Gli studenti del liceo di Gioiosa scelgono Re.co.sol.

Dai primi di febbraio il progetto Sprar di Gioiosa Jonica ha accolto la richiesta di quattro giovanissimi frequentanti il Liceo Scientifico “Mazzone” di Gioiosa Jonica, di poter effettuare un servizio di volontariato presso l’associazione ReCoSol, viva e attiva da ormai oltre un anno, impegnata nell’ospitalità di rifugiati e richiedenti asilo. Simone, Alessandra, Enrica e Luca, grazie all’iniziativa Scatti di valore, promossa dal Centro Servizi al Volontariato dei Due Mari, stanno avendo la possibilità di affacciarsi ad un nuovo mondo: a quel pezzo d’Africa presente sul territorio gioiosano. Varie sono le associazioni e gli enti che le quarte classi hanno potuto scegliere. Lodevole la scelta dei quattro ragazzi, di incastrare, nei loro pomeriggi colmi di attività extrascolastiche, tra un’equazione di matematica e un riassunto su Dante, anche l’impegno del volontariato. Curiosi ed entusiasti, trascorrono un paio d’ore a settimana nelle nostre sedi, relazionandosi con i ragazzi immigrati con la voglia di chi vuole scoprire e toccare con mano il modo di vivere di quelli che, da vicini di casa, sono diventati ormai parte della nostra, di casa: l’Italia. Ma per evitare di perderci in paroloni che rischiano di sminuire la diretta esperienza dei liceali, abbiamo chiesto a loro di raccontare ciò che stanno vivendo, con il tipico entusiasmo di un diciassettenne.


Scatti di valore (2)


“Siamo Alessandra, Luca, Enrica e Simone e frequentiamo la quarta classe del Liceo Scientifico di Gioiosa Jonica. Dopo aver dialogato con il coordinatore dell’associazione Re.Co.Sol, siamo stati rapiti dalla modalità di funzionamento del progetto e, vogliosi di aiutare gli altri , abbiamo deciso di iniziare questa avventura. Abbiamo scelto il progetto SPRAR perché essendo poco informati sulle dinamiche che regolano l’arrivo e la permanenza degli immigrati nel nostro paese, volevamo approfondire l’argomento, e soprattutto desideravamo tanto stare a contatto con questi ragazzi, al fine di imparare qualcosa sulle loro abitudini, ma soprattutto per aiutarli ad integrarsi all’interno della società nella maniera più serena possibile. Due giorni a settimana prestiamo il nostro servizio di volontariato e svolgiamo due diverse attività: front-office e scuola. È difficile descrivere schematicamente quello che facciamo durante le giornate al front-office in quanto ogni giorno è una sorpresa, ed è proprio questo che ci appassiona. Generalizzando, possiamo dire che aiutiamo gli operatori in tutte le attività che possiamo svolgere, dalle commissioni ai lavori manuali. Spesso andiamo nelle case abitate dai ragazzi per controllare che sia tutto a posto o a portare quello che serve; anche quando non c’è apparentemente nulla da fare noi stiamo in sede, disponibili per qualunque problema. Tra i nostri compiti c’è anche quello di affiancare i ragazzi immigrati in aula dove si svolgono le lezioni tenute da insegnanti molto brave e preparate. Le lezioni si tengono tutti i giorni (mattina e pomeriggio) essendo i ragazzi numerosi. Noi vi partecipiamo solo il lunedì e giovedì pomeriggio perché nell’arco della settimana, oltre allo studio, abbiamo impegni di carattere personale. I ragazzi vengono suddivisi in gruppi in modo che possano essere seguiti attentamente e in modo che le lezioni vengano svolte in maniera ordinata. Le insegnanti li sostengono nell’apprendimento della lingua italiana (lessico, ortografia e una corretta pronuncia delle parole) aiutando i ragazzi, quando serve, a fare degli esempi in lingua inglese: quest’ultima, è conosciuta e parlata in modo eccellente da tutti i migranti, tranne qualcuno che parla il francese. Questa esperienza che stiamo vivendo, benché si svolga per noi solo due volte a settimana, a nostro dire, sta lasciando un segno tangibile nel nostro modo di essere e non solo. È un’opportunità fantastica, poiché abbiamo la possibilità di confrontarci con ragazzi di un altro continente e di un’altra cultura, senza contare che stiamo migliorando il nostro inglese visto che i ragazzi lo padroneggiano molto bene. Vogliamo sottolineare, però, che tutto ciò che facciamo è sempre supervisionato da un collaboratore del progetto e non prendiamo mai iniziative, in quanto non rientra nel nostro ruolo di volontari. Questa esperienza ci sta aiutando ad allargare la nostra visione del mondo rispetto alle varie culture e siamo contenti del servizio che stiamo svolgendo perché rendersi utili ci rende sicuramente più felici”.

Lieti di ospitare i quattro diciassettenni all’interno dell’associazione ReCoSol, non possiamo che sperare che il futuro sia questo: frammenti di esperienza diretta volti a costruire la tanto ambita mente multiculturale, versatile e creativa. Una mente al plurale, lontana da quella turistica, di quelli che si avvicinano solo per “fotografare”, per soddisfare un bisogno momentaneo. Una mente che utilizza la frontiera come ciò che separa, ma che allo stesso tempo unisce.

Con la collaborazione di
Alessandra Lecce
Enrica Gallo
Luca Albanese
Simone Galluzzo

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