Antonio e Carmen Calvi: “la nostra Prisdarello”

Antonio e Carmen Calvi: “la nostra Prisdarello”

Prisdarello è una popolosa frazione di Gioiosa Jonica, distadte qualche chilometro dal centro cittadino, vero e proprio coagulo per le altre località immediatamente vicine (Sciondolarica, Pontagliara, Livedace, Castellano, Tarvò, ecc.).

Prisdarello -resti di un antico acquedotto

Prisdarello -resti di un antico acquedotto

Una natura rigogliosa, un’agricoltura ancora semplice e genuina, gente tosta dal grande senso del lavoro: Prisdarello mi accoglie al sole splendente di questo inizio Agosto, con i resti antichi della condotta d’acqua all’ingresso del centro abitato e con il Sindaco Fuda impegnato insieme agli operai comunali nel montaggio del palco per la festa di stasera e domani.

Già, perchè Prisdarello si ritrova e si esalta proprio la prima domenica d’Agosto, quando viene celebrata la Festa di Sant’Antonio, quando un’intera comunità si riscopre realmente tale.

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La mia chiacchierata con Antonio e Carmen Calvi serve proprio a questo: capire – dalla viva voce di due brillanti giovani del luogo – cosa è oggi Prisdarello, l’idea di comunità che vi alberga, il senso della sua Festa, le interazioni con Gioiosa centro, le prospettive future. Antonio e Carmen sono due studenti dall’intelligenza viva, immediatamente palpabile: più pacato e riflessivo lui, studente a Reggio Calabria in Scienze e Tecnologie Alimentari; più trascinante e vivace lei, 25 anni e già laureata in Filologia Moderna, una carriera da insegnante agli inizi.

I fratelli Antonio e Carmen Calvi

I fratelli Antonio e Carmen Calvi

Protagonisti della vita sociale a Prisdarello, chiedo subito loro a che punto è il progetto di un’associazione che aggreghi la popolazione del luogo e ne incanali positivamente le legittime istanze democratiche. “Ci stiamo lavorando” – mi rispondono in coro entrambi “seminiamo nella società per raccogliere al più presto, anche attraverso la futura costituzione formale dell’associazione stessa”. Con in testa il ricordo di Suor Dina, una donna di fede che qualche anno fa seppe agire da potente fattore aggregativo soprattutto per i ragazzi di Prisdarello, con il gruppo dei ragazzi missionari e con le adozioni a distanza. Carmen, me lo ripete un paio di volte, ha uno splendido ricordo di Suor Dina, la considera quasi una sorta di maestra personale.

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La prima domenica d’Agosto, è festa a Prisdarello. Viene celebrato Sant’Antonio, nella chiesetta costruita meno di 20 anni fa e a lui dedicata: era il 1996, gli abitanti di Prisdarello vedevano la prima pietra per la costruzione della chiesetta, un progetto coltivato da tempo e sostenuto economicamente da tutta la popolazione (con un ruolo particolare da parte di Domenico Calvi, il più volte consigliere comunale padre di Antonio e Calvi), un progetto  che vedeva la luce l’8 Dicembre 1997 con la consacrazione del tempio alla presenza del Vescovo S.E. Mons. Bregantini. E, allora, non posso che soffermarmi con i due fratelli Calvi sul senso della Festa, sia dal punto di vista della spiritualità religiosa sia sul piano del potenziale sociale: “è una festa soprattutto religiosa, che deve saper costruire la comunità partendo dal messaggio evangelico”, mi spiega Antonio, con un accento chiaramente critico verso un modo di vivere le feste popolar-religiose che travalica eccessivamente i confini della fede; “è una festa di semplicità, perchè semplice e umile è la nostra Prisdarello; è una festa che ci offre l’opportunità di continuare e migliorare un lavoro di lunga gittata sui bambini e sui giovani, per farli stare insieme e aprirli al mondo” – il punto di vista più specifico di Carmen.

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Già, perchè quella delle giovani generazioni – continuano Antonio e Carmen – è un punto dolente per Prisdarello: poca curiosità intellettuale, poca capacità di distaccarsi da alcuni riti sociali ormai superati e inutili, poca voglia di guardare realmente avanti. L’Associazione, che ha già dato i primi positivi segnali di se stessa con le assemblee pubbliche e con le proteste democratiche per la condizione della strada provinciale o per la situazione dei canaloni, ha anche questa ambizione rivendicata: rompere la cappa della pigrizia e della disillusione, la rassegnazione dinanzi allo status quo, per accrescere il civismo e l’impegno dal basso dei giovani di Prisdarello. Con Carmen che mi ricorda come, ancora qualche anno fa, Prisdarello dimostrava una certa vivacità sociale anche grazie ai centri di aggregazione giovanile nel periodo estivo, presso i quali giungevano da tante frazioni marginali del territorio gioiosano. Con Antonio che mi cita il lavoro con il coro in Chiesa, cui partecipano tanti bambini.

In realtà, in ogni comunità vi è una tensione permanente fra l’ansia di cambiamento e di slancio verso il futuro e la comoda chiusura dentro i propri confini mentali e spaziali. Anche ciavula.it ha già parlato delle micro-identità locali che si contorcono su se stesse e che impediscono ad una comunità ricca e plurale come quella di Gioiosa Jonica di esprimere il pieno del suo ottimo potenziale.

Prisdarello - piccolo anfiteatro

Prisdarello – piccolo anfiteatro

Allora, chiedo ai due giovani Calvi, cosa manca al rapporto fra il centro di Gioiosa Jonica e la sua popolosa borgata di Prisdarello? “Manca un collegamento relazionale, la voglia di scoprirsi reciprocamente” è la risposta puntuale ed immediata di entrambi. “Noi vorremmo far conoscere le bellezze di questo luogo così semplice eppure così ricco, in uno scambio maggiore con Gioiosa Jonica e i gioiosani tutti“, insiste Carmen. “Serve una maggiore presenza del Comune” – la chiosa di Antonio – “anche per marcare la vicinanza e la solidarietà delle pubbliche istituzioni”.

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E’ ora di andare, la nostra chiacchierata si avvia alla conclusione. Non prima di registrare la fugace apparizione di Domenico Calvi (padre di Antonio e Carmen, contesta a ciavula.it il testo di una vecchia “carcarazza”) e non prima di un’ultima domanda. Che e’ la seguente: Antonio e Carmen, pensate di costruire il vostro futuro a Prisdarello e a Gioiosa? “Si, ci piacerebbe continuare a vivere qui, costruire il nostro futuro nella nostra terra. Anche perche’ dobbiamo fare l’associazione e provare a costruire la Prisdarello del futuro”.

Sant’Antonio ci guarda benigno mentre usciamo dalla Chiesa e ci salutiamo ricordando la festa di oggi e domani: ad maiora, Antonio e Carmen! Ad maiora Prisdarello!

PRISDARELLO MANIFESTO FESTA 2015

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