
Pasquale Aiello: “Gaza e l’ipocrisia del buonismo natalizio”
In tanti, soprattutto in politica, a Natale, giusto per ammantarsi ipocritamente di falso buonismo, si proclamano paladini e sostenitori dei diritti umani. Peccato, però, che al tempo stesso giustificano o perfino sostengono gli orrendi crimini che Israele ha compiuto e continua a compiere indisturbatamente nei confronti dei palestinesi. Pensano, per colpa di qualche neurone deviato e contorsioni mentali, che ci possano essere vittime perbene e oneste e vittime indegne e cattive.
Come se gli ebrei sterminati dal ‘cattivo’ nazismo e gli arabi massacrati dal loro ‘buon’ sionismo non fossero tutti esseri umani, figli dell’unico pianeta terra, in modo particolare i bambini, così come tutte le vittime delle guerre imperialiste. Il progetto sionista per la grande Israele, un piano colonialista e segregazionista fondato sull’intolleranza e la superiorità, nelle mani di uno stato genocida, ha l’unico fine di soppiantare la popolazione originaria avvalendosi scaltramente di un non meglio specificato diritto camuffato di messianismo, di essere il popolo eletto.
Lo stesso suprematismo in nome del quale furono sterminati i nativi americani ad opera degli europei che in seguito determinò la nascita degli USA, lo stesso razzismo che permise di insediare lo stato di apartheid in Africa e tutti i massacri storici, di popoli aborigeni, considerati, dalle potenze coloniali soprattutto quelle occidentali, ignoranti e inferiori da relegare a posizioni subalterne e perciò sottomessi o addirittura da sterminare, ma anche migliaia di cittadini antagonisti politici oppure oppositori del sistema considerati ‘nemici della nazione’.
A Gaza è genocidio, confermato da una relazione dell’ONU. Va avanti dal famoso ‘48, con la cosiddetta ‘nakba’ per cui l’apice della resistenza Palestinese è avvenuto il 7 ottobre 2023, con la cattura, da parte dei militanti di Hamas, di centinaia di civili che sarebbero serviti, come poi in seguito è avvenuto, per lo scambio di tanti palestinesi arrestati dall’esercito israeliano, arbitrariamente e senza motivo, in tutto il territorio di Palestina. I mass media, invece, interessati più alla propaganda di regime, per mezzo di bugie e falsità, hanno preferito parlare solo di un grave atto di terrorismo denunciando orrori che nessuna indagine israeliana ha mai certificato.
Di sicuro una azione violenta, quella di Hamas, ma altrettanto sicuramente inquadrata in una lotta di resistenza contro l’occupazione coloniale di un disegno sionista di annientamento. La resistenza palestinese di cui l’ala militare di Hamas è parte attiva, rappresenta il rifiuto di assoggettamento e sottomissione e l’agognata conquista della libertà e dell’autodeterminazione come diritti universali. I grandi mezzi della comunicazione dominante asservita a un potere neofascista di una Europa che mira alla guerra permanente con uno stato di diritto ormai incerto e l’Italia alla fame, nel tentativo di riabilitare lo stato genocida con l’equazione antisionismo uguale antisemitismo, dopo l’annuncio unilaterale della tregua-inganno proclamata dal ‘patron’ d’oltreoceano, hanno bloccato la visibilità di una concreta e consistente fratellanza che continua a espandersi nei confronti della popolazione palestinese, per continuare a blaterare di “reazione difensiva” e altre balle insistendo con le minacce all’unica ‘democrazia’ del medioriente.
Tutto ciò con l’obiettivo di allontanare, così, la sofferenza dei palestinesi dal sentire collettivo che produce una empatia e solidarietà dannose e destabilizzanti per i piani dello stato nazisionista d’Israele dal momento che, nonostante la ferocia e la persistenza dei crimini, non riesce a cancellare la dignità e la coscienza di un popolo fiero e inflessibile.
Pertanto, se i palestinesi, nonostante le continue uccisioni, fame, carestia e torture ancora in atto, resistono indomitamente per non farsi annientare, al resto del mondo, tocca far avere loro il nutrimento necessario per sopravvivere, continuare a parlare e denunciare nelle strade e nelle piazze, perché il silenzio è complicità, dal momento che ormai l’oppressione palestinese è diventata il paradigma di una questione universale orchestrata da un autoritarismo di stato evidente in quasi tutta Europa che adotta politiche violente soprattutto contro il movimento del contrasto al riarmo e il sostegno al popolo palestinese, ma bisogna soprattutto avvertire sulla pelle i loro patimenti, specialmente dei bambini e intraprendere una lotta internazionalista per il lavoro, la libertà, la pace e i diritti di tutti. Che siano di tutti.
Pasquale Aiello
