Mica esistono soltanto Cavallaro e tarantelle!

Non la vittoria (più che attesa) dell’ennessimo scudetto juventino. Nemmeno, o comunque non più di tanto, le condizioni climatiche di una serata primaverile non particolarmente fresca. Forse, ma solo in parte, la ritrosìa piccolo-borghese a non uscire di sera se non nei periodi e nelle date “comandate”. Di certo, un lento decadimento della tensione culturale che attanaglia ed impoverisce la società gioiosana.

Quali che siano state le motivazioni per la misera risposta dei gioiosani allo spettacolo di ieri sera degli “Arangara”, resta un fatto consolidato sui cui sarebbe interessante indagare dal punto di vista sociologico: il grande successo di pubblico dei numerosi epigoni di Cavallaro e dei ripetitivi interpreti di tarantelle varie (anche di quelli che definire musicisti appare una sorta di iperbole), a fronte di una limitata attenzione verso tanta buona musica calabrese che prova ad andare anche oltre la liturgìa del folklore popolare (per fortuna, la musica calabrese – anche quella popolare – è più ampia e più varia della sola riscoperta e riproposizione della tarantella).

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E’ giusto e salutare opporsi alla “dittatura del numero” (ovvero, la ricerca spasmodica di una partecipazione di pubblico che porta ad assecondare i gusti meno ricercati e meno di qualità): ma ci piacerebbe comunque che le belle manifestazioni che si svolgono a Gioiosa Jonica godessero della cornice di pubblico che meritano e che necessitano. Lo abbiamo già indicato qualche settimana fa, all’atto della presentazione del libro dello scrittore palmese Mimmo Gangemi: la Gioiosa che mostra quasi totale indifferenza dinanzi agli eventi culturali – proposti regolarmente presso le sue piazze e i suoi palazzi – non è una bella Gioiosa, non è la Gioiosa che ci piace.

Gli “Arangara” sono un gruppo di musicisti calabresi trapiantati a Bologna e riunitisi artisticamente circa 10 anni fa. La loro commistione stilistica, di ottima fattura, è un mix fra la migliore musica d’autore italiana e la ricca tradizione della musica popolare calabrese. Molto forti sono gli influssi cantautorali (Guccini, De Andrè, Bertoli, ecc.), insieme alla tradizione di cantastorie come Otello Profazio e Ignazio Buttitta. Di ottimo livello anche le collaborazioni artistiche: quella con il grande Francesco Guccini, amico personale del leader del gruppo Gianfranco Riccelli e produttore di “Grazia in punta di piedi”, ultimo cd degli “Arangara”; quella con il cantautore Claudio Lolli, spesso accompagnato in molti dei suo spettacoli in giro per l’Italia; quella, ancora, con lo scrittore e autore televisivo Carlo Lucarelli, insieme al quale gli “Arangara” hanno portato in tour uno spettacolo di teatro-canzone finalizzato alla costruzione di una scuola in Sierra Leone. Tanti, infine, i riconoscimenti ottenuti sin dal 2005 (anno della loro nascita) e le partecipazioni a rassegne musicali e cd collettivi (in particolare, la compilation “Aie d’Italia”, nella quale – ognuno per la sua regione d’appartenenza, insieme ad autori come Teresa De Sio, Van de Sfross, Gineva di Marco, Mau Mau, ecc. – hanno rappresentato la musica calabrese con il brano “Canzuni da zappa”).

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In poche parole, un gruppo di musicisti in grado di esibirsi ai massimi livelli della scena musicale nazionale e di collaborare con la migliore tradizione cantautorale italiana, un gruppo che nello spettacolo gioiosano di ieri sera non ha minimamente tradito le attese offrendo ai presenti (ripetiamo, non così numerosi) un’ora e mezza di musica con la maiuscola. Mischiando canzoni in lingua italiana a liriche in dialetto calabrese, gli “Arangara” hanno usato poche parole e poche formalità da palcoscenico, concentrandosi sulla musica e sulla forza delle canzoni. Davvero coinvolgenti anche alcune riproposizioni: “Fiume Sand Creek” dell’inarrivabile Fabrizio De Andrè, autentico esempio di poesia tramutata in musica; la celebre “Malarazza”, tratta da un testo ottocentesco di un anonimo siciliano, diversamente interpretata nel corso degli anni da cantanti del calibro di Mimmo Modugno, Ginevra di Marco, Carmen Consoli, fino ad arrivare alla versione dei “Mattanza” del compianto artista reggino Mimmo Martino; la struggente “C’era la luna a Portopalo”, canzone che ricorda la strage avvenuta a 20 miglia dalla costa siracusana, 283 morti nella notte di Natale del 1996 mentre cercavano disperatamente di ragiungere le nostre coste.

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Bello anche lo scenario scelto dalla Pro Loco del Presidente Vitetta, ovvero il giardino esterno di Palazzo Amaduri: un luogo ancora da valorizzare ed esaltare, che ottimamente si presta a spettacoli di qualità che richiedono spazi ristretti e concentrazione assoluta. Più che apprezzabile anche la partecipazione, come corista, di Valeria Varano: giovane donna gioiosana, figlia del noto Mario Varano che ha fatto da vero e proprio “contatto” fra Pro Loco e “Arangara” nell’organizzazione della serata.

Durante l’evento, sono intervenuti anche Nicodemo Vitetta (Presidente della Pro Loco, organizzatrice dello spettacolo), che ha voluto celebrare gli “Arangara” con un attestato di partecipazione; Maurizio Zavaglia (Vicesindaco di Gioiosa Jonica), che ha portato i saluti dell’amministrazione comunale e ha salutato pubblicamente la presenza alla serata del Procuratore Lombardo della DDA di Catanzaro.

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La programmazione culturale della Pro Loco, puntualmente supportata dalla locale amministrazione comunale e da noi sostenuta per il coraggio dimostrato nelle scelte, prosegue con il convegno “Donna è” del prossimo 10 Maggio e con “Anime Nere” (conversazione con l’autore Gioacchino Criaco e proiezione del film) in programma sabato 16 Maggio.

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