Il sindaco di Cinquefrondi contro il rinnovo del Memorandum Italia-Libia: “Accordo che viola i diritti umani”

Il sindaco di Cinquefrondi contro il rinnovo del Memorandum Italia-Libia: “Accordo che viola i diritti umani”

Il sindaco Michele Conìa: inaccettabile il tacito rinnovo del Memorandum Italia-Libia
Oggi, 2 novembre, il governo italiano avrebbe potuto interrompere il “Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo stato della Libia e la Repubblica italiana”, comunemente conosciuto come Memorandum Italia-Libia, e invece non lo ha fatto e dunque, il 2 febbraio 2026 verrà automaticamente prorogato per altri tre anni – spiega Michele Conìa, avvocato, sindaco di Cinquefrondi (RC) e consigliere metropolitano della città metropolitana di Reggio Calabria, delegato ai Beni Confiscati, Periferie, Politiche giovanili e Immigrazione e Politiche di pace. L’attuale scenario di politiche di esternalizzazione delle frontiere, da esperto di Diritto -continua il sindaco Conìa- mi offre l’occasione per riflettere su un accordo che provoca sofferenze , violazioni dei diritti umani , per denunciare la politica dei respingimenti e schierarmi con chi chiede la fine della cooperazione con la Libia. Infatti fino ad ora il Memorandum si è rinnovato automaticamente senza modifiche, ogni tre anni, dal 2017, anno in cui veniva firmato a Roma fra il governo libico del generale Fayez Mustafa Serraj e il governo italiano a guida del Presidente del Consiglio Gentiloni. Questo accordo prevede che il governo italiano fornisca aiuti economici e supporto tecnico alle autorità libiche per ridurre i flussi migratori, ai quali viene affidato la sorveglianza del Mediterraneo attraverso la fornitura di motovedette, di un centro di coordinamento marittimo e di attività di formazione. Intanto lo scorso 15 ottobre, la maggioranza di governo ha respinto la mozione dell’opposizione che chiedeva di interrompere il Memorandum. Questo ha portato, il successivo 18 ottobre, alla mobilitazione dei militanti di Refugees in Libya, un gruppo di persone, provenienti dal Sudan, dall’Eritrea e da altri Paesi , che sono riuscite a mettersi in salvo dai lager libici dove, in base alle loro testimonianze, sono stati torturati per mesi. Dal 2017 l’accordo si è tradotto nella detenzione arbitraria di migliaia di persone in movimento e nel respingimento forzato di oltre 158.000 persone verso la Libia, dove torture, violenze, tratta di esseri umani sono documentate da Onu, Corte penale internazionale e organizzazioni indipendenti. Nel marzo 2023 la Missione d’inchiesta delle Nazioni Unite in Libia ha accertato che nel paese sono stati commessi crimini contro l’umanità e ha chiesto la cessazione di ogni forma di supporto agli attori libici coinvolti. Anche la Corte di Cassazione italiana e la Corte europea dei diritti umani hanno stabilito che la Libia non è un porto sicuro per lo sbarco delle persone soccorse. Secondo dati dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni, dall’inizio del 2025, oltre 20 mila persone sono state intercettate e riportate nei centri di detenzione libici. La campagna Stop Memorandum Italia-Libia, promossa da Refugees in Libya insieme a numerose organizzazioni e reti per i diritti umani, tra cui ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’immigrazione), MEDU (Medici per i Diritti umani), Amnesty International, Save the Chidren, ha sempre sostenuto che con il sostegno finanziario dell’Italia, dell’Unione Europea e il coordinamento di Frontex, il MoU (Memorandum d’intesa tra Italia e Libia sulla cooperazione migratoria) ha formato, finanziato ed equipaggiato le milizie libiche, che hanno sistematicamente rapito, detenuto arbitrariamente, torturato, ridotto in schiavitù, ucciso e violentato persone migranti e rifugiate. Il 4 giugno 2025 l’Ufficio dell’Alto commissariato Onu per i Diritti umani ha avviato un’inchiesta sulla scoperta di fosse comuni nei pressi di Tripoli. Il Memorandum va fermato anche per la sistematica criminalizzazione delle ong, tra cui Mediterranea Saving Humans e Sea-Watch, e il team del progetto Alarm Phone, impegnate nelle attività di ricerca e soccorso in mare. La violenza resta invisibile e questo è inaccettabile. Nessuno può voltarsi dall’altra parte: il salvataggio delle persone in difficoltà in mare non è solo un obbligo giuridico sancito dal diritto internazionale e dal Codice della Navigazione italiano ma anche un dovere morale, ponendosi l’obiettivo di garantire vie sicure e legali per l’ingresso in Europa. Accogliere, proteggere, integrare: Cinquefrondi-conclude il Primo cittadino – attraverso il progetto Sai (Servizio, Accoglienza e Integrazione) e non solo, sarà sempre terra di buone pratiche di ospitalità, di inclusione sociale con percorsi di istruzione, tirocini formativi e attività di contrasto allo sfruttamento lavorativo delle persone migranti.

Michele Conìa, avvocato, sindaco di Cinquefrondi (RC) e consigliere metropolitano della città metropolitana di Reggio Calabria, delegato ai Beni Confiscati, Periferie, Politiche giovanili e Immigrazione e Politiche di pace

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