
Fiaccola olimpica a Catanzaro, attivisti in piazza contro Israele: “Fuori dalle Olimpiadi Milano-Cortina 2026”
Sabato 20 dicembre a Catanzaro passerà la fiaccola olimpica dei Giochi di Milano-Cortina 2026. Le Olimpiadi dovrebbero rappresentare pace, fratellanza e rispetto tra i popoli, ma la partecipazione di Israele è una palese negazione di questi valori. Israele ha ucciso centinaia di atleti palestinesi, distrutto strutture sportive e trasformato lo sport in uno strumento di propaganda. La sua presenza alle Olimpiadi è una vergognosa operazione di sportwashing, resa ancora più evidente dal ruolo di Coca-Cola ed ENI, sponsor della fiaccola e aziende che traggono profitto dalla loro compicità nel genocidio con lo sfruttamento illegale delle risorse dei territori palestinesi occupati.
Aderiamo all’appello del Comitato Olimpico Palestinese e di BDS Italia: Israele deve essere escluso dalle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. Non possono esistere doppi standard: sanzioni per alcuni Stati e totale impunità per chi commette crimini di guerra e massacra civili e bambini.
Per questo anche questo sabato scenderemo in piazza, contro il genocidio del popolo palestinese, contro la guerra permanente, il riarmo e la repressione del dissenso. Lo facciamo mentre a Gaza e in Cisgiordania la violenza dello Stato di Israele continua senza sosta, nonostante le narrazioni rassicuranti dei governi occidentali e dei grandi media.
Rivolgiamo il nostro appello diretto all’Amministrazione comunale di Catanzaro. Dopo aver condannato, seppur tardivamente, il genocidio in corso a Gaza, ci saremmo aspettati una presa di posizione chiara e coerente anche contro la partecipazione di Israele alle Olimpiadi e contro l’utilizzo della città come vetrina di un evento che normalizza guerra, occupazione e repressione. Il silenzio su questo tema è una scelta politica. Chi non ha il coraggio di dire da che parte sta, ha già scelto.
A Gaza si continua a morire sotto i bombardamenti, per fame e freddo, per mancanza di cure e di ripari, mentre l’ingresso degli aiuti umanitari resta gravemente insufficiente per responsabilità diretta e strategia genocidaria dello stato sionista di Israele. I bambini continuano a essere le principali vittime. Con l’inverno, piogge e freddo aggravano ulteriormente le condizioni di vita delle persone costrette a sopravvivere nelle tendopoli, mentre la distruzione sistematica del territorio rende impossibile qualsiasi ritorno alla normalità. Parallelamente, in Cisgiordania prosegue e accelera l’espansione violenta degli insediamenti dei coloni, parte integrante di una strategia coloniale che punta allo svuotamento della terra palestinese e alla sua definitiva annessione.
Il cosiddetto “piano Trump” non è un progetto di pace ma l’ennesimo piano di dominio, spartizione e oppressione, sostenuto dagli Stati Uniti e dalla quasi totalità dei governi occidentali, compreso quello italiano. Esso nega il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese e legittima una realtà di apartheid e genocidio.
In Italia, il governo Meloni si è schierato senza ambiguità a sostegno di Israele, mentre le opposizioni parlamentari hanno dimostrato ancora una volta la propria subalternità agli interessi atlantici: silenzi, astensioni e ambiguità che rendono tutti corresponsabili. Astenersi significa essere complici.
Questa complicità si manifesta anche nelle politiche interne. Il governo spinge il Paese verso un’economia di guerra, aderendo ai piani di riarmo della NATO e aumentando in modo massiccio la spesa militare, mentre salari e pensioni perdono potere d’acquisto, la precarietà cresce, la sanità e la scuola vengono impoverite e il diritto alla casa resta negato a migliaia di persone. I soldi “che non ci sono” per il welfare compaiono improvvisamente quando si tratta di finanziare armi e industria bellica, confermando che la guerra è diventata una scelta politica ed economica.
In questo quadro si inserisce una deriva repressiva sempre più evidente. I ddl Gasparri e Delrio mirano a criminalizzare il dissenso, introducendo l’equiparazione tra antisionismo e antisemitismo e trasformando la critica alle politiche dello Stato di Israele in un potenziale reato. Scuole e università diventano luoghi sempre più controllati, militarizzati e privati di spazi di discussione critica, mentre si tenta di colpire movimenti, docenti e studenti che si oppongono alla guerra e al colonialismo. È un attacco diretto alle libertà costituzionali e al diritto di esprimere dissenso.
Non accettiamo la normalizzazione del genocidio, della guerra e della repressione.
Oggi come ieri, la scelta è chiara: stare dalla parte di chi resiste, non di chi opprime.

Ufficio Stampa – Catanzaropalestina
