Accordo ‘ndrangheta – Isis

Accordo ‘ndrangheta – Isis

archeologia acropoli

Un asse che collega la Libia alla Calabria, arte antica in cambio di armi. E’ un reportage de La Stampa, firmato da Domenico Quirico, a svelare l’ esistenza di un collegamento tra l’ Isis e la ‘ndrangheta. Crocevia degli affari illeciti è Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria e sede di uno dei principali porti italiani. A Gioia Tauro c’è la base di smistamento dei reperti archeologici che l’ Isis ha saccheggiato in Libia e nel vicino Oriente: la testa di una statua razziata costa 60mila euro.

Quirico, che ha incontrato un venditore trafficante, spiega che le armi “arrivano dalla Moldavia e dall’Ucraina attraverso la mafia russa”. Poi entrano in campo i mediatori e i venditori che appartengono alle famiglie della ‘ndrangheta di Lamezia e alla camorra campana. Il trasporto dei reperti “è assicurato dalla criminalità cinese con le loro innumerevoli navi e container”.

Il reportage de La Stampa spiega come si sviluppa il rapporto tra l’ Isis e la ‘ndrangheta.

“Fino a poco tempo fa gli acquirenti erano americani, musei e privati. Quando hanno scoperto che i soldi servivano a comprare armi per l’ Isis gli americani hanno bloccato tutto. Ora i clienti sono in Russia, Cina, Giappone, Emirati”.

Dietro questa alleanza tra il Califfato e la criminalità organizzata calabrese si cela anche la pista del Kgb.

“Il traffico dei reperti sarebbe in realtà diretto dai Servizi russi, eredi del Kgb. Un altro indizio che si legherebbe, nell’organigramma del crimine, a quelli dei ceceni e degli uzbechi di cui ci sono prove siano passati per campi di addestramento russi, diventati poi comandanti di formazioni jihadiste. O la presenza tra i fondatori dell’ Isis di alti ufficiali del dissolto esercito di Saddam Hussein addestrati dai sovietici”.

Fonte: huffingtonpost.it

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