Un gioiosano all’EXPO di Milano

Un gioiosano all’EXPO di Milano

Lorenzo Alì, 22 anni, gioiosano. Studia Economia Aziendale all’Università della Calabria e al momento sta lavorando all’Expo. Da febbraio a luglio 2014, invece, Lorenzo ha vissuto l’esperienza dell’erasmus a Valencia, in Spagna. Un ragazzo giovanissimo a caccia di avventure per il mondo.
Curiosi di questa sua esperienza, iniziata poco prima di maggio, durante un periodo di formazione che ha permesso a Lorenzo e a molti altri di avere un’idea di come sarebbe stato lavorare in un luogo di 1 milione e 100.000 metri quadrati, abbiamo pensato di porre lui qualche domanda per meglio comprendere cosa sta attualmente facendo in quel di Milano, attraverso dettagli che solo chi trascorre gran parte della propria giornata all’interno dei padiglioni, può fornire. A dispetto dei visitatori fugaci a caccia di selfie.

Il giovane gioiosano Lorenzo Alì

Il giovane gioiosano Lorenzo Alì

– Lorenzo, com’è nata l’idea di fare domanda per lavorare all’expo? Avresti mai creduto di riuscire a passare le “selezioni”?

Mi considero una persona molto estroversa, ma soprattutto vogliosa di conoscere diverse culture e vedere sempre posti nuovi. Mi trovavo a Gioiosa quando ho sentito parlare per la prima volta di offerte di lavoro per l’esposizione universale di Milano; perciò mi sono detto: “Perché non provare a farne parte?”. Ho curiosato molto su internet finché non ho trovato delle offerte di lavoro che facessero al caso mio. Ho inviato la mia candidatura con l’umiltà di un ragazzo ancora alle prese con i propri studi, ma con la speranza di poterne fare parte per intraprendere un’esperienza personale e professionale. Ci sono state diverse fasi di selezioni: dai test pre-selettivi su internet, alle prove di gruppo fino al colloquio individuale.

– In cosa consiste il tuo lavoro all’Expo?

Occupo la posizione di Operatore Grandi Eventi: operativamente sul campo siamo dei Capi Padiglioni, ovvero delle figure con le quali interloquire in termini di problematica. Per qualsiasi problema, emergenza, richiesta e necessità ci siamo noi a garantire al singolo padiglione tutti i tipi di servizi: questo vale sia per il padiglione stesso, sia per garantire un’esperienza piacevole al visitatore.

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– Come si sta dimostrando queste esperienza? Cosa ti sta insegnando?

Questa esperienza si sta dimostrando alquanto costruttiva, sia dal punto di vista personale che professionale. Stare a contatto con diverse lingue e culture è un’opportunità che, a mio parere, non deve essere sprecata. E’ molto bello vedere i diversi Paesi di tutto il mondo interagire tra di loro. Mi ha stupito, per fare un esempio, l’ordine dei Giapponesi e il loro stile, l’arte della preparazione del caffè etiope e la disponibilità degli emiri. Molto bella è, inoltre, la presenza dei cluster: 9 aree tematiche nelle quali molti Paesi in via di sviluppo hanno l’opportunità di mostrare al mondo le loro usanze, le loro tradizioni e i loro alimenti tipici. Nel giro di pochi metri si può passare dal riso tipico del Laos al gelato al cacao di Santo Domingo, dalle spezie della Tanzania alla manioca del Togo. Dal punto di vista professionale, credo sia un’ottima opportunità per potermi inserire nel mondo del lavoro: spesso si lavora in gruppo e ci si relaziona continuamente con altri colleghi per prendere delle decisioni.

– Quali sono le esperienze o gli incontri più particolari o bizzarri che hai vissuto?

Tra le esperienze più particolari mi viene in mente qualche signore scomparso ritrovato dopo poche ore al di fuori di Expo, qualche visitatore che scambia un padiglione per un altro e qualche mio compaesano incontrato per caso! Dal punto di vista culinario, ho assaggiato, tra le tante cose, il tipico couscous tunisino, il caffè arabo, i biscotti cinesi; a breve sarà il turno dell’hamburger di coccodrillo dello Zimbabwe.

– L’expo ha ricevuto parecchie critiche, dalla cattiva organizzazione allo spreco del cibo. Cosa puoi dirci tu che ci lavori all’interno?

Credo che ci sia molta disinformazione a riguardo. Trattandosi di un sito espositivo molto grande e di un evento universale, sia a monte che a valle c’è un’ottima organizzazione per gestire al meglio tutti i settori, dal “waste and cleaning” alla “security”. Basti pensare che la maggior parte dei visitatori rimane estasiata dalla pulizia presente sul sito espositivo.

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– Perché una persona dovrebbe visitare l’Expo?

Innanzitutto per ampliare i propri orizzonti; quale migliore opportunità di Expo?! Per una volta non siamo noi italiani a dover andare in giro per il mondo, a conoscerlo, ma è stato il mondo a venire da noi, con i suoi pregi e i suoi difetti. Infine, è un’occasione imperdibile, considerando l’eccezionalità dell’evento.

Non possiamo che augurare a Lorenzo una piacevole permanenza all’interno di Expo, il quale farà ritorno in Calabria carico, a parte di qualche presumibile chilo in più dopo gli innumerevoli assaggi, di un’esperienza formativa che il giovane è riuscito a cogliere al volo.

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