropria di parte del lavoro e i lavoratori, cioè i proletari, che subiscono lo sfruttamento, poiché la società, dominata dai capitalisti, fornisce a questi tutti gli strumenti, comprese le armi vere e proprie, esercitare un dominio violento. Osservando le condizioni di bestiale miseria in cui viveva (e in una larghissima parte del mondo, ancora vive) la classe operaia e, oggi diciamo, i ceti subalterni, ha indirizzato un appello a tutti i proletari del mondo a liberarsi dalle catene dello sfruttamento.
Un documento, che fu dei primi scritti assieme ad Engels, pubblicato nel 1848, il “Manifesto del Partito comunista”, così conclude: “Proletari di tutti i paesi unitevi”.
Finora non risulta che abbia fatto niente di male. Ma fu lo stesso odiato e disprezzato dei ceti dirigenti e dagli uomini e donne da essi influenzati.
Marx muore a Londra il 14 marzo 1883 (4 mesi dopo è nato Benito Mussolini, che tanta parte ebbe nella storia del nostro Paese).
Da allora i proletari hanno lottato, spargendo fiumi del loro sangue, e, talvolta del sangue dei loro nemici, per una vita migliore.
Dopo la morte di Marx la guida del movimento marxista passò naturalmente a Friedrich Engels, che morì 12 anni dopo, il 5 agosto 1895.
L’Ottocento si chiuse con non poche rivolte dei ceti oppressi, forse la più grave fu la Comune di Parigi (sulla quale Marx espresse, inizialmente, non poche perplessità, che si concluse con un autentico, non metaforico, bagno di sangue: la borghesia, assetata di sangue e avida di vendetta, uccise, facendoli fucilare, decine di migliaia di rivoltosi.
Così si chiese l’Ottocento
Nel secolo passato, il Novecento, era parso, per un breve tratto, che i proletari fossero riusciti a costruire una società in cui fosse loro consentito di prendersi interamente i frutti del loro lavoro. Poi, allo fine del secolo, tutto è precipitato. E i nemici di classe, cioè i borghesi, i capitalisti hanno preso il sopravvento e si sono preso tutto. Proprio tutto.
Di questa storia drammatica e appassionante la Rivoluzione russa è una parte importante. E’ da là che nasce il comunismo: una frazione del socialismo si stacca dal tronco principale e si unisce ai rivoluzionari russi.
Fu quella Rivoluzione una tragedia inutile? Fu un momento buio della storia dell’umanità? Sono, queste domande banali? Secondo Hegel, sì, perché secondo il grande filosofo quello che avviene nella storia doveva avvenire. Secondo i pensatori storicisti per capire la storia bisogna guardare al contesto in cui i fatti si verificano, niente viene a caso nella vicenda umana. Molti studiosi ritengono che la Rivoluzione è stata inutile, considerato che il modello di Stato da essa creato dalla Rivoluzione, cioè lo Stato Sovietico con le sue caratteristiche del tutto originali, è crollato.
Ma è stata poi così inutile se essa ha contribuito in maniera decisiva alla liquidazione del sistema coloniale, cioè ha liberato dalla schiavitù vera o propria o dalla sottomissione miliardi di persone, interi popoli che il mondo che il mondo occidentale”, il mondo civile” teneva al guinzaglio? E’ per questa ragione, cioè per la spinta di liberazione che è promanata dalla Rivoluzione Russa, che il mondo occidentale, il mondo “civile”, gli stati imperialistici, sostanzialmente i maggiori stati Europei, l’hanno combattuta, anche con le armi, mentre la Rivoluzione Russa si stava ancora svolgendo e, dopo la Rivoluzione, hanno combattuto sempre, fino a demolirlo, lo Stato sovietico da essa creato, che da loro veniva percepito come Stato comunista. Se la sono segnata al dito gliel’hanno fatta pagare, ai comunisti. E ora i vincitori comandano il mondo. Aveva le proprie ragioni, il mondo “civile”, di combattere la Rivoluzione Russa: aveva tolto loro da sotto il musa la biada, come ai cavalli.
Certo, hanno dimenticato il contributo gigantesco, fatto dal sangue di 27 milioni di Russi, dato nella lotta mortale al nazifascismo, nella Seconda guerra mondiale. Chi può dire come sarebbe finita la guerra senza quel contributo?
Come è strana la vita degli uomini e anche dei popoli. L’URSS, (oggi la Russia) ha salvato prima sé stessa e il mondo intero dalle fauci dalla belva nazifascista, e il mondo “civile”, salvato dall’URSS, rivolge subito le sue zanne alla stessa URSS, fino a demolirla, alimentando odio e disprezzo, ponendola sullo stesso piano della belva nazista. La cosa più difficile da capire, ma ha la sua ragione certamente, è che anche i poveri del mondo, (che non partecipano ai benefici di cui hanno goduto e godono le classi imperiali godono instaurando il loro dominio) non capiscono e si accodano ai padroni del mondo.
Fatta questa deviazione, ritorno al tema.
Né va sottovalutato il contributo che l’Unione Sovietica, l’odiato nemico, ha dato alle classi popolari di tutto il mondo con la sua sola presenza, poiché ha influenzato moltissimo le politiche interne agli stessi paesi capitalistici, i quali, per il timore che i ceti popolari, che certamente sentivano in qualche misura su di essi il giogo dello delle classi dominanti, potessero guardare all’URSS come modello da imitare. Infatti, non a caso, nel Novecento, nel secolo in cui il movimento operaio mostrò la maggiore vitalità, si svilupparono politiche economiche keynesiane, e politiche sociali, costruirono il welfare nel mondo. E si affermarono politiche liberali che allargarono l’area dei diritti.
Tali politiche, sono state eliminate dalle classi dominanti dopo il crollo dell’URSS.
Però c’è stato anche lo stalinismo, dicono i detrattori, i nemici giurati del movimento operaio, cioè gli oppressori dei ceti subalterni. Ed è vero c’è stato lo stalinismo, che ha salvato le classi imperialiste.
Io penso che sia troppo presto per dare un giudizio corretto e equilibrato sul piano storico dello stalinismo, che fu tante cose insieme. Con questo non voglio negare l’immensa tragedia dei gulag, per l’URSS per tutta l’umanità.
La storia è sempre complessa e difficile da comprendere. Lo stalinismo da dove nasce? E’ difficile dirlo. I nemici dell’URSS e i nemici dei ceti popolari hanno la risposta pronta: la società sovietica conteneva ab origine lo stalinismo, Perché l’URSS era il Regno del male. E’ credibile il giudizio simile espresso dai nemici più violenti dell’URSS, del socialismo, del comunismo dei sindacati dei lavoratori e di ogni forma di movimento progressista? E di ogni idea, anche la più remota, che proviene dalla Rivoluzione Francese? No. Non è credibile, ma tenta gente vi crede, anche in buona fede.
Questo è il problema
A questo punto rivolgo la mia attenzione alle altre società, che con l’URSS vengono messe a confronto: la Germania di Hitler e l’Italia di Mussolini.
In URSS c’erano i gulag. Essi erano (riprendo da wipedia) i campi di lavoro forzato, gestiti dal ramo della polizia politica dell’URSS e operativo dalla prima metà del XX secolo fino alla morte di Stalin. Erano caratterizzati da condizioni brutali. Si stima che tra il 1930 e il 1953, milioni di prigionieri siano morti a causa di maltrattamenti o delle dure condizioni di vita.
Nella Germania nazista c’erano i campi di concentramento (riprendo da wipedia), termine usato inizialmente per descrivere i campi costruiti dal Regno Unito nella seconda guerra boera in Sudafrica. Tuttavia, il termine ha perduto molto del suo significato originale dopo la scoperta dei campi di concentramento nazisti e da allora il suo significato preciso è stato quello di luogo di patimenti e sofferenza, lavoro forzato e, soprattutto, di morte. Venivano utilizzati principalmente per gli avversari politici del partito nazionalsocialista, soprattutto i comunisti del KPD. Furono costruiti in particolare nella fase della soluzione finale della questione ebraica. I corpi delle vittime vennero abitualmente cremati o inumati in fosse comuni.
Non sono la stessa cosa i gulag staliniani e i campi di sterminio nazisti, perché non erano la stessa cosa nazismo e comunismo. Il Comunismo è sorto ispirandosi alle teorie di Marx, che puntavano alla liberazione dei proletari di tutto il mondo dalle loro catene. Il suo messaggio fu: “Proletari di tutti i paesi unitevi”. Era un messaggio che aveva un profumo non molto dissimile dagli insegnamenti di Gesù: Uguaglianza, giustizia, fraternità. Il nazismo nacque con altri obiettivi (wikipedia). Mirava alla creazione di un “Nuovo Ordine” fondato su basi razziali, puntava a dominare e schiavizzare i popoli e le nazioni non ariane, a partire dai popoli slavi. Puntava alla ricostruzione della potenza militare ed economica tedesca, e all’espansione territoriale attraverso la conquista. Altri obiettivi erano l’annientamento del comunismo, l’eliminazione dell’influenza ebraica e straniera in Germania, e l’instaurazione di una società gerarchica basata su ideali nazionalistici e razziali.
Lo stalinismo, pur nella sua complessità è stato una tragica deviazione dai propositi iniziali del pensiero marxista e del movimento operaio. Tragica e ad essi estraneo, tanto che fu all’origine della sua distruzione. Che poi le potenze capitalistiche lo combatterono con tutta la loro forza, fino a sconfiggerlo, è una chiara dimostrazione che tutte le classi dirigenti degli Stati capitalistici, temendo che la novella, annunciata da Marx, della liberazione dei lavoratori dalle catene dei capitalisti, lo contrastarono con tutta la loro forza. Infatti, la liberazione dei ceti subalterni significherebbe, o avrebbe significato, l’abolizione dei loro privilegi.
Poiché, attraverso la mia vicinanza alle diverse associazioni del movimento operaio e alla lettura dei classici del marxismo, ho acquistato consapevolezza di questa storia dolorosa per i ceti subalterni, pur sconfitto, continuo a sperare in una futura Resurrezione, anche lontana nel tempo.
