LA REDAZIONE DI CIAVULA NON SI VERGONA

LA REDAZIONE DI CIAVULA NON SI VERGONA

È sempre la stessa storia. Sempre. Quando si parla di legami tra la Chiesa e la ‘ndrangheta è sempre la stessa storia. Purtroppo. La ragione si offusca, scatta la chiusura al dialogo e al confronto civile. Si negano i fatti e si riempiono di accuse e offese tutti quelli che quei fatti li hanno raccontati o semplicemente riportati perché altri colleghi, più bravi, sono riusciti a carpirli. Fatti che meritano spazio anche sul nostro portale. Citando sempre e ovviamente la fonte e mai spacciandole per nostre. Perché riportare le notizie e i fatti è il nostro lavoro. E come tale merita rispetto. Le offese non le accettiamo. Solo le attività illecite portate avanti dai mafiosi meritano offesa. Ma quelle oneste no. E noi, con tutta onestà, cerchiamo di fare semplicemente il nostro lavoro: raccontare quello che sui territori accade.

Sarebbe fuorviante, ipocrita e scorretto raccontare solo una parte di fatti. Sarebbe immorale scrivere solo di quanto bella, meravigliosa e straordinaria sia questa terra. Perché così non è. Sarebbe immorale negare la capillarità della ‘ndrangheta nel tessuto economico, sociale, culturale e anche e soprattutto religioso di questo territorio. Sarebbe immorale non riportare notizie, che per quanto drammatiche e sconvolgenti, rappresentino uno spaccato di società. Eppure quando si raccontano di altari e ‘ndrangheta scatta il tabù. Immediato e irrazionale. Pur sapendo che non sono fantasie gli inchini ai boss durante le processioni, l’uso ignobile dei simboli religiosi da parte dei capibastone e sodali, i legami tra parroci e picciotti, ecc ecc.

Questa lunga premessa per giungere al nodo centrale: ieri, questo giornale, come tanti altri, ha dato notizia delle rivelazioni del pentito Titta Femia. Secondo il collaboratore di giustizia, la chiesa di Sant’Antonio di Gioiosa Ionica, sarebbe stata costruita, ANCHE con fondi di illecita provenienza.

La notizia, riportava il seguente titolo: “Gioiosa: secondo il pentito “Titta” Femia la ‘ndrangheta avrebbe finanziato la chiesa di Prisdarello”. Notizia apparsa su ilquotidianoweb.it e da noi semplicemente ripresa. Una precisazione per fugare molti dubbi: quando le notizie sono riportate a nome di Ciavula, è perché sono comunicati stampa oppure sono riprese da altre testate giornalistiche. Cosa che ovviamente specifichiamo sempre.

Ciò detto, dopo aver riportato questa notizia, sulla nostra pagina Fb è arrivata una valanga di insulti: «Vergognatevi…. Aiutare un sedicente collaboratore di giustizia a sputtanare un intero territorio è antidemocratico, da stolti ed ignoranti…. Facile buttare fango quando l’altra parte non si può difendere. State aiutando la “giustizia ” ad affossare la nostra terra» o ancora «vergognatevi a dare spazio a queste nefandezze» oppure «Al giornale dico solo: vergognatevi». Ecc ecc.

Come è nostra abitudine non entriamo in polemica sui social. Ognuno è libero di commentare liberamente gli articoli. Ma questa libertà finisce quando si sconfina nelle offese, nella maleducazione e negli insulti. Soprattutto quando riguardano i nostri collaboratori, che altro torto non hanno se non quello di voler raccontare i fatti. Ecco, quelli andrebbero commentati e in caso contestati civilmente e costruttivamente. Non chi li racconta. E ancora una volta succede che il problema non è il problema in quanto tale ma chi il problema lo racconta. Dinamica ormai collaudata ma sempre più chiara e pericolosa. Dinamica che noi rigettiamo completamente. Perché non ci appartiene. Perché siamo assolutamente convinti che i problemi ci sono e sono pure grossi. Ma solo facendoli emergere si possono anche risolvere.

Per questo motivo, questa redazione non si vergogna. Ma proprio per nulla. Gli insulti e le offese pervenute alla nostra attenzione non ci tangono. Non ci sentiamo né stolti, né ignoranti. Ignoranza è ignorare alcune cose. E noi non ignoriamo, mai, l’esistenza dei legami tra la chiesa e la ‘ndrangheta.

La Redazione di Ciavula

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