
Caulonia, la “scommessa” da 100 mila euro sul KTF: cosa succede se la Regione dice no?
C’è un punto, in questa vicenda, che va chiarito subito: il Kaulonia Tarantella Festival non è sotto processo. Il KTF è un patrimonio culturale ed un volano turistico. Il tema vero è un altro e riguarda la macchina pubblica: si può impegnare una spesa da 100.000 euro, come ha fatto l’amministrazione Cagliuso, confidando in un finanziamento regionale non ancora acquisito, soprattutto in un Comune che viene da condizioni di grave sofferenza finanziaria?
Il Consiglio comunale avrebbe effettuato una variazione di bilancio destinando 100.000 euro a copertura delle spese dell’evento, sostenendo però che l’operazione non avrebbe inciso sui conti perché la domanda presentata alla Regione Calabria sarebbe stata accolta e il contributo (sempre 100.000 euro) sarebbe arrivato a “pareggiare” la manovra.
Oggi, però, la graduatoria dell’avviso regionale risulta provvisoria e la domanda del Comune non risulta finanziata. Ciò significa che l’ente ha ancora un margine procedurale per il riesame o per contestazioni, ma non ha certezze. E in contabilità pubblica le certezze non sono un dettaglio: sono la differenza tra programmazione e azzardo.
La domanda è secca ed è netta: la spesa è già sostenuta e, se il finanziamento non dovesse arrivare, chi assorbe l’impatto? La risposta parrebbe una sola: il bilancio comunale. Ma un bilancio comunale non è una cassaforte astratta: è fatto di capitoli, vincoli, priorità e, soprattutto, servizi. Significa che se i 100.000 euro restano a carico dell’ente, per compensare occorrerà tagliare o rinviare qualcosa, oppure trovare nuove entrate, o ancora comprimere la spesa ordinaria.

C’è poi un altro profilo, importante, quello che tocca direttamente la fiducia dei cittadini. In un Comune che ha attraversato una fase di dissesto e che si accinge a varare un piano di risanamento straordinario, e che, per definizione, dovrebbe presidiare ogni scelta con un criterio di prudenza, la manovra trasmette un messaggio rischioso: la gestione ordinaria può diventare residuale rispetto all’evento straordinario.
In concreto, significa che mentre si investe su un festival (legittimamente), si può finire per lasciare indietro le cose che i cittadini vedono ogni giorno: buche, illuminazione, verde pubblico, micro-manutenzioni, tutela ambientale. E allora la domanda etica non è “festival sì o no”, ma: è giusto chiedere ai cittadini di pagare servizi in diminuzione per coprire una scelta costruita su una previsione incerta?
Chi sostiene la manovra potrebbe replicare che il festival genera indotto e ritorni economici, quindi l’investimento “si ripaga” nel territorio. È un’argomentazione che merita ascolto, ma non basta se resta senza numeri: perché un Comune in difficoltà non può permettersi decisioni basate su un “sentimento” di ritorno, deve basarsi su evidenze, previsioni credibili, piani alternativi e coperture già strutturate. La differenza tra buona politica e cattiva politica, qui, sta proprio in questo: cosa accade nel caso peggiore? Chi governa deve saperlo prima, e deve dirlo prima.
Perché se la Regione dovesse confermare l’esclusione, il rischio è duplice. Da un lato, il Comune si troverebbe a sostenere la spesa con risorse proprie; dall’altro, potrebbe essere costretto a “riparare” la manovra con ulteriori variazioni, con effetti a catena sul resto del bilancio. E a quel punto, il festival resterebbe salvo, ma Caulonia potrebbe pagare un prezzo silenzioso: servizi ridotti, manutenzioni rinviate, tensioni sulla spesa corrente, e una nuova frattura tra amministrazione e comunità.
Questa è la questione che un Consiglio comunale e un’opinione pubblica hanno il diritto di pretendere venga affrontata senza slogan: non con “andrà bene”, ma con un piano trasparente e documentato.
