Kaulonia Tarantella Festival 2025: il vuoto progettuale spacciato per “contaminazione culturale”?

Kaulonia Tarantella Festival 2025: il vuoto progettuale spacciato per “contaminazione culturale”?

Da ventisette edizioni, il Kaulonia Tarantella Festival (KTF) è un pilastro culturale dell’estate calabrese, un evento che ha trasformato Caulonia nel “paese che balla” grazie a un’identità forte, radicata nella tradizione della tarantella e nobilitata da artisti di fama internazionale. Ma l’edizione 2025, in programma dal 21 al 24 agosto, si presenta avvolta in un’aura di paradosso quasi grottesco. Il tema scelto, la “pace”, stride in modo assordante con la realtà dei fatti: una co-direzione artistica che è un manifesto di improvvisazione e una gestione politica che solleva più domande che risposte.

L’analisi degli atti e delle dichiarazioni pubbliche svela un quadro dove le scelte non sembrano seguire una logica artistica, ma piuttosto una strategia di visibilità mediatica e di convenienza politica, il tutto a spese della coerenza culturale del festival e della trasparenza dovuta ai cittadini. Si palesa ogni giorno di più il vuoto progettuale che si cela dietro una facciata di presunta “contaminazione culturale”.

La nomina di Marco “Morgan” Castoldi a co-direttore artistico è il fulcro di un’operazione che, analizzata a fondo, rivela tutta la sua fragilità culturale e politica. Non si tratta di una “contaminazione”, ma di un assemblaggio posticcio, la cui debolezza è confessata dallo stesso protagonista.

È stato Morgan stesso, durante la conferenza stampa di presentazione, a fornire la chiave di lettura più spietata della sua nomina, dichiarando di non sentirsi un direttore artistico ma di essere lì “per scoprire” e “per ascoltare, come uno spettatore”, definendo la sua partecipazione un “work in progress”. Questa non è umiltà, è un’imbarazzante ammissione di impreparazione. Da un artista del suo calibro, per un ruolo così delicato in un festival storicizzato, ci si aspetterebbe uno studio preliminare, una visione, un progetto da proporre. Invece, la sua presenza si configura come un “ascolto” che avverrà durante il festival, non prima.

La domanda sorge spontanea e va rivolta direttamente all’amministrazione comunale: con quale criterio è stato affidato un incarico direttivo a chi ammette candidamente di non avere un progetto, ma di venire a “scoprire”? La difesa basata su “curriculum e competenze” crolla di fronte a queste affermazioni. Si assiste non a una fusione tra tradizione e innovazione, ma a un semplice assemblaggio di artisti, alcuni di grande valore ma slegati da un’idea forte, tenuti insieme solo dal fragile velo del tema della “pace”.

A rendere ancora più ambigua l’operazione è proprio il tema scelto. L’assessore Riccio ha avuto lo slancio, da Ciavula evidenziato, di nominare esplicitamente in consiglio comunale i “bambini di Gaza”, legando la kermesse a uno dei conflitti più drammatici del nostro tempo, che ha assunto l’entità di un genocidio. Una scelta che richiede coraggio e coerenza, la stessa che ha portato il consiglio comunale all’unanimità a riconoscere lo Stato di Palestina.

Il sospetto, che ci auguriamo verrà smentito, è che il riferimento a Gaza rischi di essere solo uno slogan ad effetto, per dare alla manifestazione una patina di impegno civile senza averne la sostanza. L’amministrazione avrà il coraggio di addentrarsi realmente nella questione palestinese, con incontri, dibattiti e scelte artistiche mirate? O si limiterà, come è più probabile, a sostare in concetti ondivaghi, come avvenuto nella conferenza stampa, dimostrando di non avere la spina dorsale politica per sostenere una posizione così netta e complessa? La “pace” rischia di essere solo una parola vuota, usata per mascherare un’operazione culturale debole.

Ed ancora: qual è il costo totale del cast artistico (ad oggi non ancora reso noto)?

In un contesto in cui si discute del compenso da 100.000 euro per Fedez alla Festa dello Stocco di Cittanova, è legittimo chiedere che i fondi pubblici destinati al KTF vengano spesi in modo oculato.

Il sospetto è che si sia puntato su un nome di grande richiamo mediatico non tanto per il suo valore artistico nel contesto della tarantella, quanto per la visibilità che la sua sola presenza (e le inevitabili polemiche) garantisce. Un’operazione di marketing politico il cui costo reale è pagato dai cittadini.

Restano sul tavolo domande dirette e ineludibili, che si rivolgono al Sindaco Francesco Cagliuso e alla sua amministrazione:

•             Come si giustifica la nomina a co-direttore artistico di un artista che ammette di essere venuto per “ascoltare” e non con un progetto definito? Si è trattato di una scelta culturale ponderata o di una mera operazione mediatica?

•             L’amministrazione intende dare seguito concreto al tema della “pace” e al riferimento a Gaza con iniziative specifiche e coraggiose, o si è trattato solo di uno slogan per dare una veste “impegnata” a un programma artisticamente debole?

Il futuro del Kaulonia Tarantella Festival, un patrimonio culturale di inestimabile valore per la Calabria, non dipende solo dalla qualità degli artisti che ne calcheranno il palco. Dipende, soprattutto, dalla capacità dei suoi gestori di rispondere in modo chiaro e onesto a queste domande, dimostrando una responsabilità che vada oltre l’organizzazione dell’evento e abbracci i principi di buona amministrazione e, soprattutto, di rispetto per il proprio pubblico.

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