Diritto all’aborto? Non in Calabria…

Diritto all’aborto? Non in Calabria…

Lo statunitense “The New York Times” con un articolo di Gaia Pianigiani, ripubblicato in Italia dal settimanale “Internazionale”, si è occupato del diritto all’aborto garantito dalla legge italiana ma spesso impedito dai medici che seguono i dettami oscurantisti di santa romana chiesa. E in Calabria le statistiche sono impressionanti. Questo l’inizio dell’articolo:

<<Quando Benedetta, 35 anni, ha scoperto, all’undicesima settimana di gravidanza, che il bambino che desiderava “con tutta se stessa” aveva problemi genetici gravi, ha preso una decisione dolorosa e ha chiesto alla ginecologa che l’assisteva da tempo di farla abortire. La dottoressa, però, si è rifiutata, dichiarandosi obiettrice di coscienza. Un rifiuto che ha costretto Benedetta a mettersi alla disperata ricerca di un medico che l’aiutasse.

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In un altro ospedale i medici le hanno consigliato di farsi fare da uno psichiatra un certificato in cui si dichiarava che lei aveva minacciato di uccidersi. In questo modo avrebbe potuto prolungare i termini di interruzione volontaria di gravidanza (ivg), che per la legge italiana non possono superare i primi 90 giorni di gestazione. In un altro ospedale ancora un medico le ha suggerito di aspettare. “Mi ha detto: ‘Il feto è incompatibile con la vita, e molto probabilmente lo perderà comunque, dopo la ventesima settimana’ “. Benedetta, che ha chiesto di non pubblicare il suo cognome per motivi di riservatezza, ha aggiunto: “E’ disumano pretendere che una donna guardi crescere nella sua pancia un essere condannato a morte. Mi sono sentita un contenitore e non un essere umano”.

Dopo una battaglia che le femministe considerano uno spartiacque, in Italia l’interruzione volontaria di gravidanza entro i 90 giorni è legale da quasi quanrant’anni. Se la gravidanza o il parto comportano un serio pericolo per la salute della donna o se sono state accertate gravi anomalie del feto, questo limite di tempo non c’è. Ma non è comunque facile trovare un medico disposto a praticare l’ivg. In Italia il 70% dei ginecologi si dichiara obiettore di coscienza e non esegue questo tipo di intervento per motivi religiosi o personali (e in certe regioni particolarmente conservatrici questa percentuale supera l’80%, soprattutto al sud)>>.

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Secondo i dati della relazione 2015 del Ministero della Salute il record di medici antiabortisti è concentrata in Molise con il 93,3%. La percentuale minima è della Valle d’Aosta con il 13,3%.

La nostra regione, tradizionalmente conservatrice e legata ai riti cristiani e ai peggiori pregiudizi promossi dalla chiesa medievale calabrese, ha una percentuale di medici obiettori del 72,9%.

Lo Stato italiano ha legiferato 40 anni fa sul diritto all’aborto e l’influenza del vaticano sulle coscienze vanifica i diritti.

Mentre continuano le pesanti ingerenze della chiesa negli affari del nostro Stato teoricamente laico credo non serva aggiungere altro se non che Ciavula è un quotidiano che mai si batterà per ridurre i diritti degli esseri umani. Per quello c’è già la chiesa cattolica.

 

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