‘NDRANGHETA: SONO ARRIVATI I PRIMI CALCI IN CULO

‘NDRANGHETA: SONO ARRIVATI I PRIMI CALCI IN CULO

Lo chiedevamo da tempo. E finalmente le risposte dello Stato sono arrivate. Ferme e decise, come questa redazione e tutti i cittadini onesti di Calabria attendevano con ansia e speranza.

Tanti sono stati gli attacchi alla democrazia calabrese negli ultimi mesi. E allo Stato. Troppi. E tali da diventare insostenibili e intollerabili. Asfissianti. Notizia di pochi giorni fa l’ennesima intimidazione al Sindaco di Polistena Michele Tripodi e l’ennesimo atto criminale nei confronti del Sindaco di Sant’Ilario Pasquale Brizzi. A loro, incondizionata, va la nostra vicinanza e la nostra solidarietà.

Ma la cosa che ci preme sottolineare è che questo lembo di territorio insanguinato e morente, aveva bisogno urgente non solo di medicazioni. Ma anche e soprattutto della rimozione chirurgica delle metastasi che lo stanno uccidendo.

In questi giorni, tanti sono stati gli interventi contro il cancro. Contro la bestia. Contro la ‘ndrangheta. Ieri ne hanno arrestati 34. Le accuse dovranno essere dimostrate in Tribunale, ma se così fosse, vorrebbe dire che una parte di territorio sarà stata liberata dalla cappa opprimente dell’usura realizzata attraverso i classici metodi ‘ndranghetistici.

L’altro ieri, a Fiumicino, è stato acchiappato e sbattuto in carcere il narcos santulucotu Antonio Vottari, latitante da 5 anni ed esponente di spicco della ‘ndrina di San Luca. Della Mamma, come la chiamano i pungiuti.

Stamattina poi sono stati arrestati Raschillà Francesco e Modafferi Raimondo Salvatore, entrambi di Africo, rispettivamente mandante ed esecutore dell’agguato in pieno centro a Sant’Agata del Bianco che ha gambizzato Stefano Nicita, colpevole di non aver saldato un debito di 190 euro.  

E giornalmente ci arrivano notizie di rastrellamenti, controlli del territorio, denunce, fermi, sequestri di armi e di droga. Che per me, per noi, rappresentano i veri calci in culo ai criminali. Ai mafiosi. E per questo non possiamo non esprimere gratitudine e riconoscimento alle Forze dell’Ordine e alla Magistratura tutta. A loro va il nostro invito, anzi la nostra preghiera a continuare con sempre maggiore forza e decisione l’azione contro la malapianta. Ma senza dimenticare il passato. E gli omicidi passati. Sono in tanti ancora quelli che aspettano giustizia. A partire dal delitto atroce di Massimiliano Carbone a Locri. Gli assassini di quel ragazzo sono ancora ignoti e di conseguenza liberi. Il loro posto è in carcere. A marcire.

Qualche tempo fa un amico, parlando di quello che stava capitando, mi disse: gutta cavat lapidem. La goccia scaverà la pietra. E così dovrà essere. Ma così sarà solo se al piede che tirerà i futuri calci in culo alla ‘ndrangheta ci sarà una scarpa dura e resistente di coscienza civile e rigetto totale e completo non solo ai mafiosi, ma anche e soprattutto alla mafiosità dei comportamenti che spadroneggia dalle nostre parti.

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