
“Non in nostro nome”: l’appello degli attivisti ai tedofori contro la partecipazione di Israele alle Olimpiadi
Lettera aperta alle tedofore ed ai tedofori
Care atlete, cari atleti,
Il compito che vi è stato oggi assegnato vi accompagnerà per sempre.
Siete infatti stati insigniti dell’onore di portare la fiaccola olimpica nella staffetta che condurrà all’apertura dei giochi olimpici invernali di Milano Cortina.
Ci rivolgiamo dunque a voi invitandovi ad alcune riflessioni.
Sin dalla fondazione le olimpiadi sono state espressione di fratellanza e solidarietà. Per esse si interrompevano contrapposizioni e guerre, scontri e antagonismi. Ci si confrontava, alla pari.
Ecco, nelle olimpiadi per le quali vi impegnerete a brandire in alto la fiaccola, alcuni atleti non potranno partecipare. Sono quelli rimasti uccisi sotto i bombardamenti sferrati contro la popolazione civile, sono quelli che non hanno potuto allenarsi perchè le infrastrutture civili sono state sventrate e rase al suolo, sono quelli che non hanno potuto alimentarsi perchè oltre alla bombe ed ai droni è stato usata l’arma più ignobile per distruggere un popolo: la fame.
Si, care/i tedofore/i. In queste olimpiadi non parteciperanno gli atleti palestinesi, vittime, come la popolazione palestinese tutta, di un genocidio perpetrato da quasi due anni. Ancora in corso, anche se le telecamere del nostro paese hanno deciso di spegnersi perchè qualcuno, falsamente, parla di pace.
No. In Palestina la pace è ancora solo una speranza. L’esercito israeliano, non pago di oltre centomila morti (e chissà ancora quanti cadaveri sono ancora sotto le macerie), centinaia di migliaia feriti, resi invalidi e mutilati a vita, continua la pratica per la quale è stato addestrato: uccidere più palestinesi possibili. Praticare l’annientamento di un popolo. Realizzare un genocidio.
E però, in queste olimpiadi, c’è un paese che chiede di partecipare con i propri atleti. Israele, ovvero lo stato fondato sull’apartheid dei palestinesi, sulla loro cancellazione. Sulla usurpazione coloniale dei territori, sulla negazione del diritto all’esistenza dei palestinesi in pace sulla propria terra.
Ed allora se lo spirito olimpico è ancora vivo, chiediamo a voi che avete accettato di esserne espressione, di prendere posizione, proprio come il valore delle olimpiadi impone.
Vi chiediamo di prendere la parola, di denunciare il genocidio in corso dei palestinesi e di schierarvi senza esitazione contro l’ammissione dello stato colonialista e genocidiario di Israele alle olimpiadi.
Care atlete, cari atleti,
Il compito che vi è stato oggi assegnato vi accompagnerà per sempre.
Siete infatti stati insigniti dell’onore di portare la fiaccola olimpica nella staffetta che condurrà all’apertura dei giochi olimpici invernali di Milano Cortina.
Ci rivolgiamo dunque a voi invitandovi ad alcune riflessioni.
Sin dalla fondazione le olimpiadi sono state espressione di fratellanza e solidarietà. Per esse si interrompevano contrapposizioni e guerre, scontri e antagonismi. Ci si confrontava, alla pari.
Ecco, nelle olimpiadi per le quali vi impegnerete a brandire in alto la fiaccola, alcuni atleti non potranno partecipare. Sono quelli rimasti uccisi sotto i bombardamenti sferrati contro la popolazione civile, sono quelli che non hanno potuto allenarsi perchè le infrastrutture civili sono state sventrate e rase al suolo, sono quelli che non hanno potuto alimentarsi perchè oltre alla bombe ed ai droni è stato usata l’arma più ignobile per distruggere un popolo: la fame.
Si, care/i tedofore/i. In queste olimpiadi non parteciperanno gli atleti palestinesi, vittime, come la popolazione palestinese tutta, di un genocidio perpetrato da quasi due anni. Ancora in corso, anche se le telecamere del nostro paese hanno deciso di spegnersi perchè qualcuno, falsamente, parla di pace.
No. In Palestina la pace è ancora solo una speranza. L’esercito israeliano, non pago di oltre centomila morti (e chissà ancora quanti cadaveri sono ancora sotto le macerie), centinaia di migliaia feriti, resi invalidi e mutilati a vita, continua la pratica per la quale è stato addestrato: uccidere più palestinesi possibili. Praticare l’annientamento di un popolo. Realizzare un genocidio.
E però, in queste olimpiadi, c’è un paese che chiede di partecipare con i propri atleti. Israele, ovvero lo stato fondato sull’apartheid dei palestinesi, sulla loro cancellazione. Sulla usurpazione coloniale dei territori, sulla negazione del diritto all’esistenza dei palestinesi in pace sulla propria terra.
Ed allora se lo spirito olimpico è ancora vivo, chiediamo a voi che avete accettato di esserne espressione, di prendere posizione, proprio come il valore delle olimpiadi impone.
Vi chiediamo di prendere la parola, di denunciare il genocidio in corso dei palestinesi e di schierarvi senza esitazione contro l’ammissione dello stato colonialista e genocidiario di Israele alle olimpiadi.
Foto di Moslem Danesh su Unsplash
Ufficio stampa – Catanzaropalestina
