“Tornare alla terra”:il messaggio del “ribelle meridiano” G. Bagnato al Salone del libro

“Tornare alla terra”:il messaggio del “ribelle meridiano” G. Bagnato al Salone del libro

XXIX SALONE DEL LIBRO DI TORINO: Tornare alla terra. Questo il messaggio del ribelle meridiano Giuseppe Bagnato.

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Tornare alla terra. È questa la colonna portante della letteratura di Giuseppe Bagnato, “Il ribelle meridiano” autore dei romanzi “Moira” e “Ozz” presentati da Disoblio Edizioni domenica 15 maggio, presso lo Spazio Incontri dello stand istituzionale della Regione Calabria, in occasione del XXIX Salone Internazionale del Libro, che si è svolto dal 12 al 16 maggio al Lingotto Fiere di Torino.

Inaugurato dall’editore Salvatore Bellantone, l’incontro si è aperto con la lettura del monologo “Benvenuti in Calabria” (vedi sotto), da parte dell’autore, accompagnato dagli arpeggi del musicista Carmelo Morabito, voce dei Southern Gentleman League, scritto e musicato per dare appunto il “benvenuto” nello stand della Regione Calabria, con le parole, la musica e le suggestioni che soltanto la Calabria riesce a dare.

Dopodiché, intervallato dai brani di Carmelo Morabito, “Ciccio e Moira” e “Appuntamento con il gigante buono” ispirati ai romanzi, conversando con l’editore, Giuseppe Bagnato ha sottolineato come il tornare alla terra sia da intendere come un ritorno alle origini, alle fondamenta di un rapporto uomo-natura ormai cancellato da una società in caduta libera dentro il nero baratro di una degenerazione spersonalizzante e artificiosa a un tempo, causata dal capitalismo, dalla mercificazione generale e dall’accelerazione continua cui tutto è soggetto.

Col suo animo asfaltato al pari delle strade che lo separato dalla, (in)civile, illuso dalle stesse rappresentazioni fittizie di sé che condivide con la sua tecnologia e le sue app, l’essere umano è convinto di essere il centro del mondo, il vincitore, l’unico degno di nota nel diario dell’esistenza e invece, a ben vedere, è solo. Solo con le sue follie, con le sue schiavitù, con la sua stessa voglia sfrenata di raggiungere maggiore successo, denaro e potere, continua a degenerare, a perdersi, a trasformarsi inconsapevolmente in quel pezzo ripetitivo e intercambiabile e usa e getta su cui si fonda il dominio mondiale della società contemporanea.

Occorre invece – ha chiarito il contadino-scrittore Giuseppe Bagnato, dialogando con l’editore Salvatore Bellantone – fare allo stesso modo del protagonista di Moira, e cioè allontanarsi dalla monotonia cittadina e gradualmente, in viaggio, avvicinarsi alla novità naturale, contadina, terrestre; occorre sedere sul ramo-poltrona e guardare se stessi e la società da un’altra prospettiva, per accorgersi dell’insensatezza della vita urbana, isolata dal resto dell’esistente. Qui si scopre un’altra solitudine, quella interiore, paradossalmente collegata con fili invisibili al tutto, e in particolar modo alla terra, alla Grande Madre che insegna l’illusorietà del tempo cronologico, su cui si basa la vita cittadina, e la verità del tempo cairologico, in seno al quale l’intero esistente ruota.

Un tempo dell’occasione, quest’ultimo, grazie al quale ogni cosa naturale parla e ci insegna l’armonia che regge l’universo e la dipendenza dell’essere umano dalla natura, dalla quale può trarre i frutti per il proprio sostentamento e gli insegnamenti per la propria vita autentica.

È nella sintonia con la natura, come si evince dal romanzo Moira, che è possibile scorgere il velo di pregiudizi, convenzioni e schemi fallaci che coprono i nostri occhi, quegli stessi occhi che non usiamo più per incontrare quelli degli altri ma soltanto per vedere narcisisticamente noi stessi in qualsiasi altra cosa, sia quest’ultima un essere vivente, un fatto o il profilo di un social network.

Nella vita contadina si comprende quanto l’uomo sia strettamente dipendente dalla natura, dalle sue decisioni, dai suoi tempi e dalle sue stagioni annuali, atmosferiche e universali e ci si rende conto quanto false siano le dipendenze “insegnate” dalla società, siano queste ultime legate alle droghe, agli alcolici, al gioco d’azzardo, al sesso, allo sport o qualsiasi altra dimensione sociale impiegata per controllare le masse, le ricchezze e consentire a pochissimi, capitalizzando e attraverso le mode, di determinare la vita collettiva, come narrato nel romanzo Ozz.

L’unica dipendenza a cui tutti dovremmo avvezzi – ha detto il ribelle meridiano Giuseppe Bagnato – è il confronto con l’altro, sia quest’ultimo una persona, un animale, una pianta, un’idea o qualsiasi altra cosa esista. Con il confronto con l’altro si ha la possibilità di scoprire la propria unicità nella poliedricità delle sfumature del proprio essere e di comprendere lo stretto legame che ognuno di noi ha con il singolo elemento ed evento facenti parte di questo mondo, del quale occorre avere cura per poter imparare, di nuovo, ad avere cura di sé.

Recitato infine il monologo “Immaginate”, sulle note della chitarra di Carmelo Morabito, Giuseppe Bagnato ha acceso la lanterna della Disoblio, portatrice della luce della conoscenza, e, richiamandosi al tema “Visioni” della XXIX Edizione del Salone del Libro, ha spiegato come il sogno di una pianeta in cui tutte le civiltà convivano in pace e in armonia con il tutto, dipenda soltanto da una sfida, vale a dire: tornare a guardarsi negli occhi e tornare alla terra.

BENVENUTI


Benvenuti nella nostra terra;
terra di briganti per alcuni,
di eroi e rivoluzionari per altri …
Benvenuti nella terra degli ulivi e del bergamotto,
nella terra in cui ogni pietra, alito di vento
o onda del mare, parla di Pitagora,
Campanella e dei Bronzi di Riace.
Benvenuti nella terra in cui è nato il nome Italia,
la cui bellezza quando arrivi
ti ammalia come il canto delle Sirene di Omero,
e ti strugge il cuore, quando parti,
sperando di poterci tornare.
Benvenuto africano, russo e orientale
nella terra dai due volti e dai due Mari,
che ti accoglie come Madre
tra le sue acque di smeraldo
e ti saluta con lacrime al chiar di luna,
com’è accaduto ai suoi figli partiti
per abbracciare l’indipendenza e la liberazione.
Terra rigogliosa,
di verde selvaggio e di montagne impenetrabili,
simili al pregiudizio di chi non l’ha ancora scoperte.
Terra inerte,
simile al deserto che è nel cuore di chi l’abita,
dimentico del passato e insicuro del futuro.
Terra di taranta, si,
ma anche di arte, medicina, scienza e filosofia,
risorse ancora vive per quei lottatori,
che non s’arrendono al crimine che ha le armi,
e neanche a quello che ha le tecnologie, banche e poltrone.
Benvenuti nel Cuore del Mondo!
Nella Terra dov’è nata la Civiltà,
dove Atena continua a brandire scudo e lancia
per dare al Popolo quello che ancora non ha:
la giustizia, la libertà e la dignità.
Benvenuti in Calabria!!!!

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