Negoziante gay insidiava cognato del boss. Il clan ordinò di ucciderlo

Negoziante gay insidiava cognato del boss. Il clan ordinò di ucciderlo

Fonte: www.ilmattino.it

«Aveva solo 33 anni ed era uno dei negozianti più in vista di Gioia Tauro e fu ucciso senza pietà da due sicari, nel 1990, in uno dei retro bottega dei suoi esercizi. La colpa? Intrattenere – secondo quanto rivelato successivamente dal pentito Annunziato Raso – una presunta relazione con tale Gaetano Mazzitelli, esponente di una famiglia di ‘Ndrangheta , imparentata con il ferocissimo clan Mole». A raccontarlo è il sostituto procuratore Roberto Di Palma che fa luce sui retroscena di uno dei più crudeli omicidi ordinati dalla mafia calabrese in una intervista.carabinieri

«Caristena – aggiunge Di Palma – non solo aveva avuto la colpa di avere avuto una presunta tresca col cognato del boss ma, secondo le risultanze processuali, aveva in contemporanea anche una relazione con la di lui sorella, dal nome Donatella che si era innamorata follemente di lui al punto che tra i due si parlava di possibile matrimonio .. Un triangolo esplosivo ed inaccettabile per il mondo della ‘ndrangheta e per la potentissima cosca dei Molé che decise di farlo fuori. «I Molè, erano allora uno dei clan più potenti e sanguinari della Piana di Gioia Tauro, . continua Di Palma – con interessi di rilievo nel traffici illeciti che passano dal porto della città tirrenica. Allora come oggi, l’omosessualità per i clan era tabù – spiega Di Palma – Solo l’idea che un gay potesse avere rapporti certe famiglie suscitava scandalo. Caristena, in più, aveva convissuto con un uomo che poi morì per alcune complicanze, risultando positivo
all’Hiv. Per tale ragione, si diffuse la voce in città che lui fosse gay. Per i clan solo l’idea che un omosessuale potesse introdursi in una famiglia di ‘Ndrangheta non era accettabile. Per Caristena non ci fu nessuna pietà». E infatti venne ucciso da due killer, uno dei quali era Girolamo Molé. «Il tema è ancora oggi assolutamente tabù per la ‘Ndrangheta – aggiunge Di Palma – e un gay non solo non verrebbe mai affiliato ma creerebbe seri problemi di reputazione al Clan».

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