Il dominio dei (pre)potenti
Di Francesco Violi
I capi di stato più potenti del mondo ormai non tengono ormai più nascosti i loro propositi leciti o illeciti che siano. Trump non esita a bastonare senza esclusione di colpi qualsiasi stato pur di raddrizzare, a modo suo, l’economia americana e il deficit commerciale. Per anni le industrie hanno delocalizzato in paesi terzi dove la manodopera costa meno e sono meno restrittive le norme anti inquinamento. Questo processo avviene ancora adesso e non solo in America ma anche in Europa e in altri paesi cosiddetti “economicamente sviluppati”. Il risultato è che i grandi paesi come l’America e i paesi europei sono diventati mercati di prodotti tecnologicamente avanzati cinesi, indiani, taiwanesi, che non vengono prodotti più in loco. Così Cina e India sono diventati superpotenze economiche tali da scalzare persino il primato dell’America. Proprio quello che il presidente americano vuole evitare e cerca di dettare le sue regole senza guardare in faccia nessuno senza esclusione di colpi, con dazi prima annunciati, poi tolti, poi rimessi e maggiorati in una sorta di confusione totale con l’unico risultato di mandare in tilt l’economia globale, anche quella americana.
Cerca di imporre alle industrie di trasferire sul suolo americano le produzioni; Ai paesi europei impone di comprare il gas americano che costa di più e di cui non hanno bisogno, e sistemi di arma per la difesa. I paesi europei sono scettici e divisi. I governanti italiani fanno i “bravi” e accettano le scelte di Trump perché ne condividono i modi e i metodi. Con “bravi” non si intende che si comportano bene ma come intendeva A. Manzoni sono scagnozzi che sono al servizio del “potente” di turno che eseguono i suoi ordini scagliandosi e terrorizzando i deboli e cercando di non prendere decisioni contro i “protetti”. Il potente di turno nel nostro caso è Trump. L’unica differenza con il manzoniano Don Rodrigo è che egli i “bravi” li pagava mentre i nostri “bravi” non solo obbediscono ma pagano anche “dazio”! Non importa quali siano gli ostacoli non importa se la popolazione è contraria i potenti hanno un unico obiettivo in testa da raggiungere ad ogni costo e con qualsiasi mezzo. Alcuni scatenano guerre: vedi la Russia di Putin che ha come obiettivo di inglobare l’Ucraina a cui era stata concessa l’indipendenza dal 1991 dopo il crollo dello Stato Sovietico.
Egli ha trovato una scusa per attaccare e annettere territori nello stato russo, non importa quante vittime provoca, non importa quanti suoi soldati muoiono l’importante è raggiungere i suoi obiettivi ad ogni costo. Si allea con altri paesi orientali contro “l’occidente” perché ha in mente un altro ordine del mondo in cui lui assieme ai suoi “compagni di merende” vuole essere protagonista. Al diavolo i paesi che privilegiano la libertà e i diritti delle persone, lui ha in mente tutt’altro e con il disfacimento delle democrazie occidentali, americana compresa, avrà vita facile: sulla carta l’Europa e l’America sono suoi antagonisti ma nei metodi di governo ormai somigliano molto alla Russia pur continuando a sostenere l’Ucraina aggredita.
Poi, guardando ad oriente non possiamo non accorgerci dello strapotere economico della Cina che non spara un colpo ma impone i suoi prodotti a tutti i mercati. Putin guarda i cinesi per aggirare le sanzioni imposte dagli occidentali, vende in Cina il suo petrolio, e cerca alleanze militari contro l’occidente che considera ormai sul viale del tramonto.
Trump cerca di impedire questo “matrimonio di interessi” ma la sua azione sarà destinata a fallire. Farebbe bene a stringere accordi con i cinesi contro i criminali per impedire che prodotti fasulli invadano il mercato assieme alle droghe sintetiche che causano vere e proprie stragi tra i giovani in America ma anche in altri paesi occidentali. Tenta di portare il Russo a negoziare ma le condizioni di quest’ultimo per la pace sono inaccettabili per la controparte ucraina perciò anche stavolta il tentativo sarà vano.
L’altra crisi è quella mediorientale dove il solito Netanyahu vuole invadere Gaza incurate dei due milioni di persone che cercano di sopravvivere. La scusa è la battaglia contro Hamas e la sconfitta definitiva dei terroristi, con i quali non scende a patti e per raggiungere il suo scopo fa strage di civili, di giornalisti, colpevoli di non raccontare la “sua” versione dei fatti, di operatori umanitari, colpevoli di aiutare gli odiati palestinesi destinati a essere annientati come una colonia di formiche. Incurante degli appelli degli esponenti politici occidentali, dei famigliari degli ostaggi ancora vivi nelle mani dei terroristi, dell’opposizione interna che lo supplica per fermarlo. E l’Italia in che posizione sta? La maggior parte degli esponenti politici condanna l’azione e le intenzioni del governo di Israele ma il governo italiano non prende una decisione netta; non si vietano nemmeno le forniture di armi: la Premier è succube di Trump, unico che appoggia Netanyahu senza condizioni.
Tornando a noi, l’intento delle destre è sempre quello di accaparrarsi tutti i posti che contano non tanto per governare ma per spendere e spartirsi i soldi del PNRR, secondo i propri interessi personali, poi se vien fuori qualcosa di utile alla popolazione ben venga. Le regioni governate dalla sinistra difficilmente ottengono fondi per i progetti presentati. La stampa e in genere i mass-media sono tutti al soldo della maggioranza; le tasse, pagate attraverso i beni di consumo e l’energia aumentano, gli esponenti della maggioranza si scagliano contro i giudici, che non esitano a chiamare “toghe rosse”, quando applicano la legge e vanno contro le loro assurde decisioni come la deportazione in Albania dei migranti, anche se i giudici fanno parte della Corte di Giustizia Europea. Ormai la rottura con la giustizia è evidente, le decisioni e la riforma non va più nella direzione di rendere efficace la battaglia contro le mafie che ormai infiltrano e influenzano anche la politica. Vogliono il controllo totale dei giudici, come hanno fatto con i giornalisti, a servizio dei propri interessi, altro che separazione delle carriere.
Per il sud hanno previsto, come annunciato dal ministro dei trasporti, la costruzione del ponte sullo Stretto mentre mancano i soldi per il raddoppio della ferrovia ionica, per l’alta velocità sul versante opposto, e il completamento della 106. Già ci dobbiamo credere? Il Ministro è lo stesso che ha tenuto per settimane, a cuocere a 40 gradi, su una nave ancorata in un porto un gruppo di poveracci sfuggiti da carestie e guerre dicendo che difendeva i confini dell’Italia. Non immaginiamo cosa avrebbe fatto (o farà) dovendo difendere l’Italia da un attacco russo con missili e droni.
Possiamo credere che dopo 20 anni e più di bugie raccontate agli italiani e nessuna opera concreta portata a termine, egli, possa realizzare un’opera mastodontica che lo farà ricordare nella storia e rilancerà il suo partito, in barba agli italiani che intanto vedono ridursi il potere di acquisto degli stipendi tanto da non potersi permettere di affittare per un giorno l’ombrellone in spiaggia? Intanto l’Italia perde pezzi di industria venduti all’estero e non ha più produzione di acciaio con la chiusura dell’Ilva di Taranto per decisioni non prese. Mentre al governo qualcuno spara a zero contro il Green Deal e contro la Comunità Europea invece di accompagnare la transizione energetica verso sistemi più sostenibili e non legati alle fonti fossili.
A proposito dove compreremo l’acciaio per la costruzione del ponte?