Siderno, il Gruppo Consiliare di Maggioranza del Pd sulla vicenda del Bar Desirèe: “Le bugie dell’opposizione hanno le gambe corte”
Stravolgere la realtà a uso e consumo della propaganda. È quanto fatto da “Siderno 2030” che, con uno stringato comunicato pubblicato sul proprio blog, oggi ci racconta che la sentenza del Consiglio di Stato dello scorso 7 agosto «che ha respinto il ricorso della società Desirèe Srl per la concessione demaniale del 2001 (decaduta nel 2015), conferma la linea delle opposizioni Siderno2030 e La Nostra Missione» e la loro «scelta di cautela per evitare il rischio di esborsi milionari in caso di sconfitta legale per il Comune».
Niente di più risibile.
Specie alla luce di quanto dichiarato dai consiglieri di opposizione nella seduta di consiglio comunale del 23 aprile 2024 che prevedeva, al punto 18, la discussione sulla “Dichiarazione di non esistenza di prevalenti interessi pubblici per la conservazione di due fabbricati abusivi presenti sul lungomare”. Un atto dovuto e un gesto di responsabilità e buona politica, quello sottoposto all’approvazione del Consiglio, alla luce del lungo iter che “Siderno 2030”, nel suo breve post, cristallizza al 2015 (data della decadenza della concessione demaniale della Desirèe Srl) e che invece, successivamente, ha vissuto altre fasi determinanti: l’approvazione del Piano Spiaggia nel 2020, una serie di ricorsi al Tar presentati dalla società Desirèe Srl e puntualmente respinti, l’ordinanza di demolizione del dirigente dell’Area 3 del 05/10/23 e il successivo sopralluogo congiunto nelle strutture, durante il quale, alla presenza dell’avvocato della società, è stato redatto il verbale congiunto di inottemperanza.
Dalla lettura del Piano Spiaggia, come spiegato nella relazione del vicesindaco Salvatore Pellegrino, si evince che «le opere abusive – di cui all’ordinanza di demolizione numero 76/2023 – non sono più ricomprese tra quelle assentibili». Un orientamento chiaro e univoco, dettato dalla prevalenza dell’interesse della collettività e della tutela del paesaggio e dell’ambiente, coerente col voto del punto 18 all’ordine del giorno del Consiglio, che non era finalizzato, come si vorrebbe fare intendere, all’accensione immediata delle ruspe per la demolizione, ma demandava alla giunta ogni atto teso al ripristino dello stato dei luoghi, nei modi e nei tempi dovuti.
I consiglieri delle minoranze presenti alla seduta (Sorace, Archinà e Diano per “Siderno 2030”, Catalano e Trimboli per “La Nostra Missione”), invece, nei loro interventi in Aula hanno provato ad affrontare l’argomento dal punto di vista squisitamente giuridico, pur non avendone le competenze, giustificandosi col timore dell’esito di futuri processi e prefigurando scenari di risarcimenti milionari a carico del Comune. Non è dato sapere sulla base di quale orientamento dottrinale o precedente giurisprudenziale.
Catalano (direttore dei lavori di realizzazione del manufatto principale), assolto nel processo penale, ha scambiato la relativa sentenza per un passepartout, come se fosse la medesima cosa del processo amministrativo; Sorace ha riportato fedelmente in Aula le ragioni esposte dalla difesa della Desirèe, che contestava i tempi di evasione di un ricorso gerarchico (poi rigettate da tutti i gradi della giustizia amministrativa), avventurandosi perfino nella proposta di spostare la struttura in un’altra area.
Dirimente, come accaduto in altre circostanze, l’intervento del consigliere Stefano Archinà che, nella dichiarazione di voto, ricordando i numerosi incontri coi soci della Desirèe convocati dal sindaco (anche in maniera disgiunta) per cercare di trovare una soluzione bonaria alla vicenda, prima che sfociasse in ulteriori processi amministrativi e comunque dando seguito a quanto previsto dalla legge e dagli strumenti di pianificazione, ha mostrato il proprio risentimento per il mancato coinvolgimento delle minoranze alle riunioni. Come se degli incontri improntati al buon senso nella sala del sindaco potessero costituire oggetto di assemblee pubbliche e/o partecipate. Tanto è bastato per mettere in atto una ripicca che, oggi, viene spacciata per atteggiamento prudente e finalizzato alla salvaguardia delle casse comunali.
È tutto ciò che esprime “Siderno 2030”, con la stessa superficialità con la quale si potrebbe licenziare un documento politico al termine di un briefing occasionale in riva al mare.
Una condotta che fa il paio con le esternazioni di una utente Facebook riconducibile a “Siderno 2030” che, oltre a sposare la bizzarra tesi della conformità della recente sentenza del Consiglio di Stato all’orientamento delle minoranze consiliari, in preda al consueto benaltrismo da social network, prova a spostare l’attenzione sulla struttura dell’ex Paradise domandandosi a che punto sia la procedura «per avviare la demolizione con la conseguente messa a bando dell’area finalmente liberata, di quello che oramai è un relitto di cemento», accennando altresì a presunte reiterate richieste di lumi all’Amministrazione Comunale da parte delle minoranze. Richieste che, evidentemente, sono un po’ datate. Sarebbe bastato, infatti, consultare l’Albo Pretorio on line del Comune per accorgersi che l’Avviso Pubblico per l’affidamento della concessione demaniale marittima del lotto n° 18 risale all’11 marzo 2024, mentre la graduatoria definitiva per l’affidamento è stata pubblicata con determinazione del dirigente del 4 luglio 2024.
La società aggiudicataria si è impegnata, a proprie spese e in ottemperanza a tutte le prescrizioni e condizioni impartite, a bonificare la zona antistante e a mettere in sicurezza e rifunzionalizzare l’area, per realizzare una struttura in linea con le leggi di tutela ambientale e del territorio e con gli obblighi normativi che gravano sui concessionari.
Perché i tempi delle autorizzazioni alle strutture in cemento armato sulla spiaggia e di quelle di difficile rimozione sul marciapiede sono finiti.
E oggi si segue la Legge.
Non le chiacchiere in riva al mare mentre si scrolla il feed di Facebook.
Il Gruppo Consiliare di Maggioranza – “Partito Democratico”