Il Messaggero si occupa dell’arresto del nigeriano di Cinquefrondi

Il Messaggero si occupa dell’arresto del nigeriano di Cinquefrondi

Fonte: Il Messaggero

Cinquefrondi, paciosa cittadina della Tirrenica reggina, è uno degli avamposti calabresi dell’ospitalità verso i migranti. Ma solo due giorni fa un “focoso” nigeriano inserito nel locale progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) è stato arrestato per aver minacciato e usato violenza nei confronti del sindaco e delle forze dell’ordine, arrivando a farsi scudo della figlioletta quasi in fasce.

L’episodio, di per sé inaudito, rischia anche di tradursi in un involontario assist alle polemiche xenofobe: «Non accetterò mai la violenza da chiunque arrivi, bianco, giallo o nero che sia… Però le intemperanze di un solo violento non possono cancellare l’eccezionale esperimento dello Sprar, che ha valorizzato tanti ragazzi bravissimi di altri Paesi», commenta amareggiato Conia, di professione avvocato, già comunista e oggi nella direzione nazionale di Sinistra Italiana, molto stimato dalla cittadinanza. E non solo a Cinquefrondi: in due distinte “tornate”, nelle “primarie” promosse online dal periodico Il Corriere della Calabria, Conia è rimasto ancorato nella top five dei papabili per la futura presidenza della Regione Calabria (al primo turno era terzo fra tutti i candidati d’ogni località ed estrazione politica), benché il centro pianigiano che amministra conti appena 6.500 residenti.

Domenica scorsa, alla Mediateca “Pasquale Creazzo” di Cinquefrondi, il sindaco stava svolgendo una riunione “tecnica” sui temi dell’immigrazione e sui futuri progetti al riguardo con l’assessore al settore e alcuni operatori della cooperativa “Sankara”, che per conto del Comune si occupa appunto dello Sprar e la cui sede è nel centro del paese. Senza preavviso di sorta Monday Omorogbe, 37 anni, originario della Nigeria, ha interrotto bruscamente l’incontro dando in escandescenze: non era la prima volta. Anzi, sia lui sia la moglie erano stati segnalati a ripetizione a Questura, Prefettura, Tribunale dei minori e servizi sociali per le numerose proteste irragionevoli con cui avrebbero violato lo spirito e ogni anfratto della regolamentazione dello Sprar e la loro “difficile” genitorialità, al punto che il Comune calabrese ne aveva chiesto l’allontanamento: i due coniugi africani soffrirebbero peraltro di serie turbe psichiche, secondo quanto attestato in varie relazioni di professionisti del settore.

Proprio questa circostanza ha indirettamente gettato benzina sul fuoco, perché per Omorogbe – a Cinquefrondi dal gennaio scorso – a ottobre lo Sprar sarebbe scaduto e di sicuro, considerati i reiterati episodi di violenza verbale, per lui non ci sarebbero state proroghe né il coinvolgimento in altri progetti. Così, il nigeriano s’è presentato con modi quasi da saloon, aprendo violentemente la porta della stanza e poi chiedendo nei modi più spicci di poter lavorare o comunque aver titolo per restare legalmente in Italia, passando subito a parole concitate quanto incomprensibili e a spintoni nei confronti di Conia, per poi minacciarlo di morte passandosi lugubremente il dito sotto il collo, come a dire: “Ti taglio la gola, ti ammazzo”. Tutto questo sotto gli occhi della moglie dello scalmanato e della loro bambina.
Gli esponenti della “Sankara” hanno immediatamente cercato di allontanare l’extracomunitario dal primo cittadino, al tempo stesso chiedendo subito aiuto alla forza pubblica. I carabinieri della stazione di Cinquefrondi e della Compagnia di Taurianova, accorsi sul posto, a loro volta hanno tentato di ridurre Monday alla ragione: mentre cercavano di procedere all’identificazione, però, il 37 africano ha insultato e minacciato anche i militari, che a quel punto non hanno potuto far altro che chiedergli di seguirli in caserma.

È a questo punto ch è accaduto qualcosa di ancora più grave: Omorogbe ha strappato la figlioletta di appena 4 mesi dalle braccia della moglie e l’ha stretta al petto in una morsa, nell’intenzione di farsene “scudo”, al tempo stesso sferrando calci e pugni all’indirizzo dei Carabinieri, due dei quali hanno riportato lesioni nel tentativo – coronato da successo – di sottrarre alla furia paterna almeno la neonata, stretta al punto tale che ormai respirava a fatica. Inevitabile l’arresto del nigeriano, che proprio nelle prossime ore sarà processato “per direttissima” con l’accusa di resistenza e violenza a pubblico ufficiale.
«Vedere coi miei occhi una scena così, con quella piccola stretta in quel modo fin quasi ad asfissiare, mi ha segnato molto», commenta Conia. Che adesso però, dopo gli spintoni del nigeriano, sta provando a respingere anche il “venticello” del razzismo, che ha appena trovato fortuitamente un argomento in più.

di Mario Meliadò

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