
Addio a Ornella Vanoni, il ricordo di Erminio Niceforo
di Erminio Niceforo
È difficile trovare le parole quando se ne va qualcuno che non hai mai incontrato davvero, ma che ti ha accompagnato per tutta la vita.
La morte di Ornella Vanoni non è solo la scomparsa di una delle più grandi voci italiane: per me è un vuoto intimo, la perdita di una presenza discreta che mi ha guidato senza saperlo.
La ricordo in una notte d’estate che non dimenticherò mai: Kaulonia Tarantella Festival, Agosto 2008. Il borgo illuminato, il cielo trapunto di stelle, la folla in attesa. E poi lei, elegante come nessun’altra. Gridai “Forza Ornella!” dalla prima fila; lei mi sorrise. Quel sorriso è rimasto cucito nella mia memoria.
Quella sera Piazza Mese non fu più una piazza: diventò luce. Una luce che avvolse le pietre antiche, i balconi, gli sguardi impazziti di gioia. Caulonia brillò perché brillava lei. La sua voce, morbida e tagliente, sembrava mescolarsi all’anima della nostra terra, trasformando la musica in un legame, un abbraccio.
Ornella mi ha insegnato che le amicizie che svaniscono non sono una perdita, ma una rivelazione; che la verità arriva lenta e inesorabile come il mare; che si può essere ironici, ribelli, fragili e forti, tutto insieme. Era la mia alternativa, il mio respiro quando tutti ascoltavano altro. Era stile, sincerità, libertà.
Oggi che non c’è più, resta un silenzio “senza fine”. Un silenzio che però non fa paura, perché dentro ci sono le sue canzoni, i sorrisi che mi ha regalato, la forza che mi ha insegnato.
Ognuno ha una voce che gli salva la vita almeno una volta.
La mia è stata la sua.
