Nicola Frammartino: “Ecco perché scrivo di comunismo. Voglio diffondere le idee di Gramsci”

Nicola Frammartino: “Ecco perché scrivo di comunismo. Voglio diffondere le idee di Gramsci”

di Nicola Frammartino

Dopo la pubblicazione di alcune mie elementari riflessioni sui totalitarismi, ho ricevuto dei messaggi di amici che mi hanno chiesto: “Perché continui, ancora, a interessarti di queste cose? Non lo sai che il comunismo è morto?”. Potrei rispondere in tanti modi, ma ho deciso di rispondere così: “Ho fatto sempre questo e non saprei fare altro, di interessante. Per me il comunismo era questo. Ho cercato di essergli fedele, anche costo di qualche sacrificio. Ora cerco di spiegare che cosa era per me il comunismo: amore per l’umanità, come ce l’aveva insegnato Gesù.

Ma all’inizio, ammetto, il comunismo l’avevo interpretato nel modo peggiore. Su questo non mi dilungo, perché m’imbarazza riconoscere certe cose che ho fatto. Se ci riuscirò, lo farò. Qualche volta. Torniamo al nostro ragionamento.

Ad una certa età rileggo Gramsci con più “sapienza” di quando l’avevo letto a vent’anni, e faccio una scoperta: il prigioniero negli ultimi anni della sua vita, sempre in carcere, dove era stato rinchiuso dal fascismo e dove morirà, in mezze a mille sofferenze, va oltre il comunismo. Nel senso che cerca di capire le ragioni della sconfitta storica inflitta alla sua parte dal fascismo, ma tenta di elaborare una risposta.

La risposta tattica è differente da quella indicata del suo partito e in tal modo si pone sostanzialmente ai margini di esso o fuori, addirittura. Nei suoi progetti di vita per dopo l’uscita dal carcere, che non avverrà mai (al di là della furbizia crudelmente perseguita dal regime, per non farlo morire in carcere. Mussolini, alla sua morte, scriverà un articolo per annunciare che Gramsci era morto da cittadini libero). Gramsci sarà liberato completamente qualche giorno prima della sua morte, avvenuta il 27 aprile dell’anno 1937.

Gramsci scrive lo scopo dei suoi scritti, già all’inizio del lungo lavoro, nel 1929. Solo allora viene autorizzato a utilizzare, con molte limitazioni, la carta e la penna necessarie. Si consideri che ciò avviene a quasi due di distanza dall’arresto avvenuto, quando era ancora deputato, l’8 novembre 1926.
Gramsci afferma di voler scrivere “fur ewig”, lo scrive in tedesco, “per sempre”, non solo per l’immediato, ma per sempre, per la liberazione dell’umanità.

Questo era Gramsci: chiuso in una cella, tra mille dolri per i mali gravissimi che l’hanno colpito da mille mali, pensa all’umanità. Questo era Gramsci. Questo l’uomo, questo il dirigente di partito, questo l’intellettuale che ho scelto come guida politica e morale. Per me è stata una pietra miliare.

Non so scrivere le cose che lui scriveva, ma voglio almeno diffonderle per lo stesso motivo per cui lui le ha scritto, considerato che il comunismo è finito”.

Foto di hafteh7 da Pixabay

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