Gioiosa Jonica: il pentito Massimo Femia svela nuovi dettagli sull’inchiesta “Santa Fè”

Gioiosa Jonica: il pentito Massimo Femia svela nuovi dettagli sull’inchiesta “Santa Fè”

Una nuova spinta alle indagini che portarono, nel giugno dello scorso anno, alla maxioperazione denominata “Santa Fé” starebbe arrivando in questi ultimi mesi dal collaboratore di giustizia Massimo Femia, cognato di Antonio detto ‘Titta’. L’operazione aveva stroncato un’organizzazione criminale dedita al narcotraffico internazionale. Un sodalizio che aveva le sue radici in Calabria ma con importanti ramificazioni a livello nazionale e internazionale. In tutto erano stati 34 gli arresti in Italia, 4 quelli effettuati in Spagna. In carcere finirono i boss delle cosche Pesce di Rosarno e Alvaro di Sinopoli, padroni della Piana di Gioia Tauro. Ma anche gli Aquino-Coluccio di Marina di Gioiosa Jonica. L’inchiesta delle fiamme gialle aveva consentito ai pm di dimostrare alleanze e collaborazioni tra la ‘ndrangheta della Locride e quella dell’area tirrenica. Tutti insieme facevano affari con la cocaina del sudamerica. Fiumi di polvere bianca che viaggiava all’interno dei container e sulle barche a vela.
soldi
Oggi, stando a quanto emerso dalle trascrizioni dell’interrogatorio di Massimo Femia, si apprende che quelle partite di droga sarebbero state pagate con versamenti di denaro per mezzo delle agenzie internazionali di servizi finanziari. Dalle carte di “Santa Fé”, inoltre, sarebbero emerse una trentina di ricevute di trasferimento di denaro dall’Italia all’estero. Documentazione che, il 39enne di Gioiosa Jonica ha spiegato al pm Luca Miceli, gli era stata consegnata al fine di nasconderla dallo stesso cognato Antonio. 
“Santa Fé” prende le mosse dall’inchiesta “Buongustaio”, sempre coordinata dal procuratore aggiunto Nicola Gratteri, e si inserisce in una più ampia indagine della Dea americana nell’ambito della quale era emerso che i fornitori di cocaina erano gli stessi delle famiglie mafiose calabresi, le uniche che godono della più totale fiducia da parte dei narcos colombiani. 
(Fonte www.telemia.it)
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