Specie aliene

Specie aliene

di Francesco Violi

L’impatto diretto dell’uomo sull’ambiente attraverso il consumo delle risorse  i rifiuti rilasciati e i gas serra non sono gli unici modi con cui l’ambiente viene danneggiato. A volte la natura ci mette del suo approfittando dell’incuria e delle disattenzioni umane  che introducono specie non originarie di un determinato  luogo. Le nuove specie prolificano, e non trovando antagonisti naturali che le limitano, soffocano ed eliminano le altre specie. Pensiamo al granchio blu che invade le foci dei grandi fiumi distruggendo gli allevamenti di altre specie ittiche. Ma le specie provenienti da altri continenti non sono solo ittiche. Anni fa un insetto proveniente dalla Cina ha azzerato la produzione di castagne nel nostro paese : per fortuna è stata  trovata la soluzione ( probabilmente introducendo un insetto antagonista) per cui adesso la situazione è tornata nella norma.

Ma non finisce qui, sappiamo del batterio della Xylella in Puglia che fa strage di ulivi e si diffonde sempre più, ma anche di una specie di “bostrico” che ha distrutto  le piante di fico in provincia di Reggio, scavando gallerie nel tenero tronco degli alberi, ( non ha ancora raggiunto la Locride),  proprio come nel Trentino, il bostrico, fa seccare gli abeti.

Per non parlare poi dei calabroni ( Vespa Orietalis) di cui ogni tanto vengono scoperti i nidi della  specie, pericolosa direttamente per l’uomo, o della zanzara tigre che è ormai divenuta endemica.

Ma esistono specie invasive di cui nessuno parla che  non sono percepite come un  problema: le specie vegetali introdotte nel nostro ecosistema. Andiamo per ordine di invasività: 1) Ailanto, 2) Robinia, 3) Eucalipto, 4) Acacia. La loro introduzione non è recente in particolare l’ailanto (Ailanthus Defs. 1786), originario del sud est asiatico, esiste da qualche secolo ma ha ormai invaso tutti gli ambienti sia montani che marini sia aridi che umidi e paludosi soppiantando indisturbato le altre specie di piante ed eliminando la biodiversità di intere aree: non c’è città o territorio nel mondo che non sia invaso dalla  pianta puzzolente e velenosa che non ha alcuna utilità per le attività umane; vegeta durante i mesi estivi mentre in inverno perde le foglie e rilascia miliardi di semi volanti che il vento trasporta nel territorio circostante da cui nasceranno nuove  pianticelle.

Qualcuno afferma che consolida il terreno con le radici ma anche questo  è falso  perché ha un apparato radicale esteso ma debole. Colonizza per lo più aree marginali, casolari abbandonati e si espande. Talvolta invade persino versanti di montagna  soppiantando il bosco autoctono: Esiste una zona sopra S. Nicola di Caulonia   che è ormai  devastata da questa specie. L’altra specie invasiva è la robinia anch’essa non originaria del mediterraneo utilizzata per lo più per stabilizzare le scarpate delle strade e perciò diffusa un po’ dappertutto. Prolifica anche attraverso le radici e difficile da estirpare. L’eucalipto invece è stato utilizzato per il rimboschimento di aree della nostra regione un tempo adibite alla coltivazione di cereali. In un primo tempo, le piante, trovando terreno fertile, si sono velocemente sviluppate, poi essendo, la specie, molto avida di acqua, ha prosciugato il terreno, già messo a dura prova dall’atavica siccità, e nello stesso tempo lo ha reso impermeabile con il suo fitto apparato radicale. La maggior parte delle piante ormai sono perite per il completo fallimento dell’esperimento della Forestale degli anni 60-70 del secolo scorso. Ancora oggi esistono privati che si ostinano a mettere a dimora presso le loro ville o attività rurali l’eucalipto. Al peggio non c’è limite!

L’acacia, di cui esistono numerose specie, è stata introdotta, come l’eucalipto, per rimboschimento con scarsi risultati:  ha una chioma che si sviluppa poco in altezza e in primavera si ricopre di fiori gialli come la mimosa. Tende a diventare invasiva se trova condizioni favorevoli al suo sviluppo. 

Ci sono anche numerose specie erbacee, introdotte con le piante ornamentali disperse poi nell’ambiente da diventare invasive come la bella di notte ( Mirabilis jalapa  l. 1753).

Ma torniamo a noi: è possibile liberarsi dalle specie invasive?

A differenza degli insetti o di animali che sono percepiti come pericolosi e nocivi le piante invasive, spesso,  non vengono considerate dannose dalla maggior parte delle persone anzi alcuni le curano e ne favoriscono la  diffusione, compreso qualche vivaista ignorante e inconsapevole del danno arrecato nell’ecosistema.  Ci vorrebbe un intervento diretto  del corpo forestale dello stato per eliminare l’ailanto, dove esso minaccia gli ecosistemi,  con l’impiego di risorse  ingenti e soprattutto la volontà di farlo.  Anche nel caso ci siano tutte le condizioni per intervenire la cosa non sarebbe semplice: l’albero cresce in zone marginali e nei terreni privati dove un ente pubblico non può intervenire. Ciò che si può fare è limitare il diffondersi della piaga nelle foreste demaniali eradicando l’alieno e sostituendolo con specie endemiche.  Siamo nel campo delle ipotesi molto lontano dalla realtà e dai problemi e dalle priorità percepite  per cui pensiamo che tali interventi non verranno mai nemmeno pensati dai nostri politici e legislatori.

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