Migranti (ingrati) bloccano strada a Caulonia

Alle 10 di stamattina alcuni dei beneficiari del progetto di accoglienza Sprar di Caulonia hanno bloccato, sdraiandosi a terra, la via Ente Sila dove si trovano gli uffici amministrativi della Cooperativa Pathos, che gestisce il progetto.
Ad animarli è stata soprattutto la rabbia per non aver ancora ricevuto la convocazione da parte della Commissione Territoriale di Reggio Calabria, l’ente preposto a giudicare le richieste di asilo politico.

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I manifestanti si sono lamentati del fatto che altri beneficiari del progetto, pur essendo arrivati molto tempo dopo, avrebbero già avuto la possibilità di recarsi in Commissione, mentre loro sarebbero in attesa da diversi mesi. Accade frequentemente e le responsabilità non sono di sicuro da ricercare nei progetti di accoglienza che non hanno nessun potere sulle convocazioni in Commissioni, pertanto la protesta rivolta contro lo Sprar di Caulonia appare assolutamente insensata.
Sul luogo sono intervenute le volanti dei carabinieri del comando di Roccella Jonica e di Caulonia e del commissariato di polizia di Siderno che hanno prontamente riportato l’ordine. Presente anche personale dell’ ufficio immigrazione della Questura di Reggio Calabria.

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La protesta è terminata con la liberazione della strada intorno alle 13:30 con l’invito ai migranti di recarsi alla Questura di Reggio Calabria domani mattina per discutere della questione.
È assolutamente comprensibile il bisogno di vedere valutata la propria richiesta di asilo da parte delle autorità competenti, l’audizione in Commissione Territoriale per un richiedente asilo è decisiva, significa ottenere un permesso di soggiorno che consentirà una nuova vita oppure ricevere un diniego e finire nel buio della clandestinità. I lunghissimi tempi che la burocrazia italiana sta imponendo creano malumori non soltanto a Caulonia ma in tutti i progetti di accoglienza. Ma pur solidarizzando coi manifestanti e comprendendo le loro esigenze resta l’amarezza per una forma di protesta che ha sicuramente dato visibilità a chi l’ha attuata ma che ha arrecato disagi, per quanto lievi, ad una comunità che è stata aperta ed accogliente. Non è tollerabile che i “paesi dell’accoglienza” vengano ripagati con questa moneta nè che gli operatori sociali, che si dedicano con enorme impegno a sostenere i richiedenti asilo e i rifugiati, vengano minacciati ed insultati per colpe che non hanno. Azioni del genere devono essere ricondotte all’interno di una normale dialettica onde evitare manifestazioni ancora più gravi. Oggetto della rabbia dei migranti non devono essere coloro che più si spendono in loro sostegno, creando situazioni paradossali: eventi del genere fanno il gioco di coloro che contrastano le politiche dell’accoglienza.

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