La storica “prima” del Consiglio dell’Unione

La storica “prima” del Consiglio dell’Unione

La prima riunione del Consiglio dell’Unione dei Comuni della Valle del Torbido, un’occasione storica e densa di potenzialità ancora inesplorate, si è svolta in modo contraddittorio e si è “incartata” in pastoie nominalistiche e burocratiche delle quali non si avvertiva affatto il bisogno.

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Il Consiglio dell’Unione, organo assembleare dell’Unione dei Comuni della Valle del Torbido, è costituito da 18 componenti (12 indicati dalle maggioranze consiliari dei singoli comuni e 6 dalle minoranze). Gli altri organi statutari dell’Unione sono la Giunta (costituita dai 6 sindaci) e il Presidente (un sindaco indicato, annualmente e a rotazione, dalla Giunta e a cui si affianca il vicepresidente).

Davanti ad una platea numerosa ed attenta, la riunione parte normalmente con la convalida degli eletti e con la comunicazione del primo presidente dell’Unione scelto dalla Giunta (costituita dai 6 sindaci): a guidare nel suo primo anno di vita l’Unione sarà Totò Longo, Sindaco di Mammola; il vicepresidente, che succederà a Longo nella presidenza secondo quanto già indicato nello statuto approvato dai 6 consigli comunali, sarà il Sindaco di Grotteria Salvatore Leoncini. Per la verità, già sull’elezione del Presidente avvenuta da parte della sola Giunta, si registrano i primi muugugni e le prime osservazioni critiche (vedi intervento del consigliere provinciale, oggi anche consigliere dell’Unione, Vincenzo Loiero).

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Il Consiglio si “incarta” letteralmente sulla questione dei gruppi. Il neo-eletto Presidente Longo, spalleggiato da Pino Vumbaca (Sindaco di San Giovanni di Gerace e, quindi, componente della Giunta dell’Unione), spiega come l’indicazione dei gruppi sia al momento soprattutto un adempimento tecnico prescritto dalla normativa, al punto che i gruppi indicati nella prima riunione dovranno essere considerati meramente provvisori in attesa della revisione dello Statuto a cura di un’apposita commissione consiliare.

Tuttavìa, l’intervento del consigliere Limoncino (Comune di Martone) – che manifesta l’esigenza di costituire un gruppo in rappresentanza del proprio partito d’appartenenza – provoca una lunga serie di interventi (anche inutili o in contrasto aperto fra di loro) che appesantiscono in maniera gratuita la riunione e provocano anche legittima impazienza nel pubblico numeroso e partecipe presente presso la sala consiliare del Comune di Gioiosa Jonica.

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Si passa lentamente da Loiero che propone 3 gruppi da 6 componenti ciascuno e chiede ai partiti di restare fuori dall’Unione a Modafferi (Gioiosa Jonica) che chiede invece sia costituito temporaneamente un gruppo per ogni comune, da Lupis (Grotteria) che reclama la costituzione di un solo gruppo guidato da Sisì Napoli ad Imperitura che – più diplomaticamente – chiede la costituzione di un solo gruppo con la possibilità di dissociarsi da parte di chi volesse far parte di un altro gruppo, da Sisì Napoli che rifiuta l’idea che esista un solo gruppo (“una marmellata indistinta”) a Lorena Ieraci (Mammola) che attacca l’iniziativa di un gruppo di iscritti PD finalizzata a costituire un circolo inter-territoriale incentrato sulle tematiche riguardanti la Valle del Torbido e la sua Unione dei Comuni.

Una vera e propria babele di linguaggi e di prospettive, ottimamente chiosata dall’applauditissimo intervento di Giuseppe Coluccio (Marina di Gioiosa Jonica), intervento che critica la lunga discussione su questioni di scarsa importanza per i cittadini e che chiede di dimostrare la vera essenza dell’Unione nel trattare i ben più rilevanti ultimi punti all’ordine del giorno (Ufficio del Giudice di Pace e situazione socio-sanitaria delle strutture della Valle del Torbido).

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La soluzione finale, raggiunta al termine di 2 ore di discussione, è stata quella di formare 12 gruppi (su 18 componenti complessivi del consiglio): ovvero, 6 gruppi per i 2 consiglieri nominati dalle maggioranze consiliari dei singoli e 6 gruppi con un 1 solo consigliere nominato dalle minoranze dei singoli comuni. Dodici gruppi che, con ogni probabilità, cambieranno ancora dopo la fase di revisione dello statuto, per la quale è stata nominata un’apposita commissione.

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Subito dopo, vi è stata la nomina di una commissione consiliare composta da 9 membri, commissione che si occuperà in maniera specifica della revisione ragionata dello Statuto dell’Unione e proverà a rendere più funzionale e più snello il funzionamento dell’Ente.

A un niente di fatto, almeno per il momento, ha portato la discussione sul Giudice di Pace di Gioiosa, per il mantenimento del quale i comuni dovrebbero farsi carico di una spesa annua di 130mila euro (comprensiva di 3 dipendenti, 2 categoria C e 1 categoria D) relativa al personale che verrà impiegato. Il sindaco di Gioiosa Jonica Salvatore Fuda ha fatto presente che c’è tempo per trovare un’intesa fino al 30 luglio, data entro la quale bisognerebbe comunicare la decisione di mantenere l’ufficio aperto. Le premesse, tuttavìa, non sembrano rosee: i rappresentanti dei comuni hanno puntualmente lamentato la carenza di personale qualificato da distaccare e la cronica situazione economica di difficoltà degli enti locali.

Nel complesso un avvio non dei migliori, tra polemiche e discussioni evitabili. Speriamo si raddrizzi il tiro in futuro: l’Unione dei Comuni è una grande sfida per il futuro, probabilmente la migliore innovazione politico-amministrativa partorita negli ultimi anni a vantaggio del nostro territorio.

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