Migrante ucciso a Rosarno: dubbi sulla dinamica

Migrante ucciso a Rosarno: dubbi sulla dinamica

Fonte: http://www.huffingtonpost.it/2016/06/08/rosarno-migrante-morto_n_10351624.html?utm_hp_ref=italy

di Laura Eduati

Allarmante situazione braccianti migranti a Rosarno

Una banale lite per una sigaretta è costata la vita a un bracciante del Mali che viveva nella tendopoli tra Rosarno e San Ferdinando, un inferno di baracche e disperazione che attualmente ospita 500 stranieri impiegati per la raccolta degli ortaggi nella Piana di Gioia Tauro.

A ucciderlo è stato un carabiniere che insieme a cinque colleghi tra militari e poliziotti era accorso per sedare la rissa. La versione dell’Arma e della Procura di Palmi sulla dinamica dei fatti è sostanzialmente identica a quella fornita dai braccianti che dicono di essere i testimoni oculari della tragedia, tranne per un particolare: secondo le forze dell’ordine la vittima ha aggredito il carabiniere con un coltello da cucina, mentre i ragazzi della tendopoli assicurano che quel coltello non c’era e che la vittima ha scagliato un grosso oggetto di ferro in direzione dell’appuntato, colpendolo al volto e causandogli una profonda ferita.

A quel punto il militare ha puntato la pistola contro il migrante e ha fatto fuoco. Colpito all’addome, il ventisettenne Sekine Traoré è stato portato urgentemente all’ospedale di Polistena dove è morto. “Era un ragazzo con problemi di instabilità mentale, beveva e aveva comportamenti aggressivi”, ha spiegato all’HuffPost il sacerdote che frequenta la baraccopoli abbandonata a se stessa, don Roberto Meduri.

E anche mercoledì mattina il giovane maliano ha trovato un motivo per litigare, questa volta con un bracciante del Burkina Faso che non voleva cedergli la sua mezza sigaretta. “Fammela finire”, insisteva Traoré che all’ennesimo rifiuto ha brandito un coltello da cucina con il bordo seghettato e ha ferito l’altro al braccio.

A quel punto, raccontano i migranti africani ai volontari della ong Medu, qualcuno nella tendopoli ha chiamato i carabinieri. “Sono arrivati in sei”, dicono le testimonianze raccolte dall’HuffPost. “Gli agenti hanno raggiunto Traoré che non voleva uscire dalla sua baracca perché sapeva che lo avrebbero arrestato. Abbiamo tentato di aiutare i carabinieri prima a calmarlo e poi a immobilizzarlo ma non ci siamo riusciti”. Questione di attimi. Il giovane braccato lancia quello che i braccianti indicano come “un grosso pezzo di ferro” contro Antonino Catalano, che rimane ferito alla tempia. Il militare allora prende la pistola e fa fuoco, colpendolo mortalmente al ventre.

Auto dei carabinieri

Per l’Arma dei carabinieri e la procura di Palmi, invece, il ragazzo impugnava un coltello con il quale ha ferito al volto il carabiniere che poi ha sparato. Non solo: dopo averlo ferito una prima volta all’occhio, Traoré secondo gli inquirenti stava aggredendo una seconda volta il militare che per difendersi ha sparato un colpo.

“Non è vero che aveva un coltello quando sono arrivati i carabinieri”, assicurano i giovani braccianti. “Il coltello l’aveva usato per fare del male al ragazzo con il quale ha litigato”. Secondo don Roberto Meduri, alcuni ragazzi sono rimasti feriti dal coltello quando hanno cercato di calmare Traoré.

“Il carabiniere che ha ucciso l’immigrato dovrà essere iscritto nel registro degli indagati come atto dovuto a garanzia dei diritti della difesa, in relazione all’autopsia che sarà eseguita sul corpo della vittima, ma il quadro che si delinea é di una legittima difesa da parte del militare” dichiara il procuratore della Repubblica di Palmi, Ottavio Sferlazza.

A Catalano sono stati applicati cinque punti di sutura al viso all’ospedale di Gioia Tauro. Gli altri cinque carabinieri e poliziotti risultano feriti.

Matteo Salvini interviene sul fatto: “Nella tendopoli di San Ferdinando (Reggio Calabria) un immigrato ha accoltellato un Carabiniere che si è difeso, sparando. L’immigrato, purtroppo, è morto. Un abbraccio al Carabiniere, che spero non passi dei guai”, scrive su Facebook.

Dello stesso tenore un messaggio di Ignazio La Russa che solidarizza con il ferito mentre per il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli “la tragedia avvenuta oggi nella baraccopoli di Rosarno peserà sulle coscienze di chi, al governo, come Renzi e Alfano, ha accettato e voluto questa immigrazione incontrollata, saturando le poche strutture disponibili e creando delle polveriere sociali ed etniche dove, era prevedibile, alla fine ci sarebbe scappato il morto, come infatti è successo”.

Il 3 giugno nelle campagne di Rosarno era stato trovato il corpo di un migrante africano.

La tendopoli di San Ferdinando accoglie circa 500 migranti, molti regolari, che raccolgono frutta e verdura nelle aziende agricole. A febbraio il prefetto di Reggio Calabria aveva firmato un protocollo per bonificare la zona e trovare una sistemazione diversa ai braccianti stranieri. Ma la situazione è rimasta identica e chi si occupa quotidianamente dei braccianti racconta che il disagio nella baraccopoli sfocia spesso in risse, comportamenti autolesionistici e problemi di natura mentale. Come forse è accaduto anche al ragazzo ucciso mercoledì mattina.

Intanto alla tendopoli il clima è di stupore ed amarezza. “Abbiamo chiamato i carabinieri per evitare che un problema piccolo diventasse un grande problema, e invece in sei non sono riusciti nemmeno ad arrestare una persona. Cosa succederà la prossima volta che avremo bisogno di loro?”.

CATEGORIES
TAGS
Share This