L’ESPRESSO: SCILIPOTI NELLA MOLENBEEK DELLA ‘NDRANGHETA

L’ESPRESSO: SCILIPOTI NELLA MOLENBEEK DELLA ‘NDRANGHETA

Di Giovanni Tizian, fonte: http://espresso.repubblica.it

Il senatore di Forza Italia a Platì, comune calabrese sciolto due volte per mafia. Dove i cittadini si sono sentiti offesi dalla parole del sottosegretario di Stato Marco Minniti. Colpevole di aver paragonato il radicamento jihadista nella cittadina belga a quello della ‘ndrangheta nel municipio aspromontano.

“Il livello di radicamento del terrorismo jihadista a Molenbeek è come quello della ‘ndrangheta a Platì in Calabria”. L’analisi è del sottosegretario di Stato con delega ai servizi Marco Minniti. Tanto è bastato a scatenare la polemica tra i cittadini e i vecchi politici del paese. Per questo hanno convocato d’urgenza una manifestazione, a tre mesi dalle comunali, nella sala parrocchiale con un un ospite d’eccezione: Domenico Scilipoti.

scilipoti

Domenico Scilipoti

Il senatore siciliano, eletto in Calabria, ha provato, a modo suo, a difendere gli interessi del territorio. Così alla manifestazione ha fatto sentire la sua voce, definendo «infelice» l’uscita di Minniti, aggiungendo poi: «Sono sicuro che non voleva offendere nessuno e che spiegherà le sue parole. Se però l’assemblea lo ritiene opportuno, avvierò un’azione di sindacato ispettivo sulla questione». I presenti, infatti, chiedevano a gran voce persino un’interrogazione sulla vicenda.

Il senatore Scilipoti nel suo discorso ha citato varie volte Gesù, ma mai una volta la parola ‘ndrangheta. Perché?, a Platì esiste la ‘ndrangheta?, verrebbe da chiedersi. La frase del sottosegretario potrebbe sembrare a effetto, denigratoria, ma, putroppo, non lo è. Ragionando sui fatti e non sulle opinioni-emozioni i dati investigativi e giudiziari danno ragione a Minniti. Platì, comune dell’Aspromonte, è una delle centrali della ‘ndrangheta. Vengono da qui i clan più abili nel gestire il narcotraffico a livello internazionale e quelli che hanno messo radici fino in Australia, dove ancora oggi spadroneggiano. Qui sono stati uccisi due sindaci dalle cosche. Questo è il municipio sciolto due volte per mafia e dove alle scorse comunali non si è andato a votare per mancanza di candidati. E sempre qui i latitanti fino a qualche anno fa si nascondevano nel reticolo di bunker costruiti ad hoc per le famiglie del crimine. Infine, sono di Platì i boss che hanno messo le mani sull’hinterland milanese.

Che il controllo del territorio, dunque, sia totale da parte della mafia calabrese è evidente. Così come lo è nel paese belga da parte dei terroristi, dove si sentono protetti dalla rete jihadista. Con la differenza che a Molenbeek i fanatici del Califfato non godono delle complcità politiche della ‘ndrangheta. Quando l’organizzazione mafiosa controlla il territorio vuol dire che gestisce anche il consenso. Cosa che avviene in tutti i comuni ad alta densità mafiosa. Da Sud a Nord. I vari Salah Abdelslam non hanno la copertura politica. Non hanno complici nelle istituzioni. Le ‘ndrine sì. E in questo sono molto più simili all’Is così come lo conosciamo in Siria e Iraq, dove agisce, secondo il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, come un vero è proprio Stato-mafia.

Accostare, quindi, la cittadina belga e il comune dell’Aspromonte potrebbe essere persino riduttivo per descrivere il potere criminale dei clan. Le ‘ndrine, infatti, rispetto ai gruppi jihadisti sparsi in Europa hanno una capacità maggiore di condizionare le nostre vite. Solo che non ce ne accorgiamo. Perché non mettono bombe e non uccidono in maniera eclatante. Distruggono l’ economia e la democrazia in silenzio, senza creare allarme sociale. Ma i primi disastri sono già evidenti, e non da ora: una regione a pezzi; giovani che emigrano; politica terrorizzata, e perciò immobile, quando non complice. Per questo invece di indigarsi per le parole di Minniti, forse è arrivato il momento di ribellarsi alla ‘ndrangheta. Che è ancora viva, fa affari e corrode la libertà.

A Platì a giugno si voterà. Dopo che le scorse comunali sono saltate per mancanda di candidati. Il municipio siolto due volte per mafia, aspetta una ventata di democrazia. Annarita Leonardi, che nulla c’entra con Platì, ha deciso di candidarsi. Lei è una trentenne di Reggio Calabria, renziana e pronta al sacrificio per un comune che fino a pochi mesi fa conosceva appena. Ha buone possibilità, ma dovrà vedersela probabilmente con una vecchio volpone della politica locale di Platì:  Francesco Mittica, ex sindaco di Platì, la cui amministrazione è stata sciolta per infiltrazioni mafiose. Ancora lui, insomma, per rinnovare la molenbeek della ‘ndrangheta. Dove tutto scorre come prima, nonostante la visita di Scilipoti. Perché i clan a Platì amministrano senza bisogno di elezioni. Comandano, semplicemente.

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