Nicola Frammartino: “I ribelli di Caulonia nel 1945 erano animati da ideali di giustizia e liberazione. E questo mi basta”
Pubblico degli scritti sulla “Repubblica Rossa di Caulonia”. Oggi comincio con uno scritto, di una quarantina di anni fa, dedicato ai rivoltosi che un giorno del mese di marzo del 1945, con il buio della notte, lasciarono le case e si presero quel paese che da sempre aveva visto loro ed i loro avi, schiavi dei signori delle terre dove vivevano.
Nicola Frammartino
1^ Parte
Quando nel 1975 Ilario Ammendolia ed io buttammo giù, quasi d’impeto, un libretto che demmo alle stampe sotto il nome “Repubblica Rossa di Caulonia”, non pretendevamo di scrivere un’opera di storia, ché non eravamo degli storici né lo siamo diventati in seguito.
Era semplicemente una rievocazione degli avvenimenti di trent’anni prima cui noi guardavamo con simpatia e animo commosso.
In quelle pagine c’era lo sforzo di lasciare ai giovani un quadro dalle pennellate leggere della vita dei contadini e degli artigiani di Caulonia e delle sue contrade negli anni precedenti alla rivolta. Non avevamo la presunzione di scrivere dotte analisi sociali, né la pretesa di obbiettività scientifica. Scrivemmo per la sola gioia di parlare di una civiltà, quella contadina, che stava per scomparire e della quale noi volevamo che rimanessero delle tracce; molta ingenuità, si può osservare, perché le tracce (e che tracce!) sarebbero rimaste anche senza il nostro piccolo contributo.
Solo che eravamo giovanissimi, ed eravamo letteralmente affascinati, quasi abbagliati da quel mondo ricco di umanità intensa. Quel mondo ha operato in noi come un grande mito travolgendoci totalmente.
Chi ricorda gli anni in cui scrivemmo il libretto, gli anni ’70, per diretta esperienza o per proprie letture, capirà.
C’era allora a Caulonia una tumultuosa esplosione di iniziative e di idee; gli animi erano accesi dalla speranza di cambiamenti profondi e radicali che si pensava fossero alle porte ed ognuno voleva essere dentro al movimento; ognuno voleva portare almeno un mattone per la costruzione del mondo nuovo che sognavamo.
Fu in quel clima di grande tensione morale, culturale e politica, che sentimmo prepotente il bisogno di riscoprire o rileggere gli avvenimenti di trent’anni prima che erano stati lasciati cadere in oblio dopo essere stati rappresentati per decenni con le tinte più fosche, come un fatto vergognoso della nostra storia, una cosa di cui era meglio non parlare. II clima culturale di Caulonia, e non solo di Caulonia, è di nuovo cambiato e di conseguenza sta prendendo piede una rilettura di quei fatti alla vecchia maniera; e mentre faccio questa affermazione, a scanso di equivoci, voglio esprimere il più grande rispetto verso coloro che hanno scritto “alla vecchia maniera” facendo uno sforzo apprezzabile di argomentazione e di documentazione. I ribelli di Caulonia, che la mattina del 5 Marzo del 1945 si mossero dai loro tuguri alle prime luci dell’alba, che discesero per gli aspri balzi delle falde delle serre sotto i primi raggi del sole nascente, erano animati da un grande ideale di giustizia e di liberazione.
E questo mi basta.