“Pe’ dittu d’a genti”: il nuovo libro di Tiziano Rossi

“Pe’ dittu d’a genti”: il nuovo libro di Tiziano Rossi

Tiziano Rossi è una personalità molto nota a Gioiosa. Talento poliedrico dal carattere assai difficile – direi quasi ostico e, perciò stesso, di difficile comprensione, Tiziano Rossi è uno dei testimoni più autentici dell’anima popolare e dell’identità storica di Gioiosa, a partire dal riconoscimento del dialetto gioiosano e delle sue espressioni più genuine. La sua è una ricerca continua, a tratti quasi ossessiva, sulla Gioiosa più profonda e più umile, in un percorso intellettuale che ha una sua peculiarità di fondo. Libri di memorie (quelle del popolo e delle sue tradizioni), liriche in dialetto calabrese (usato in maniera molto vitale), ritratti delle personalità di Gioiosa (come nelle sue gustosissime “piccole antologìe”) rappresentazioni teatrali (in questo mese di Giugno, dovrebbe essere rappresentata una sua commedia presso il Teatro Gioiosa), uno spazio web (www.lagrandegioiosa.it): Tiziano Rossi è un innamorato di Gioiosa e dei gioiosani, più che un semplice cultore delle microstorie che hanno costruito e che fortificano l’identità della nostra cittadina.

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La sua ultima fatica letteraria, della quale ha voluto farmi puntuale omaggio, è un piccolo scrigno di storie semplici, testimonianza di quella Gioiosa umile e popolana – fatta di un’umanità dalla ruvida schiettezza personale e sociale –  che Rossi celebra con malcelata nostalgìa. “Pe’ dittu d’a genti”, questo il titolo del suo ultimo libricino, è una raccolta di dicerìe popolari, di memorie più o meno costruite, di modi di dire tipici del dialetto gioiosano. “Pe’ dittu d’a genti”, come l’intercalare tipico dei nostri anziani e del nostro modo antico di esprimerci, un’espressione assai significativa soprattutto perché – come dice Tiziano Rossi nella sua breve introduzione – “liberava il narratore da ogni senso di pettegolezzo e responsabilità”.

Nelle storie popolari e nella memoria genuina di Gioiosa, Rossi si muove con assoluta dimestichezza. Personaggi storici come Giuseppe Garibaldi o il brigante Musolino o ancora il bandito Giuliano; luoghi vari di Gioiosa, dall’Addolorata alle porte Falsa e Barletta, dalla Pineta Rubina al Monastero dei Cafoli; la politica e la comunicazione, con i partiti e i giornali di paese; la musica del complesso bandistico, le processioni religiose che non ci sono più, le attività artigianali e commerciali di un tempo; tanti e svariati personaggi, tutti simbolo e testimonianza di quello che Gioiosa è stata e non sarà più: “Pe’ dittu da genti” ha qualcosa da dire su tutto, passa in rassegna tante microstorie, veri e propri accenni di una fortissima tradizione orale popolare. Il risultato finale è una lettura piacevole, intrisa di malinconìa e di curiosità, una lettura che – soprattutto agli occhi delle giovani generazioni – traccia il quadro di una Gioiosa diversa, unica, a tratti speciale.

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Tiziano Rossi probabilmente non sarà mai un grande letterato o un autore da celebrare in chissà quale convegno: non è certo questa la sua prima ambizione. Tuttavìa, chiunque voglia capire cosa significhi essere gioiosano, chiunque voglia approcciarsi all’identità di Gioiosa, troverà nei suoi libri un grande elemento di supporto e di stimolo: “pe’ dittu d’a genti” e per meriti conseguiti.

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