Caulonia, Grenci: “Officina delle Idee e Dipende da noi sono aggregati autoreferenziali che agiscono per il potere”

Caulonia, Grenci: “Officina delle Idee e Dipende da noi sono aggregati autoreferenziali che agiscono per il potere”

Riceviamo e pubblichiamo

di Bruno Grenci

Caro direttore di Ciavula
penso che il tuo endorsement verso l’ex assessora Caraffa non avrebbe fatto una grinza se non fosse che quando l’assessora deteneva lo scettro lo ha usato con spregiudicatezza e senza guardare in faccia nessuno. Quindi ti trovo un tantino sbilanciato e di parte; parzialità che va a fare il paio con lo spazio e la sponsorizzazione che Ciavula ha offerto al “progetto paese”: e così tante cose si spiegano. Se non recuperate, per ora come Ciavula vi siete caratterizzati in favore di una fazione politica.
Torno alla politica politicienne, e al consiglio comunale delle dimissioni.
Dato che la vita riserva strane sorprese, nel novembre 2023, dopo che il progetto del lungomare era già stato presentato, confezionato e predigerito, il sottoscritto, nonostante i motivi di contrarietà che avrei potuto manifestare verso l’allora assessora, che del progetto-farsa se ne era fatta paladina e strenua difensora, in pieno consiglio comunale le manifestai solidarietà per gli attacchi violenti e scomposti che “Dipende da noi” le rivolgeva.
In quell’occasione ne’ l’ex assessora ne’ i componenti della maggioranza profferirono verbo o un ringraziamento verso di me. Compresi i falsi piagnoni ipocriti e adulatori del recente consiglio comunale delle dimissioni di cui tu parli. Personalmente quel consiglio comunale di qualche settimana fa l’ho trovato a tratti uno psicodramma collettivo, a momenti ipocrita e a momenti avvilente. La politica può avere momenti sentimentali e di espressione umana; ma ritengo in quell’occasione si sia scesi a livelli più infimi. Specchio comunque desolante e scadente della generale condizione politica-sottoculturale del paese, di cui hanno responsabilità gli amministratori e i ceti emergenti degli ultimi trenta anni.

Adesso però che l’ex assessora si è sganciata dal carro claudican-Cagliusista dovrebbe dirci se l’ostinazione a proseguire un lavoro inutile, dispendioso e beffardo verso tutti noi, parlo del lungomare, è stata determinata dai “colonizzatori roccellesi”, dalla volontà del sindaco, oppure se è stata tutta sua la responsabilità. Perché di quella cialtronata dei 400 metri di telo sintetico sotterrato qualcuno dovrà pure un giorno rispondere. Come dovrebbe pure dirci, la consigliera Caraffa, quante colpe ci siano, in questo aborto e spreco di milioni pubblici della ristrutturazione del nostro lungomare, nella precedente amministrazione o se siano da addossare tutte all’attuale compagine: per esempio per il fatto che nell’equipe dei tecnici progettisti non vi fosse uno di Caulonia. E molto altro ancora.
Ma dato che ci sono vorrei soffermarmi su altre cose che ritengo strampalate e che sono state dette in quel consiglio comunale del pianto collettivo. Per esempio ho sentito dire che “Officina delle idee” è (o era, dato che non la si sente più respirare), un movimento; come pure “Dipende da noi ” sarebbe un movimento politico. Ebbene vorrei contestare e confutare tale affermazione. Bisognerebbe ogni tanto avere cognizione di causa e preparazione per le cose che si affermano. È come se io che non sono un medico dicessi che l’Alzheimer è un disturbo di carattere gastroenterico. O che l’epatite si manifesta a livello cardiaco, ecc. Ebbene sappiamo tutti che sia l’Officina che Dipende non hanno mai preso una posizione aperta, ferma, continuativa, su un argomento serio che riguardi il paese. Né un incontro pubblico né un manifesto o altro. Che fosse Maietta o il lungomare o la 106 o l’isola ecologica o la demolizione delle scuole. Officina e Dipende NON SONO Movimenti civici o politici. Sono semplici aggregati a carattere clanico, autoreferenziale, e con inclinazione settaria. E agiscono solo per la mera conquista del potere spicciolo del Comune. Senza Vision, senza idee, senza progetti. Senza linguaggi o proposte. La dimostrazione sta nel fatto che da una ventina di anni a questa parte i protagonisti principali si alternano e si intercambiano in ruoli di governo e di opposizione senza scorno e senza ritegno. Saltando recinzioni partitiche o ideologie a pie pari. Compresa, in tale bassa meschina saga paesana, l’esperienza fallimentare e implosiva della “Città Futura” del 2017; fallimento esperienziale del quale ci attenderemmo un cenno di autocritica e ripensamento da parte di quelli che privatamente ne hanno preso le distanze. La politica concede onori e medaglie al petto; e lauti stipendi a chi assume incarichi, ma è pure responsabilità sociale e pubblica che pretende risposte pubbliche doverose.
Amara costatazione finale: il paese galoppa velocemente verso un’involuzione sotto tutti gli aspetti. Servirebbero persone di buona qualità e volontà che io non vedo.
I laureati e professionisti non sempre si sono rivelati efficaci. Forse i contadini, gli artigiani e i muratori farebbero meglio.

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